DOVE VA LA CACCIA. INCHIESTA DI BIGHUNTER.IT
Massimo Zaratin è un cacciatore filosofo. Iimpegnato nella ricerca e nell’analisi della struttura di pensiero che accomuna tutti i responsabili fruitori della natura, contrapposta ai neo-modelli di bioetica animale fondati sull’antispecismo radicale, appassionato di selvaggina lagunare in terra veneziana, non disdegna uscite col cane nelle campagne circostanti e puntate su altre discipline venatorie.
Grazie alle sue vaste esperienze e conoscenze, non ha dubbi nell'affermare che "siamo passati da una società con cultura rurale ad una urbana. Le conseguenze sono state devastanti, anche per l’ambiente e per gli animali. Il cacciatore è l’essenza della ruralità, collide quindi con la mentalità della città. Dobbiamo renderci partecipi di trasmettere il messaggio che il nostro mondo è bello, sano, semplice".
Testimone di un forte degrado ambientale "nessuno mi toglie dalla testa - dice - che più di qualsiasi altra cosa, con l’avvento delle lavatrici e dei detersivi in particolare, l’acqua dei nostri fiumi sia cambiata. L’acqua è vita; laddove muta l’acqua, l’ambiente ne risente pesantemente".
Anche se, secondo lui, "la caccia mantiene il suo spirito atavico dalla notte dei tempi. Come tutte le cose però si è trasformata nelle modalità, e si trasformerà ancora. Innanzitutto, ed è molto positivo, è subentrata una coscienza ecologica, con prelievi giustificati scientificamente. Spero non si “americanizzi” però nel senso di farla diventare fenomeno di dimostrazione personale e da selfie. Si trasformi pure, nei metodi, nelle tecniche, nei prelievi ma che ad ogni cacciatore non sfugga mai quello spirito atavico che la deve muovere; il famoso cacciatore filosofo Ortega diceva: “il cacciatore vero è colui che abbatte perché è andato a caccia e non già l'uomo che va a caccia per abbattere”.

Per questo, occorre "far conoscere a chi non sa. Non solo parlando di caccia ma del nostro più vasto mondo, quello rurale, cui è inserita. La caccia fa parte di uno stile di vita che va ben oltre l’attività venatoria. Per far questo abbiamo creato diversi strumenti: l’Associazione per la Difesa e la Promozione della Cultura Rurale Onlus per esempio, o l’attivissima Federfauna con l’amico di sempre Massimiliano Filippi. Il sito www.filosofiarurale.it raccoglie invece l’essenza della nostra cultura, trattandola da un punto di vista filosofico. A me poi interessa raccontare a chi non sa niente del nostro mondo; raccontarlo a chi già sa ed è uno dei nostri sarebbe tempo perso".
Moltissimi i punti critici, l’elenco sarebbe troppo lungo. "L’unico punto di forza, forse, è quello di scrivere e battagliare in ricordo di quel che eravamo; di un mondo, il nostro, che per molte persone potrebbe esistere solo nelle favole; e tutto questo non è giusto, soprattutto per i bambini".
Tanti ricordi e qualche riflessione: "… un primo giorno di caccia di molti anni fa - rivela - faceva caldissimo, ero con altre persone ed i cani alla stanziale. Non ricordo neanche quello che avevamo preso, tanto indaffarati eravamo a correre di qua e di la, contro il tempo, contro gli altri cacciatori per arrivare prima di loro. Ero giovane allora, comprensibile tutto ciò. Ricordo che è uscita una lepre e l’ho fermata con un colpo e dall’altra parte della siepe spuntò tra gli alberi la testa di un cacciatore, uno di quelli che prende il fucile per farsi una passeggiata in mezzo la natura e se trova funghi raccoglie quelli. Era sereno, non era sudato come me. Mi ha fatto i complimenti per la preda appena presa e gli ho chiesto com’era andata a lui. Mi disse: 'benissimo Massimo, ho preso un colombaccio questa mattina'. Ecco, questa scena di serenità e vero spirito di caccia mi fecero molto riflettere…ora a caccia non sudo più neanche io e se trovo funghi, mi fermo a raccoglierli".
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