Dall'aria che tira, sembrerebbe proprio che stia arrivando la primavera. Pur nelle repentine ricadute sotto lo zero, venticelli sbarazzini scompigliano le rosse chiome della Brambilla, svegliano il doge Galan, fanno piacevolmente accapponare la pelle alla Prestigiacomo, strapazzano il sole che ride su e giù per lo stivale, preannunciando una stagione che fa chiari accenni a climi migliori. Un'aria che comincia a dare segni benauguranti, da accogliere con sorpresa mista a speranza.
Il più gradito, come segno, è che - tirato per la giacca, e forse in vista di una plausibile alternanza al dicastero – il Ministro Galan ha battuto un colpo deciso. Anzi due. Ha convocato dal porto delle nebbie il Comitato tecnico venatorio (presiedendolo anche in prima persona), vi ha nominato come suo alter ego Luciano Rossi, il princeps del Coordinamento dei parlamentari amici della caccia della pesca e del tiro, insieme alla bresciana Beccalossi, sempre attenta in Regione ai problemi faunistici venatori, e soprattutto ha invitato tutti a darsi da fare, a non perdersi in chiacchiere ma ad affrontare argomenti e problemi specifici, nell'interesse generale.
Primo argomento, lo storno. Luciano Rossi vuole accelerare l'iter governativo per il suo inserimento nell'elenco delle specie cacciabili. Sostenendo la richiesta anche con un documento appena sfornato dall'Ispra, da cui si dovrebbe evincere quello che tutti i cacciatori sanno da sempre. E cioè che lo storno in Italia non soffre di alcun problema, anzi gode di ottima salute, è abbondante e soprattutto fa ingenti danni. Una risposta e un'apertura vibratamente caldeggiate da tutte le regioni italiane, sommerse da richieste di risarcimenti per danni a frutteti, oliveti, coltivi. In Toscana, ad esempio, si susseguono al riguardo le prese di posizione delle amministrazioni locali. Ultima in ordine di tempo quella dell'amministrazione provinciale di Pistoia, che all'unanimità ha invitato Regione e Governo a prendere immediati provvedimenti. Seguita a ruota dalle amministrazioni di gran parte dei Comuni della zona (seppure qua e là - in stridente contraddizione - siano emersi i soliti minoritari mal di pancia vetero - ambientalisti di qualche nostalgico sessantottino).
Ma i bocconcini di primavera non finiscono qui.
Alle solite querimonie anticaccia della Sveva Sagramola, dominus non più incontrastato di “Geo&Geo” (tutti i pomeriggi su Rai3), si assiste a una crescita di consensi per la precedente e collegata “Cose dell'altro Geo”, guidata con verve ed equilibrio da Massimiliano Ossini, che spesso - senza parlare esplicitamente di caccia - mette in evidenza valori e qualità di un diverso approccio ai problemi naturalistici e ambientali, evidenziando ogni tanto anche l'impegno e l'esperienza dei cacciatori. E forse è così che - senza ostentazione, per vie non esplicite - si può meglio riuscire a far conoscere i vantaggi che il nostro mondo è in grado di apportare all'ambiente, alla fauna, al territorio. Compresi quelli di una cultura che sta alla radice del nostro saper vivere.
Sembra l'abbia capito - e questa è un'altra piacevole sorpresa - anche Elisa Isoardi, la conduttrice di Linea Verde che ha preso il posto dello stesso Ossini. In una delle ultime puntate, l'Elisa è andata a trovare Andrea Bocelli, a Laiatico, Pisa, dove il famoso tenore insieme al fratello e alla famiglia continua a condurre l'azienda agricola di famiglia, producendo olio e vino di qualità. Alla fine della visita, la Isoardi è entrata nella cucina della fattoria dove la cognata e la mamma di Bocelli avevano preparato i piatti che piacciono di più al cantante. E non ha fatto una piega quando Bocelli l'ha invitata ad assaggiare un prelibato bocconcino di cinghiale in umido, “cacciato dai cacciatori del posto” . Anzi, con eleganza e con malcelata soddisfazione, la giovane gourmet (ricordate? Sostituiva la Clerici a “La prova del Cuoco”) non se l'è fatto dire due volte, commentando invece che queste pietanze, queste atmosfere gli ricordano le sue campagne friulane, dove è cresciuta con i piedi fortemente radicati alla terra.
Spaccati di televisione così fanno meglio alla caccia di qualsiasi campagna pubblicitaria, perchè danno l'idea di come è possibile far capire la nostra cultura, se la si propone nel suo contesto più naturale. Fra persone vere, sincere, genuine, in ambienti le cui atmosfere sono ignote alla gente di città, che tuttavia orienta con la sua visione metropolitana anche l'opinione sulle cose della campagna.
Godiamoci dunque questi primi venticelli e speriamo che portino alla primavera, quella vera. E' tanto tempo che l'aspettiamo.
V. R.