Si è discusso molto in questi ultimi tempi di adolescenti e caccia. L'inserimento nella proposta Orsi di una norma che prevedeva la possibilità anche per i sedicenni di poter praticare la caccia ha fatto gridare allo scandalo i soliti benpensanti di maniera, che ormai affollano gli scranni del Parlamento senza distinzione di schieramento o di genere.
Una campagna di stampa infarcita di stupidaggini, ben orchestrata dai movimenti ambientalisti e dai soliti politicanti che cavalcano anche le zanzare-tigre pur di dare un senso alla loro insulsa presenza sulla scena politica, supportati imprudentemente anche da qualche sedicente amico dei cacciatori, ha fatto sì che della proposta si sia persa perfino la traccia. E' un peccato, perchè di questa opportunità non solo la caccia ma anche la società nel suo insieme ha davvero bisogno.
Non è una provocazione. Basta rifletterci un po' su, e a tutti appariranno chiare le ragioni di questa necessità. La nostra gioventù, in balia soprattutto della televisione, è soggetta a tentazioni di ogni tipo. Cresce male. Non c'è fascia protetta che tenga. Ormai, anche nelle trasmissioni più popolari – nei reality, ad esempio, ma pure nei telegiornali – passano scene e modelli culturali che vanno dal gratuitamente violento, al libertino/licenzioso, alla volgarità fine a se stessa. Denaro, sesso e droga vengono proposti quasi come stile di vita, l'impegno e il sacrificio per raggiungere una posizione nella società non sono più considerati elementi cardine di un'educazione, che invece indulge a dare credito alla prevaricazione, alla prepotenza, nel totale disprezzo delle regole.
Chi si comporta bene è considerato un debole, quando non addirittura uno stupido, un fesso. E tutto si svolge in un contesto metropolitano, permeato e condizionato da una cultura anch'essa metropolitana. Che colpevolmente ignora i cardini su cui si è basato per millenni, fino a ieri, il vivere civile. La chiara distinzione fra bene e male, il corretto rapporto fra sacrificio e risultato, fra natura e cultura, fra vita e morte. Oggi tutto è virtuale, tutto appare possibile, illimitatamente ripetibile, così come nelle fiction. E i giovani, inconsapevoli che la vita non è quella melassa proposta dalla televisione, si trovano spesso a malpartito, vittime dello sballo, spiaccicati su un paracarro.
Meglio sarebbe – e lo diciamo convinti che non è l'unica soluzione, ma che sicuramente è fra quelle di sicura validità – se alle notti in bianco, fra i fumi del tabacco e dell'alcol e le chimiche illusioni, venissero preferite le albe in padule, le mattinate in campagna, le giornate nei boschi, al seguito di una canizza, in attesa di un fremito d'ali, in estasi per una ferma.
Salviamo la nostra gioventù. Diamoci da fare per ottenere per loro la licenza al compimento del sedicesimo anno, insistiamo. Non demordiamo. Non è uno scandalo, come hanno voluto far credere. La compagnia di un adulto, l'esperienza di un cacciatore provetto, la sua responsabilità ne saranno sicuramente una garanzia. Lo dobbiamo fare, se vogliamo che i nostri figli recuperino quell'equilibrio interiore che stanno perdendo.
Ma non fermiamoci qui. A sedici anni potrebbe essere già tardi. Portiamoli con noi appena possibile. Quanti di noi hanno avuto le prime esperienze con la caccia, fin dall'infanzia! Accompagnando il padre, il nonno, in questa meravigliosa avventura. Imparando da loro cose sagge e meravigliose. I segreti della natura, stupenda e crudele. Le astuzie della lepre che si beffa della volpe, e a volte del segugio; la perfezione crudele del falco che ghermisce una tortora, dell'averla che infilza un grillo; l'abilità del tordo che ingoia un verme. I flussi della forza vitale, gli spasmi di chi si dibatte per sopravvivere. Non fiction! Solo realtà. Esperienza “sul campo”. L'unica che ti dà la dimensione di cosa sia l'esistenza.
Portiamoli a caccia! Che capiscano l'importanza del sacrificio, il valore del risultato, il rispetto delle regole, l'insostituibile significato dell'esempio. La lealtà, la collaborazione, l'acquisizione di un codice d'onore. Il rispetto degli altri, acquisendone i pregi, valutandone i difetti. La solidarietà, l'autorità di un capo. Le mille facce della vita, per affrontarla con coraggio e determinazione.
Se questo di vare poco.
Gino Caterin