Chi lo sa. Una volta (anche ora?), non erano pochi i cacciatori che consideravano questa nostra passione come una delle poche attività che consentiva di starsene lontano da mogli e fidanzate. C'era poi un'altra corrente di pensiero, grazie alla quale con la scusa della caccia c'era chi si sottraeva all' occhiuta compagna per passare un week-end con la “fidanzata beduina”, ovvero la donna che potevi vedere solo di nascosto. Poi vennero gli anticaccia, con psicologia e psicanalisi spicciola, a raccontare che l'uomo-cacciatore era privo degli attributi e – perdipiù – quando se ne andava a caccia, lasciava il letto caldo per qualcun'altro che a caccia non andava. Non mancavano infine gli sfigati, che attribuivano agli influssi negativi delle donne le patite batoste venatorie.
Beh, pensatela come vi pare, ma è ormai sotto gli occhi di tutti come il gentil sesso, dopo la politica, la scienza, l'arte, il top management, stia “colonizzando” anche la caccia. Solo venti-trent'anni fa, erano principesse, contesse, signore dell'hight society quelle che frequentavano campi di tiro (al piccione, soprattutto) e battute di caccia (alla volpe, a cavallo, al cinghiale, in drive). Oggi abbiamo scrittrici (chi non segue Sabine Middelhaufe?), campionesse olimpioniche (avete notato la simpatia, il gusto, la sensibilità artistica di Erica Gobbo?), appassionate cacciatrici che disputano il Sant'Uberto (che ne dite di Ilaria Ricciardi?), eroine che partecipano a reality come Sei nel Mirino (Come non pensare a Denise Marzi?). Compagne in Diana che per grazia e simpatia suscitano ammirazione (e anche qualche invidia) in noi “uomini duri”. Stai a vedere, pensa qualcuno, che prima o poi ci tolgono la supremazia anche qui, nella caccia.
Magari! Chi ci dice che non sia la soluzione, o almeno una delle soluzioni possibili, al nostro problema congiunturale, che ci vede invisi a molti nostri concittadini, anche non strettamente anticaccia?
Sul portale di Big Hunter, l'argomento è stato trattato approfonditamente, pure da autorevoli blogger. Si dice che presto la questione troverà esplicite risposte con iniziative anche originali. Il fatto è che il fenomeno si sta consolidando e chi ne percepisce l'importanza cerca di dargli corpo. Appunto, il corpo. E' quello che stanno facendo ormai da qualche anno anche le più importanti maison della moda, per dare un senso estetico a questo nuovo corso femminino.
La donna e la caccia. Chissà che non sia la volta buona anche per noi, per semplice emulazione o dovendo competere in eleganza, per affiancare il nostro modo di vestire “tecnico”, ampiamente e intelligentemente saccheggiato da anni anche in questo splendido catalogo, con qualcosa di più appropriato, seguendo il gusto dei cacciatori di altri paesi europei (e americani), dove da tempo si usa una “divisa da caccia”, spesso indossata anche per il dopocaccia.
Non è solo una questione estetica, badate bene. Mi ripeto spesso, su questo, ma nella società dell'immagine e della comunicazione, che è la nostra contemporanea, ha la sua importanza mostrare il monaco anche attraverso l'abito. Senza contare che poter contare su una nutrita compagine di nostre colleghe, significa disporre di un corpo (dagli con questo “corpo”, non sarà mica che mi piacciono le donne?!) diplomatico di tutto rispetto. Chi, per esempio, meglio delle nostre mogli e delle madri dei nostri figli, sarebbe in grado di contrastare nella scuola l'imperversare di educatori che sulla caccia dicono e scrivono idiozie ormai da anni? Chi, meglio di loro, saprebbe ribattere con garbo e gentilezza, ma anche con fermezza, a tante ingiuste accuse da parte di un'opinione pubblica indifferente ma pilotata dalle chimere animaliste? Chi, se non loro, sarebbe in grado di dimostrare – e vengo al dunque - che a sedici anni un giovane è meglio portarlo a caccia, piuttosto che lasciarlo in balia di tante altre cattive compagnie, che purtroppo non difettano in questo mondo dominato da un libertarismo (libertinismo?) senza contenuti?
Ecco. Riflettiamoci, tutti. E, magari, dormiamoci su. Chissà che sognando, non si riesca a immaginare un mondo più giusto, più umano, più terreno, più naturale, dove la donna, la nostra donna, moderna eroina, riscatta d'un colpo (di doppietta?) la genuinità, la bellezza, la dignità della caccia, che in questi ultimi tempi tanti avvoltoi stanno tentando di distruggere.
In bocca al lupo.