DOVE VA LA CACCIA. INCHIESTA BIGHUNTER.IT
"Tutte le cacce sono belle ed entusiasmanti", dice Giovanni Bana, storico riferimento dei Migratoristi Italiani (ANUU), Past-Presidente Face, Capo della delegazione italiana del CIC, sempre battagliero animatore del dibattito nazionale e internazionale sulla caccia alla migratoria; "belle ed entusiasmanti, se vissute nella natura dalle prime ore del mattino alla sera, le cacce agli anatidi e quella ai trampolieri che ho vissuto fin dal 1949 nel Lago di Massaciuccoli e in altri mitici posti (purtroppo in alcuni casi venuti meno a causa dell’avanzamento di una dissennata azione umana sul territorio): rappresentano momenti entusiasmanti di qualche anno fa, così come nei marais intorno a Bruxelles nell’apertura del 15 agosto durante una giornata di sole veramente eccezionale che mi faceva ricordare le stupende “aperture” di Torre del Lago Puccini".
Migratorista per dedizione assoluta, non ha mai pensato di cambiare il suo stile di caccia anche se, in qualche occasione, per motivi istituzionali europei, ha dovuto adattarsi o alle battute ai fagiani francesi o alla grossa selvaggina in altri Paesi della Comunità europea.
"Il cacciatore - dice - ha sempre considerato l’ambiente come luogo da utilizzare e preservare con rispetto e parsimonia, mentre l’ambiente non è stato adeguatamente salvaguardato soprattutto da quella società che vuole tutelare l’uccellino o si inalbera pensando al prelievo di qualche animale necessario per la sopravvivenza stessa della specie. In tutto questo contesto la società è stata molto irresponsabile perché le “grida” dei cacciatori sono rimaste inascoltate laddove si chiedeva più attenzione al territorio e al suo ambiente in generale. Dove caccio più di frequente la lungimiranza di alcuni proprietari terrieri ha salvaguardato un ambiente che rappresenta un tutt’uno con il passato ma, solo se mi guardo intorno dal finestrino del treno o quando sono in macchina, ricordo che solo le foto in bianco e nero mi riportano a quell’ambiente che rappresenta per i selvatici la loro vera “location” formidabile durante la loro presenza o durante i viaggi da nord a sud e viceversa quali eterni viandanti del cielo. Per questo - non voglio passare per un tradizionalista - ma mi auguro che vi sia uno stop consapevole perché tutto si possa attenuare e rendere più responsabilmente vicino alle tradizioni e alla passione, atteso che anche la caccia dovrà adeguarsi ai mutamenti in essere senza distruggere il passato".
Per la caccia, ha uno sogno: una grande Associazione che raggruppi il meglio di volontà unitarie per difendere le nostre tradizioni fatte di peculiarità locali che rappresentano la biodiversità del nostro DNA di essere cacciatori, con la voglia di essere protagonisti grazie a giovani dirigenti che, sulla base dell’esperienza di quanti hanno avuto l’onere e l’onore di difendere, fino ad ora, il nostro mondo cinegetico, abbiano la forza di confrontarsi su molti temi quali l’ambiente (insieme a tutti “gli altri” che spesso rappresentano solo percezioni più emotive che reali), l’agricoltura, il territorio nel quale svolgiamo la nostra attività, la scienza dove la verità non sta solo negli uomini col camice bianco, ma nella concreta osservazione di ogni giorno sul territorio, il mondo politico, assolutamente disinformato e disattento.
Insomma - conclude - dobbiamo essere formati e informati, abbandonando inutili polemiche. Mi accorgo che tutto ciò è un sogno, ma mi auguro possa diventare realtà con uomini nuovi e con nuove idee. Ne abbiamo bisogno!"