CCT. Qualcuno potrebbe pensare che questo acronimo si riferisca ancora ai vecchi Certificati di Credito del Tesoro. E invece no, di altro credito si tratta. In Toscana, siamo ormai entrati nell'era della Confederazione dei Cacciatori Toscani.
A fine anno, come abbiamo letto anche su Bighunter, i presidenti di Federcaccia e Arcicaccia toscane hanno sottoscritto l'atto costitutivo della nuova compagine e il documento che ne definisce le regole. A giorni dicono che aderirà anche Anuu Migratoristi, che già da tempo sostiene un analogo processo a livello nazionale, che per ora ha dato comunque come risultato l'unificazione di alcuni servizi.
Se si fanno i conti, tenendo presente che qualche migliaio di cacciatori della Toscana preferisce non avere rappresentatività alcuna, le due/(tre) associazioni - punto più punto meno - annoverano nelle proprie file circa il 75% (settantacinquepercento) del variegato mondo dei cacciatori della regione. Ovvero: in un paese di individualisti come l'Italia, in una terra di bastian contrari come la Toscana, tre cacciatori su quattro d'ora in avanti si potranno sentire parte di un'unica organizzazione che pur non essendo una (unica) vera e propria associazione venatoria, a quello sono destinati. Così si legge nelle finalità del sodalizio appena costituito: l'obiettivo, non ci sono dubbi, è l'unità dei cacciatori toscani, la sospirata associazione unitaria di tutti i cacciatori toscani. Per il momento, sviluppando le proprie attività tramite servizi e assistenza offerti agli aderenti e ai loro associati.
Chiari i principi, in sintesi: la valorizzazione della cultura e dell'attività venatoria in tutte le sue forme; l'affermazione di una moderna cultura della conservazione e della fruizione sostenibile delle risorse naturali; la tutela dell'ambiente e del territorio, delle risorse faunistiche, con i cacciatori protagonisti dello sviluppo sostenibile dell'ecosistema e dell'economia rurale, con azioni di carattere promozionale, gestionale, formativo e informativo, in stretto rapporto con organizzazioni, enti, istituzioni che ne condividano obiettivi e programmi; la collaborazione con i soggetti istituzionali competenti, nelle forme disciplinate da appositi protocolli, nel campo della protezione civile e in altre attività coerenti con le proprie finalità statutarie; con le istituzioni locali, le Università e il mondo scientifico, gli Ambiti Territoriali di Caccia ed altri enti operanti nel settore faunistico anche attraverso precise attività di ricerca e monitoraggio degli habitat e della fauna selvatica. E ancora: la promozione dell'immagine della caccia, l'attenzione particolare alle nuove generazioni, al mondo della cultura, della scuola, promuovendo specifici progetti e iniziative tesi a valorizzare la figura del cacciatore e della caccia come soggetti di utilità sociale.
Il sostegno delle proprie attività tramite la costituzione di strumenti di supporto giuridico, legislativo e legale. Nello specifico, la CCT si adopererà nella promozione diretta di corsi per aspiranti cacciatori, di specializzazione e formazione nella gestione faunistico venatoria, nella formazione e nell'aggiornamento per le Guardie Giurate Venatorie Volontarie, di integrazione delle attività di vigilanza sul territorio, gestione di strutture e istituti faunistici e faunistico venatori, tutela e riproduzione della fauna selvatica con particolare impegno alla lotta per il bracconaggio, organizzazione di manifestazioni sportive con particolare riferimento a cinofilia, tiro a volo e a segno (Enci e Fidasc in particolare), tiro con l'arco, falconeria, costituendo centri di assistenza venatoria (CAV), sviluppando servizi e convenzioni per gli associati, e provvedendo a nominare i propri rappresentanti nei comitati degli ATC e nei relativi organi consultivi e di rappresentanza.
Un vero e proprio progetto di revisione, coordinamento e unificazione, anche se per ora ognuna delle associazioni che vi hanno aderito o vi aderiranno manterranno la propria struttura e autonomia. Una specie di lunga – speriamo non lunghissima – luna di miele, alla fine della quale il volto dell'associazionismo toscano c'è da augurarsi che si traduca in quello che tutti, ma dico tutti (salvo qualche rara eccezione) i cacciatori chiedono da tempo.
Un progetto lungimirante, che sicuraamente è di conforto anche alla Regione, che sta marciando a passo svelto nel tentativo di aggiornare il sistema. Prima di Natale ha organizzato una partecipatissima conferenza sugli ungulati, che ha consentito un confronto fra le varie e diverse parti interessate, al fine di elaborare proposte di modifica della legge nazionale. Stessa cosa, con gli stessi obiettivi, verrà proposta il prossimo 24 gennaio, con la conferenza sulle Conoscenze toscane sulla fauna migratoria. E qui, di cose da dire e da...insegnare ce ne dovrebbero essere abbastanza, visto che anche di recente la Regione Toscana ha prevalso su i soliti ricorrenti contro il calendario venatorio, ottenendo ampia soddisfazione da una sentenza che ha dimostrato che se si vuole i dati scientifici per sostenere certe scelte ci sono, più aggiornati e più attendibili di quelli dell'Ispra.
Così farà infine il 21 febbraio, con le stesse finalità, richiamando l'attenzione degli addetti e di tutti gli interessati sulla gestione della piccola fauna stanziale.
Il patrimonio faunistico toscano è davvero consistente, a volte anche problematico, la sensibilità venatoria e la cultura faunistica e ambientale che ne derivano sono altrettanto importanti. Quello che molti si augurano è che anche grazie a questo processo di unificazione (riunificazione dopo un mezzo secolo), in Toscana, si associno di nuovo tutte le forze vive e vivaci della caccia per rilanciare un'attività, antica quanto l'uomo, ma ancora determinante per il futuro dei nostri preziosi ecosistemi.
Franco Vannini