E' stato uno dei crucci dell'ingegner Santarelli. “Una cosa semplice e spiegata bene – ripeteva - che stranamente non si capisce o non si vuole capire. E in più ci sono quelli che lo fanno apposta per farmi incavolare. Anche fra gli addetti le cose non vanno meglio, e neanche miglioreranno, lo sento”.
Purtroppo aveva ragione: di anni ne sono passati, ma spesso si continua a definire cinofili tutti coloro che si interessano del cane di razza pura. E' sbagliato.
Il cinofilo, dal greco Kynos e philos, significa semplicemente amico del cane, puro o bastardo che sia, mentre il cinotecnico è, appunto, il tecnico che si occupa di una i più razze. Propone gli standards o le modifiche, giudica nelle manifestazioni, e possiede profonde conoscenze sulle razze canine pure. Infine il cinologo è colui che si interessa delle razze canine e scrive sulle medesime anche su argomenti che non sono esclusivamente tecnici; quando invece li tratta, diventa un cinotecnico. E sarebbe anche bene che lo fosse sempre, ad evitare confusioni.
Da noi purtroppo ci sono sempre stati pochi cinotecnici e molti cinologi, che appena riescono a maneggiare una penna scrivono e dettano sentenze.
Il confronto poi con la stampa estera, salvo poche eccezioni, è imbarazzante. Molti degli articoli pubblicati sulle nostre riviste non si reggono tanto per il loro contenuto quanto per le foto, spesso neanche belle dal lato cinotecnico.
“Gli articoli non si guardano, diceva Santarelli, ma si leggono, e le foto o il disegno devono essere un completamento dello scritto e non soltanto un ornamento della rivista”.
E' vero, dopo ormai tanti anni, forse non è cambiato niente.