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Editoriale

QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO


lunedì 20 maggio 2019
    



Siamo ancora giovani. Anche noi. Noi che come minimo siamo sugli anta. Ho letto con grande interesse, quasi con commozione, il recentissimo riappello ai giovani apparso su queste pagine.
 
Condivisibile in tutto e per tutto. Credo per questo che sia importante tornare sull'argomento, perchè quei giovani che vorremmo fra le nostre file possano immedesimarsi meglio nel ruolo. E' vero, abbiamo bisogno di nuovi ideali e di nuove competenze. Come dire: uno sguardo convinto verso il futuro. In questi ultimi cinquant'anni tutto è cambiato. Il nuovo che avanza richiede entusiasmo, capacità di vedere lontano, muoversi con competenza nella complessità, credere in se stessi. Sognare. Più o meno, pur in situazioni completamente diverse, quello a cui aspiravamo noi, allora, quando decidemmo, forse inconsapevolmente, che la caccia sarebbe stata una delle ragioni della nostra vita. Forse inconsapevolmente, perchè padre, zio, nonno, bisnonno, vicini di casa, erano solitamente cacciatori. Si cresceva, noi, in quell'ambiente, fin da piccoli. Soprattutto chi stava in campagna. Anche perchè, per andare a caccia, bastava girare l'angolo e c'eri subito.
 
L'esperienza, che diventava presto competenza, te la facevi ovunque, giorno per giorno. Nel borgo, nel rione, in piazza, nel vicolo, si respirava quella magica atmosfera. Dal barbiere era l'argomento clou, intercalato fra le accese dispute sul calcio, a volte sulla politica. Il macellaio, il verduraio, nei tempi giusti esponevano selvaggina. Non pochi nella cerchia integravano il modesto reddito facendo il cacciatore di mestiere. In Maremma, ma anche altrove,  ce n'era una bella scelta. Il civettaio per le allodole, il canaio per il cinghiale, l'uccellaio per i tanti capannisti, il piccionaio per i colombi. I provetti cacciatori di montagna, come i padulani. Gli allevatori di cani da ferma e di quelli da seguita. Noi bambini, curiosi per condizione, imparavamo tutto prima del tempo. Quelle erano le attività in cui ci trovavamo immersi. Quando non c'era la scuola, alcuni anche prima e dopo l'ora di scuola, s'accompagnava il babbo o il nonno e - sotto stretta sorveglianza - ci poteva capitare anche di dare prova di una precoce maestria. I molti deliziosi bozzetti degli illustratori di allora, Lemmi e Norfini su tutti, sono lì, nelle vecchie riviste,  a ricordarcelo. Chi frequenta le fiere della caccia trova ancora sulle bancarelle molti libri del tempo, racconti, saggi, manuali, antologie su cui ci siamo formati, e  che dannoa l'idea di come fosse diverso quel mondo da quello di oggi. Ugolini, Niccolini, Cantalamessa, Barisoni, Ghidini, Noghera, Colombo, Zammarano,  Mazzotti, Pieroni, Garavini, Gramignani, Celano, Lupi, Quadri, Armani, Fioravanti, Bardelli, Nobile. Furono loro i cantori di quella stagione. Rigoni Stern, Gianni Brera, Cibotto,  Ortega, Hemingway, Ruark, su altri livelli letterari. E non mancavano i poeti, quelli dell'Olimpo,  Carducci (Gira su' ceppi accesi/lo spiedo scoppiettando:/sta il cacciator fischiando/su l'uscio a rimirar/tra le rossastre nubi/ stormi d'uccelli neri....),  Pascoli (...Ma i tordi ancor non calano, e non sento/se non il fischio delle ballerine/seguire il solco dell’aratro lento;),  Leopardi (...Odi per lo sereno un suon di squilla,/Odi spesso un tonar di ferree canne,/Che rimbomba lontan di villa in villa./Tutta vestita a festa/La gioventù del loco/Lascia le case, e per le vie si spande;/E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.), che la evocarono, la caccia, come parte viva di quel contesto sociale e culturale. Retaggio ancestrale di un modo di vivere radicato nei millenni. Omero, Senofonte, Lucrezio, Virgilio, e mille anni dopo Federico II e ancora poi Lorenzo il Magnifico, ne furono tutti intrisi, naturalisti ed ambientalisti  ante litteram. Il termine greco "eco" è la radice comune di ambiente, casa, economia. Che racchiude in sè le ragioni della nostra esistenza. A cui si ispirarono quell'Henry Thoreau, primo ambientalista moderno, e quell'Aldo Leupold, architravi di un modello di sviluppo che non trova contraddizioni fra tutela del patrimonio naturale e caccia correttamente intesa. Alla maniera degli antichi, alla maniera dei pellirossa, o agli aborigeni australiani come ai pigmei, convinti di questo indissolubile legame, contrariamente a quanto predicano questi profeti di sventura che sbraitano sotto insegne evocative di un ecologismo foraggiato dai peggiori inquinatori del contemporaneo.
 
Cosa voglio dire con questo. Voglio dire che mentre per noi tutto era facile, direi quasi automatico, per i giovani di oggi occorre davvero passione, ma soprattutto è importante condividere il prezioso appello accompagnandolo ad un serio e comune progetto che crei le condizioni affinchè le nuove leve possano percepire almeno i profumi di quell'atmosfera. La loro sensibilità, la loro preparazione,  le loro convinzioni faranno il resto, ma c'è bisogno di una guida illuminata, per aprire i loro cuori alla storia, alla bellezza, all'amore per questa nostra passione, che a volte è anche sofferenza.
 
Potrebbe essere la nuova missione su cui impegnare le nostre attuali dirigenze.
 
E' il momento, credo.
 
Stefano Albricci

 

 

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22 commenti finora...

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

Ma lette tante bischerate tutte insieme...la retorica del tempo che fu ci porta verso il baratro. Continuate a rimpiangere un ambiente che IL MONDO AGRICOLO A CUI LECCATE I PIEDI HA DISTRUTTO INESORABILMENTE. Sono morti i campi, sono morte le acque, e stanno morendo anche i boschi ad alto fusto. Fino a quando non comprenderete che questo è il vero nemico , col piffero che vedremo tornare gli acquatici, o la nobile stanziale. ILLUSI!...e incompetenti. Due cose che messe insieme sono molto pericolose.

da Nebraska 26/05/2019 8.38

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

Ma chi ve le racconta codeste cassate!! In Francia le anatre per tutti? Ma chi ve le dice ste fregnacce?? In Italia a parte le valli venete (riserve private!!) le anatre costano come il resto!! Vi state facendo prendere per il c..o come quando fecero gli ATC e vi raccontarono che sarebbero stati la salvezza??

da Ma allora siete duri come le pone verdi!!! 23/05/2019 11.31

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

Rob. anche io sono giovane ma la caccia alle anatre è solo per chi ha molti soldi. il resto si deve accontentare e guardare. mentre in FRANCIA è PER TUTTI

da Paolo 23/05/2019 9.44

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

sandrino meno male che tu hai la testa pensante, ma non ti preoccupare c'è già chi ci vuole imporre le cose dall'alto per farci fare gli spazzini. a breve potresti essere accontentato.-

da claudio 22/05/2019 21.29

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

Siete fuori della realtà. Se aboliscono l’842 resta tutto come ora ...senza art. 842. Lasciate perdere la Francia che è lontana anni luce dall’Italia, siamo il paese di pulcinella, lasciamo tutto com’è che a cambiare si finisce PEGGIO.

da Romolo 22/05/2019 14.50

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

Rocco mio, il fatto è che la caccia e la gestione delle specie cacciabili, in Francia, sono di competenza delle ACCA (organismi che fanno capo ad un'unica comunità locale dei cacciatori (si potrebbero paragonare ai nostri ATC, ma con competenze ben più precise. Non temere, comunque, per la proprietà della selvaggina, come puoi leggere, le cose sono un po' diverse: Les espèces animales et végétales appartiennent, aux termes du I de l'article L.110-1 du Code de l'environnement, au patrimoine commun de la nation. Leur protection, leur mise en valeur, leur restauration, leur remise en état et leur gestion sont d'intérêt général et concourent à l'objectif de développement durable. À travers le régime de protection renforcé des espèces, la France tend à satisfaire ses engagements internationaux et communautaires, tels que la Convention de Bonn, la Convention de Berne ou encore les directives « Oiseaux » et « Habitats ». "pATRIMONIO COMUNE DELLO STATO, cosa comunque ben diversa dal nostro concetto di PROPRIETA' INDISPONIBILE dello stato. Si accettano commenti da giuristi competenti.

da Dura lex (che non è un profilattico) 22/05/2019 14.12

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

Da giovane appassionato di caccia agli acquatici e che studia all'università, credo che la crisi della nostra attività derivi non dai costi che insomma... Risultano affrontabili e al pari di una qualsiasi attività sportiva (cosa che la caccia non è a parere mio). Bensì a una semplice lontananza dei giovani dal rapporto "sano" con la natura e a una nostra pessima immagine pubblica. In famiglia non ho cacciatori, ma sono cresciuto in campagna e per me fruire della risorsa naturale rinnovabile che è la fauna selvatica mi è sempre venuto spontaneo e ciò mi ha portato a fare la licenza a 19 anni e dopo essere arrivato al primo rinnovo e ad essermi fatto in questi anni l'attrezzatura necessaria a svolgere la mia attività non posso che essere la persona più felice del mondo per quelle 10/20 uscite a stagione che il tempo riesce a darmi. Noto però sempre che vi è una grande "distrazione" del mondo venatorio da quali siano i problemi reali e che andrebbero affrontati tempestivamente e in modo corretto. Se la nostra immagine pubblica fa tanto schifo, la colpa non è delle aavv, è di tanti di noi che fanno (e scrivono pubblicamente) stronzate,su questo ci vorrebbe un minimo di onestà e guardare in faccia i problemi, perché a dar la colpa alle associazioni venatorie di fa un po' troppo in fretta. E ricordatevi che politicamente valiamo davvero pochino, quindi forse sarebbe ora di fare un po' di autocritica e di vedere come risolvere il problema... Bellissime le cose dell'articolo 842,o di questo o di quello eh, ma o cominciamo a unirci e a mandare via a calci nel culo le mele marce oppure stiamo freschi e sinceramente a me piacerebbe continuare in futuro ad andare a caccia nei posti meravigliosi in cui sono venatoriamente cresciuto e ai quali sono enormemente affezionato.

da Rob 22/05/2019 13.28

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

Su 14 commenti non ce n'è uno che concordi con un altro. Questo la dice lunga sulla concreta possibilità di unire il mondfo venatorio. Troppe teste intelligenti con troppe soluzioni diverse. A questo punto solo l'unità (anche imposta dall'alto se necessario) potrà salvarci altrimenti resteremno in balia di chiunque. Non lo capite, voi teste pensanti?

da Sandrino 22/05/2019 12.52

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

Caro Marcel, sbagli. PRIMO in Italia nessuno dirà mai BRAVO a chi uccide animali per divertimento. SECONDO andare a privatizzare il Patrimonio Faunistico oltre che operazione IMPOSSIBILE politicamente (la maggioranza degli italiani è CONTRARIA) sarebbe CATASTROFICO per la caccia. Ridurrebbe ancora il numero dei cacciatori e li renderebbe POLITICAMENTE IRRILEVANTI. Inoltre renderebbe non remunerativo per gli agricoltori la caccia essendo il territorio italiano (a differenza di quello francese) troppo parcellizzato. CHI TI HA MESSO IN TESTA CODESTA SOLUZIONE VUOLE IL MALE DELLA CACCIA ITALIANA

da Rocco 22/05/2019 11.20

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

La caccia Italiana si salva con i giovani e con le donne e con maggiore responsabilità. Cultura e sensibilità ambientale prima di tutto. La lotta al bracconaggio del ministro Costa e di Mamone Capria sono solo operazioni di distrazione di massa. Dobbiamo invece dimostrare che il nostro impegno per la salvaguardia del territorio è incommensurabile, rispetto al nulla di questi inquinatori col distintivo della Lipu o del WWF. Per la caccia cacciata, la soluzione francese sarebbe l'ideale. Convenzione fra cacciatori e agricoltori per la gestione del patrimonio faunistico. PRIMA DI TUTTO, PERÒ, ABOLIZIONE DELL'ART. 1 DELLA 157. LA SELVAGGINA OGGETTO DI CACCIA DEVE AVERE UN PROPRIETARIO CERTO, TANGIBILE, NON LO STATO.

da Marcel Duchamp 22/05/2019 10.58

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

sergio b. non so cosa intenda precisamente x caccia sociale e per coinvolgimento di proprietari e conduttori dei fondi, spero che la sua idea non sia legata alla proposta fatta da cia che non è sicuramente a favore della vera caccia. credo e spero di aver capito male le sue righe.-

da claudio 21/05/2019 21.55

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

E si,, anch'io penso sia davvero un bel pensiero espresso su carta, ...ma certo che finchè passa l'idea che noi cacciatori siamo peggio dell'isis, forse anche perchè siamo solo dei poveri innocenti trogloditi che non riusciamo (o non vogliamo) a combattere le enormi falsità e calunnie dei nostri detrattori, la vedo dura che i giovani si avvicinino alla caccia,( a meno che non nascano già nella famiglia o nel posto giusto), per non parlare poi della difficoltà di reperire il corso preparatorio all'esame e non perdere quei quattro gatti che invece vorrebbero andarci a caccia

da bughiu 21/05/2019 12.17

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

per fare qualsiasi attività si spende ben di più che per andare a caccia!!! poi mica ce lo ordina il medico!!! basta con la caccia sociale che ci ha rovinato, avanti con una caccia che coinvolga a fondo proprietari e conduttori dei fondi come in tutta Europa!

da Sergio B. 21/05/2019 12.06

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

Articolo bellissimo e pienamente condivisibile -

da Stefano De Vita 20/05/2019 22.54

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

Personalmente credo che sia la strada giusta, il nostro futuro sono i giovani, su questo dobbiamo investire e deve essere investito. Le tradizioni devono rimanere vive, dimenticare è vanificare i sacrifici di generazioni e generazioni. Purtroppo ad oggi le distrazioni per i più giovani sono troppe, troppo facili da avere e troppo attraenti per poterle mettere a confronto con il piacere di affondare i tacchi dei propri stivali nel fango, ma sono convinto che se si lavora con passione, il messaggio ai nostri giovani arriverà chiaro e forte.

da Maax Toscana 20/05/2019 22.02

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

Bene gli autori dei libri sopraesposti hanno piazzato una copia dei loro libri in casa mia. manca Travaglini .Citatemi un autore attuale che meriti considerazione.. Se volevi un cucciolo girando un po lo trovavi e ,cane da caccia con passione e metodo.. Ora devi rivolgerti agli allevatori che ti forniscono un cucciolo che sa solo galoppare e fare la grande cerca,figuriamoci il riporto spontaneo,, Gli ATC dove funzionano sono insostituibili.certo devono avere dimensioni subprovinciali e gestire catture ,ripopolamenti autosufficienti e quando possibili in accordo con gli agricoltori anche ripristini ambientali . Il territorio lasciato a se ed alle migrazioni di rapina no,infatti a stanziale prima del 95 non c'era piu' niente.

da T el C 20/05/2019 21.30

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

E bravo questo “ Stefano Albricci” che crede che il futuro della caccia sia tornare agli anni 60 e 70 , anni in cui è stato distrutto praticamente tutto. Che crede che l’esperienza sia uguale alla competenza, mentre chiunque abbia davvero un po’ di competenza ricorda tutti gli sfondoni e i luoghi comuni che giravano proprio al bar o dal parrucchiere. Ma poveri noi....

da Mustang 20/05/2019 20.42

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

A caccia ci si deve andare in pochi, pochissimi. Non può essere attività di massa. In Italia siamo sempre troppi.

da Renzo 20/05/2019 18.01

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

Per andare in palestra, si spendono mediamente 80-100 euro al mese, benzina esclusa. E la caccia costa troppo? Il problema non è quello, ma la mancanza di spazi e di ambiente. Se ci fosse consentito di gestire meglio il territorio forse.. Sarebbe un altra cosa. Caccia libera? Mmm nutro forti dubbi, perché questo modello ha fallito regalandoci solo parchi e parchetti. Forse era meglio una caccia diversa, pensare di continusre su questa strada fallimentare, pendare di. Continuare cosi come se la cosa riguardasse solo altri, beh.. Di ossigeno ce ne rimarrà poco ancora. Occorre avere in coraggio di fare un sakt di qualità, non arroccarci su posizioni consrrvative. Inoltre... Badta con tutte queste aavv, ne serve solo una, che ci rappresenti, non 20 che non rappresentano nessuno se non loro stessi.

da MarcoC 20/05/2019 14.02

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

Per i giovani andare a caccia oggi costa troppo. Dove vai devi pagare. Se la caccia ritorna libera ci può essere una speranza, altrimenti la vedo dura per un giovane. Gli ATC ci hanno dato il colpo di grazia e prima si aboliscono meglio è.

da Giovanni 20/05/2019 12.39

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

Tutto bello e condivisibile, una grande nostalgia di un recente passato che non ritornerà, ma 1) sulle attuali dirigenze di aavv nessuna speranza 2) necessario modificare drasticamente il modello "sociale" della caccia italiana non più sostenibile in un modello più attuale, in analogia delle altre nazioni europee, in cui il mondo agricolo sia protagonista e fortemente cointeressato nella gestione faunistica. Ma la vedo dura per la resistenza al cambiamento del nostro mondo, in primis le aavv, vero nocciolo di arido conservatorismo legato ai piccoli interessi particolari, e all'azione - meglio - non azione, della politica interessata solamente al ritorno elettorale sul breve periodo.Intanto i nostri oppositori vanno alla grande, i cacciatori invecchiano, l'ignoranza gestionale dilaga, la differenza tra noi e l'Europa, anche per la caccia, aumenta. Nulla si fa per la formazione e ... chi è causa del suo mal ...

da vecchio cedro 20/05/2019 10.52

Re:QUELLO CHE ERAVAMO, QUELLO CHE SIAMO

La ringrazio per queste bellissime Parole. Persone come Lei dovrebbero avere anche altri spazi a livello Mediatico Nazionale , per poter Aprire gli occhi a chi ci detesta ingiustamente!!

da Alberto Fiumanò 20/05/2019 10.40