La polemica è antica, ormai. Gli animalisti, anch'essi ingobbiti dagli anni, la pasionaria Annamaria Procacci in testa che già cinguettava all'epoca dei referendum, continuano a giurare che la colpa dei danni da cinghiale è dei cacciatori che irresponsabilmente ripopolano con ceppi geneticamente inadatti, provenienti dalle selve austrungariche.
Vecchio e consunto ritornello, che cozza con la realtà, la ricerca e i dati statistici, che ci dicono come sia stata la sciagurata introduzione della legge sui parchi ad aver combinato questo popo' di guazzabuglio faunistico-gestionale. Basta rileggersi il rapporto di Marco Apollonio, attuale direttore del CirseMaf (Centro Interuniversitario di ricerca sulla selvaggina e sui miglioramenti ambientali ai fini faunistici), che ad Arezzo (Conferenza Toscana Sulla Caccia) nel 2009 dimostrava che le aree protette - dove in pratica la caccia è sempre vietata e l'insignificante prelievo è soggetto a infinite pastoie burocratico-animaliste - erano dei veri e propri serbatoi (immaginabili da un certo punto di vista anche come"santuari") dove torme di cinghiali (e non solo) a tutt'oggi si rifugiano per ingrassare e prolificare indisturbati.
Il rovescio della medaglia, però, racconta a chi lo sa (e lo vuole) analizzare, che la presenza e l'abnorme proliferazione di quel maestoso predatore che è il lupo, per la totalitaria conservazione del quale la medesima Procacci si strappa quei pochi capelli che le sono rimasti (ovviamente, perchè sono ormai più di vent'anni che non fa altro che strapparsene), dipende al novantapercento dal cinghiale stesso. L'altro diecipercento, ma in preoccupante aumento, lo sanno tutti, va a incidere su greggi e armenti, pecore, vitellini e agnelli, con qualche punta sempre più frequente su cani gatti e altri ninnoli animati di cui si circondano certe cinguettanti e salottiere signore, tanto impegnate sul fronte anticaccia, quanto su quello della salvaguardia del micio, della nutria, dello scoiattolo grigio, del topo di fogna e (a loro insaputa, probabilmente) della zanzara. Quindi, se come dicono l'emergenza cinghiali l'hanno provocata i cacciatori, anche l'incremento abnorme del lupo dipende dallo stesso interesse che i cacciatori hanno per il cinghiale. E se riduciamo drasticamente i cinghiali, quanti cagnolini di pasionarie dovranno sbranare i lupi per reintegrare la dieta?
Ma questa medaglia ha anche, incredibilmente, una terza faccia. Che ingarbuglia ancora di più la faccenda. Perchè se andiamo bene a indagare, tutti vogliono salvare il lupo, gli animalisti vogliono proteggere anche l'ultimo cinghiale, ma gli agricoltori protestano, per il lupo e per il cinghiale, e i prosciutti fanno gola a tanti, agli agricoltori, ai cinghialai, ovviamente, ai selettori, nuova elite della caccia, ai salumieri. E qui casca l'asino, che non è quello dell'altra (rossafluente) pasionaria lombarda. In Toscana, infatti, come sanno anche i sassi, è stata varata e piano piano avanza la cosiddetta legge obiettivo, che nell'arco di tre anni si prefigge di ridurre i contingenti dei cinghiali, soprattutto. Passo dopo passo, la vicenda si dipana fra osservazioni e contro osservazioni, dell'una e delle altre parti. Con tanti distinguo, perchè nel frattempo - in attesa di schiarite all'orizzonte - chi è più organizzato (ovvero i cinghialai) mal digerisce, appunto, che di quello che è considerato un vero e proprio patrimonio "in esclusiva", ne abbiano in prospettiva a godere altri "utenti". Si dice che ben in ottomila (cinghialai, si presume) stiano affrontando l'esame di "selettore di cinghiale", non si capisce bene, ancora, se per affollare i punti di prelievo o per ingarbugliare i programmi stessi, del prelievo.
Sicuramente, se ne parlerà all'inizio della seconda decade di giugno - nemesi storica - proprio ad Arezzo, dove per l'occasione si daranno appuntamento soprattutto cinghialai da una parte e selettori dall'altra per la prima edizione di Mondo Ungulati. Marco Apollonio sarà di nuovo della partita, ma anche l'Assessore Remaschi, padre della legge obiettivo, Silvano Toso (fino a pochi mesi fa direttore dell'ISPRA-Infs),e tanti tanti esperti e appassionati.
Sicuramente non mancheranno gli argomenti. E ai tanti contendenti in campo, pasionarie comprese, verrebbe da chiedere: lupi, o cinghiali, cacciatori in braccata o selettori, incassare i danni o vendere i prosciutti, bianco o nero? Infiniti dilemmi, che probabilmente terranno banco nei prossimi mesi e forse nei prossimi anni.
C. Nanni