Anche questa volta riteniamo importante dedicare questo spazio all'opinione di un giovanissimo cacciatore, tecnico faunista, che non le manda a dire. Leggetelo.
Andrea Tanzariello, di Monfalcone (GO), ha 26 anni ed è già un tecnico faunista. “La caccia è sempre stata una passione di famiglia” spiega, ma è anche parte del suo lavoro, soprattutto la selezione agli ungulati, per cui si è specializzato e per cui si sente maggiormente portato. Nei suoi interessi extralavorativi oltre alla caccia rientrano anche le operazioni di miglioramento ambientale, i processi di trasformazione delle carni di selvaggina e la pesca.
La caccia di oggi, ci spiega Andrea, ormai è scientifica: “negli ultimi decenni ha subito trasformazioni importanti ed evoluzioni. Partita da un dopoguerra di fame e sussistenza, oggi è divenuta attività di gestione e conservazione della natura”. Ecco perchè è fermamente convinto che debba scostarsi totalmente sia dalle associazioni che dal mondo politico, in queste due componenti vede infatti le ragioni del declino della caccia italiana.
“Le associazioni venatorie mi deludono parecchio – spiega Andrea Tanzariello - , in quanto poche se non pochissime sono degne di una rappresentazione seria; ormai è evidente e preoccupante il loro intento di raccogliere solo tessere, senza proporre nulla nel mondo venatorio, tematiche importanti come la gestione faunistica, il ripristino delle zone umide, la gestione dell’ecosistema nel suo globale e quindi anche la flora (non si può gestire solo la fauna), miglioramenti ambientali; l’unica realtà di spicco cui si sentono nominare sono durante le redazioni o proposte di calendari venatori o caso aberrante a volte nelle proposte di ripopolamenti di fauna selvatica. Se le associazioni venatorie vogliono dare uno spicco all’attività venatoria devono iniziare a cooperare con Università e associazioni ambientaliste per una gestione sostenibile del territorio”.
“L’attività venatoria – prosegue Andrea - ha tutte le possibilità di contribuire alla salvaguardia dell’ambiente, iniziando però ad applicare principi e metodologie cui siano scientificamente supportate ed applicate con precisione. Non implica necessariamente il prelievo di un animale, ma comprende tutta una serie di attività che vede il gestore o cacciatore, costantemente presente sul territorio tutto l’anno. L’attività venatoria deve e può iniziare a salvaguardare l’ambiente iniziando innanzitutto a selezionare al suo interno presentabilità e cultura dei cacciatori stessi, la cultura ed il sapere sono una base importante”.
Come nel concreto? “Iniziare rapporti collaborativi e di carattere scientifico nella gestione delle specie cacciabili e non – sostiene questo giovane cacciatore - puntando all’interno di ogni territorio un indice di biodiversità massimo raggiungibile; questo vuol dire che ci si deve interessare dall’insetto al grande predatore, non solo ed esclusivamente di ciò a cui si spara; l’attività venatoria può contribuire a salvaguardare l’ambiente iniziando dei programmi seri ed il più possibile attinenti alla natura nel campo dei ripopolamenti ed abbandonare la maggior parte delle attuali metodiche del “pronta caccia”, vera spina nel fianco del mondo venatorio”.
Per garantire questi risultati secondo Andrea Tanzariello la caccia necessita di “una base solida e seria fatta di degni rappresentati, formati, capaci di esporsi ed esporre, culturalmente formati e scientificamente supportati, dopodiché ogni passo verso la salvaguardia dell’ambiente diverrà sempre più facile, condiviso ed accettato dalla pubblica utenza: coloro che condividono e vivono nel medesimo territorio ed hanno ugual diritto di prender parte alla natura”. Non dobbiamo dimenticare che, aggiunge infine Andrea, “l’unica concessione fatta al cacciatore è dettata nella 157/92, ove la fauna diventa di proprietà con un legittimo atto di caccia in quanto essa è proprietà indisponibile dello Stato. Il che ci riporta alla realtà “la natura è un diritto di tutti, l’attività venatoria deve farne parte entro un ottica positiva e costruttiva”. “Gli elementi per farlo ci sono – conclude Andrea - ma debbono essere accettati e degnamente esposti”.
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