In tempi di scoramento generale, non si può non apprezzare chi per la nostra caccia ha sempre sollecitato un dibattito serio, civile, impegnato, ha promosso e organizzato iniziative per tenere vivo l’interesse su questa nostra passione. Ricevendo consensi e contributi di notevole qualità. Oggi è ancora più indispensabile insistere.
E’ indispensabile, lo dico col cuore, ricostituire un organismo unitario, un organismo che si faccia carico almeno dei problemi essenziali, almeno di quelli su cui esiste una visione comune. Credo perciò che ci si debba congratulare con tutti coloro che si adoperano per arrivare a una confederazione delle associazioni. Buoni i primi passi a cui si sta assistendo.
Sarebbe importante proseguire spediti, verso una piattaforma ancora più coinvolgente. Non paga più la conflittualità per rincorrere la tessera. Le promesse impossibili ci allontanano ancora di più dal mondo che cambia. E il mondo cambia. Non aspetta noi. C’è bisogno di progetti realistici, di scelte coraggiose. Purtroppo stiamo invecchiando, insieme a tutto il nostro mondo.
Bisogna rinnovarci, farci attraversare da un’aria più fresca, ancora più vitale. Ottimo un tavolo permanente, per un’analisi approfondita della situazione, per mettere a fuoco i nostri difetti e i nostri valori (che sono consistenti e importanti); per elaborare una politica organica e disegnare una rete di relazioni insieme alle categorie (i produttori, gli agricoltori, gli ambientalisti), alle istituzioni, alla società civile (le organizzazioni del volontariato, per esempio, quelle dei consumatori, quelle del mondo della gastronomia e dell’alimentazione).
E’ la carta vincente per uscire dalle secche di un movimentismo che ci porta sempre più a ritirarci in un ghetto senza prospettive. Si può cominciare con un gruppo di lavoro, determinato, efficiente, al quale fornire obiettivi chiari di riorganizzazione generale. Come molti sostengono, ormai, occorre un nuovo progetto di comunicazione. Non basta comunicare al nostro interno. Bisogna sempre più parlare agli altri. Far parlare gli altri, dialogare con gli altri, condividere progetti conquistare simpatie, incassare stima. Occorre formare una nuova classe dirigente. Più preparata sui temi di carattere generale e più in grado di collegarsi a quelli di carattere specifico e particolare.
In Francia mi dicono che funziona da tempo una Federazione dei giovani cacciatori, che con sufficiente autonomia, senza traumi, si fa le ossa per diventare classe dirigente. Perché non pensare a una serie di seminari, come premessa alla costituzione di quella scuola di formazione e aggiornamento quadri di cui da tempo si parla? Bisogna inventare qualcosa per attivare nuove risorse, perché i soli proventi della licenza di caccia, dei tesserini regionali e delle tessere non bastano più. Bisogna inventarsi nuovi modi di sostentamento.
C’è ancora bisogno di tutti, dobbiamo preparare il futuro, che è ormai lì, alle porte, e ci deve trovare ancora vigili, pieni di energie, pieni di passione. Cercando di non frammentarci per specializzazioni. Ottimi i nuovi selettori, preparati e attenti agli aspetti della conservazione a tutto tondo; grandi i cinghialai, sono i centri di aggregazione sociale più forti, in un un epoca di disgregazione selvaggia. Ma non potremmo fare a meno dei cacciatori cinofili, con la loro competenza. E senza i migratoristi, di macchia, di bosco, di prato e di palude, che sono l'asse portante della nostra caccia italiana, non riusciremo mai a farcela. Ricordiamocelo.
Franco Velletri