Il sospetto che si potesse creare una sorta di corsia preferenziale negli uffici del Ministero dell'Ambiente a vantaggio delle aspettative di una certa associazione animalista, il cui presidente, il dott. (ma non era geometra?) Fulvio Mamone Capria, è anche il Capo della Segreteria del neo ministro, appare sempre più fondato. Il paventato conflitto di interessi purtroppo c'è. Specie se quell'associazione sollecita il Governo (e quindi lo stesso Ministero dell'Ambiente) a invadere il campo di altri leciti interessi, perfettamente legali e in linea con le disposizioni comunitarie. Specie se il megafono della Lipu, in nemmeno una decina di giorni dalla suddetta nomina, diventa, come sembra, il megafono del Ministero dell'Ambiente.
Le recenti mosse di uno e dell'altro nei confronti della caccia non lasciano molto spazio all'immaginazione. Lo stesso Ministro Costa (persuaso dal suo fido Capo della Segreteria? O dal purtoppo noto suo predecessore - e, dicono, di ambedue mentore - Alfonso Pecoraro Scanio? Chissà), ha già dimostrato una certa fretta nel cambiare le carte in tavola, in peggio, nei confronti dei cacciatori. Nonostante l'annunciato Piano europeo per la gestione della tortora non sia ancora stato approvato, il Ministero ha deciso, in piena autonomia, di inviare un invito generalizzato alle Regioni affinché si astengano dall'autorizzare la caccia in preapertura alla tortora. La cosa buffa è che lo ha fatto contraddicendo il suo stesso istituto (Ispra), che ha già dato pareri favorevoli ad alcune regioni. Ancora più strano è che quella circolare, firmata dalla Direttore Generale Giarratano, si dice espressamente che la specie in Italia è stabile (è classificata “Least concern” dall’International Union for Conservation of Nature, EU 2015 ovvero la categoria di specie animali a più basso rischio, a cui appartengono le specie abbondanti e diffuse), e non interessata, se non in misura marginale (in minimissima parte la Liguria, che però non ha chiesto la preapertura) dalla rotta migratoria occidentale, considerata in declino. Dunque, dopo aver affermato papale papale che “non appare necessario attuare, al momento, una sospensione del prelievo venatorio”, con un doppio salto mortale carpiato, si chiede alle Regioni di evitare di autorizzarne la preapertura. Dato che la tortora è cacciata praticamente solo in preapertura, come la chiamereste voi questa posizione, se non una presa per i fondelli?
Ecco dunque quale sarà la linea scelta dall'accoppiata Costa-MamoneCapria sulla caccia: giocare d'anticipo, con la scusa della maggior precauzione possibile, in forma restrittiva. E se il buongiorno si vede dal mattino, che altro dovremo aspettarci, visto che la Lipu, bontà sua, ha già rivolto al Governo un caloroso invito a ridurre la lista delle specie cacciabili in Italia, perché per alcune si sono individuate riduzioni nei contingenti europei, per altro dovute tutt'altro che alla caccia? Hai voglia a ripetere, dati alla mano, che la caccia non ha proprio alcun ruolo in certi declini generalizzati e che i cacciatori (tra l'altro più che dimezzati rispetto a 30 anni fa) sono loro stessi vittime del fallimento ambientalista, delle associazioni in primis, tra cui Lipu, che come è sotto gli occhi di tutti sono risultate inefficaci nel fermare inquinamento e perdita degli habitat, gli unici colpevoli del generale degrado ambientale, complice un colpevole disinteresse a tutti i livelli.
E se l'unica soluzione a cui hanno pensato è quella di chiudere la caccia a sette specie in declino (secondo gli standard spec di Birdlife, che ricordiamolo, non hanno alcuna valenza ai fini giuridici, come stabilito da diverse sentenze della giustizia amministrativa), allora si preparino pure ad ulteriori emergenze per la tortora, la pernice bianca, la coturnice, la pavoncella, il moriglione, il tordo sassello, l'allodola. Se soffrono, soffrono a causa dei cambiamenti climatici e della distruzione del loro habitat naturale, come garantisce la stessa Lipu, contraddicendosi nelle conclusioni. Accanirsi contro la caccia non migliorerà la situazione, ma porterà solo qualche consenso in più alla Lipu, che langue di consensi e di fondi per carenza di vocazioni, visti anche i risultati.
A tutto questo la caccia italiana si deve ribellare, deve richiamare con forza agli impegni primari sia il ministro sia le distratte associazioni ambientaliste, compreso i presidenti con la doppia cinghia di trasmissione. Di sicuro, la caccia si dovrà adoperare per contrastare con maggiore vigore e impegno i veri dissesti ambientali, le spocchiose emergenze faunistiche, mascherate con inutili e vessatorie campagne che tutto otterranno, meno che proteggere quel bene primario, la fauna selvatica, a cui noi siamo indissolubilmente collegati.
Cinzia Funcis