Da circa un anno seguo incessamente le vicissitudini che ruotano attorno la modifica della legge 157/92. Arrivati a questo punto, mi permetto alcune considerazioni che ritengo fondamentali e che a rigor di logica, secondo il mio parere, dovrebbero entrare a far parte del linguaggio venatorio ogni qualvolta si discute di caccia e di ambiente, binomio inscindibile ove qualsiasi discussione in merito non può più essere lasciata per questioni di maturità intellettuale, alle sterili polemiche tra cacciatori ed anticaccia.
La questione è più profonda e deve interessare tutto il popolo italiano ed in particolare il governo al quale gli elettori hanno dato la loro fiducia. La legge andrà modificata, ormai non c'è più alcun dubbio. Sui tempi e sui contenuti delle modifiche ci sarà ancora da lavorare anche se le idee sul da farsi assumono contorni sempre più definiti, in particolare dopo gli inevitabili scricchiolii del tavolo dei cosidetti "stakeholders".
I rappresentanti del mondo agricolo sembrano sempre più prendere coscienza del gravissimo problema ambientale di far coesistere le attività naturali umane con una presenza elevatissima di specie animali che 17 anni fa erano contenute e regolate in nome di una più ricca biodiversità.
I cacciatori del resto, uniti e compatti nel chiedere una modifica in senso dignitoso anche per fermare il continuo stillicidio di appassionati avvenuto in questi anni di 157 e che ha prodotto danni economici elevatissimi al nostro Paese, stanno prendendo sempre più coscienza del valore aggiunto che sono in grado di offrire in nome di una corretta e responsabile salvaguardia di quella biodiversità; ritengo pertanto che una legge dignitosa, in senso europeista, non possa che rafforzare quel sentimento che in altri paesi d'Europa ha permesso accordi importanti tra cacciatori e alcuni gruppi ambientalisti che fondano la loro ideologia conservazionista sull'"etica della resposabilità".
Per quanto invece concerne il dialogo con gli ecologisti tradizionali del "no a priori" il cui interesse non è la discussione sulla correttezza o meno di un articolo di legge ma tendono ideologicamente all'abolizionismo radicale, penso sia una parte che comunque, per spirito democratico, debba venire ascoltata, ma anche qui usando il corretto linguaggio cui accennavo all'inizio.
Gli italiani non sono un popolo di animalisti, vegetariani e abolizionisti radicali anzi, tutt'altro! Anche il mondo ambientalista italiano sta cambiando per rispondere ad una esigenza ideologica che arriva direttamente dalla base e che esige la trattazione dei problemi ambientali in senso costruttivo e ragionevole in loco di quello proibizionista e animalista. Sia chiaro quindi che quando parliamo delle associazioni ecologiste tradizionali non stiamo parlando "degli ambientalisti" ma di "una piccolissima parte dell'ambientalismo italiano".
Detto questo, mi preme sottolineare un aspetto che va al di là dell'oggetto e dei contenuti che può avere una normativa. In qualsiasi stesura di legge si guarda, com'è corretto che sia, alle direttive europee, ai loro effetti, alle nuove realtà che impongono un adeguamento normativo proteso al futuro ed in senso europeista.
Per quanto concerne la caccia, nel bene e nel male, dobbiamo adeguarci agli altri se vogliamo stare al loro passo e non è ammissibile che vengano recepite dall'Europa solo le normative restrittive, facendo finta di nulla per quelle migliorative. Il lavoro del Governo è quello di cercare certamente un "compromesso" tra tutte le forze chiamate in causa, facendo particolare attenzione alla cultura e alle tradizioni del nostro popolo, ma anche quello di non tergiversare troppo su ciò che deve andare al passo con i tempi.
Tra tutte le proposte di legge presentate in questo periodo, mi pare che la cosidetta proposta Berlato sia quella che si avvicina di più a quella delle altre nazioni e la massiccia adesione alla petizione popolare a sostegno di quella proposta è segno inequivocabile della larga condivisione degli italiani. Attenzione, ho scritto degli italiani e non solo dei cacciatori perchè voglio pensare che se il governo adotterà quella soluzione, eventualmente migliorata con i contenuti delle altre proposte che tendono alla regolamentazione della legge in senso europeista, non lo fa per accontentare i cacciatori ma semplicemente per una questione di adeguamento normativo alle altre leggi europee.
Questo dev'essere lo spirito che muove alla riforma perchè è corretto e democratico che in uno dei Paesi più importanti d'Europa, sia così! Non possiamo arrestare il processo del cambiamento per rincorrere qualche chiassosa voce radical-probizionista. Il cambiamento non lo dobbiamo ai cacciatori ma a tutti gli italiani, qualsiasi sia la legge in discussione.
Ho quindi l'ottimistica speranza che nelle prossime settimane, gli addetti politici ai lavori sapranno sicuramente valutare e pesare gli sviluppi emersi in questo anno di lavoro per trarre le dovute conclusioni prima della grande manifestazione di Roma.