In mezzo allo sconquasso generale, ancora in periodo di incertezza pandemica, con la caccia che arranca ad ogni preapertura, se davvero vogliamo bene alla caccia dobbiamo affrontare il precario presente e l'incerto futuro con ottimismo. Si, con ottimismo, perchè siamo - dobbiamo essere - convinti di possedere la soluzione.
La cabina di regia, la nostra stanza dei bottoni, lo vediamo tutti, non riesce a tornare ai fasti del migliore UNAVI. Con tutte le associazioni arroccate in difesa del proprio particulare, se ne sa qualcosa solo quando c'è un'emergenza, e non sempre, visto che a volte, specie in periodo di tesseramento, non si trova l'intesa. Sia al centro che in periferia, dove prevalgono i problemi locali, che non sempre corrispondono a quelli nazionali.
Ma, ottimisti fino al midollo, ci dobbiamo convincere che ci siano argomenti su cui tutti siamo d'accordo. Ci devono essere.
Qualcuno potrebbe dire: ma per questo c'è la Face di Bruxelles, c'è la Fondazione UNA, organismi che a prescindere da chi ne fa parte, tutelano e rappresentano il mondo della caccia italiana. Vero, siamo d'accordo. Ma proprio perchè qualcuno se ne sente escluso, perchè nonostante tutto, nonostante il loro impegno, il loro prestigio, le loro iniziative, evidentemente manca ancora qualcosa. Manca quella condivisione fra le associazioni venatorie, tutte, che potrebbero davvere fare la differenza.
Quindi, a mio parere, manca qualcosa che riesca a mettere d'accordo tutti. O almeno la stragrande maggioranza dei cacciatori italiani che credono ancora nell'importanza e nell'efficacia dello stare insieme. Poche cose, per cominciare, ma sulle quali nessuno abbia da obiettare.
Nessuno ha la bacchetta magica, ovviamente, ma nel concreto, attivando tutti i canali della multiforme rete della fratellanza venatoria, si potrebbe giungere a risultati sicuramente eccellenti. Facendo cosa? Professando verità. Il nostro modo di vedere le cose della campagna, della natura, della società.
Altrove, ma non tanto lontano, in un mondo ormai ridotto a un villaggio o poco più, dove situazioni analoghe alla nostra hanno imposto un nuovo e diverso approccio al problema, possiamo attingere qualche idea per rilanciare una compagine simil-UNAVI (con tutte, tutte le associazioni che ne facevano parte: la cabina di regia insomma), che si faccia carico di rappresentare i nostri punti di vista. La si potrebbe chiamare FR&E (Fondazione Ruralità Ed Ecologia), tanto per dimostrare che vogliamo occuparci dei nostri territori nell'interesse di tutti, nel rispetto della lobertà di tutti, e quindi anche della nostra.
Per fare cosa? E qui si potrebbe articolare un enunciato su cui tutti noi convergere. Eccolo:
- Usiamo la scienza per promuovere la gestione della selvaggina e della fauna selvatica come parte essenziale della conservazione degli ambienti naturali.
- Sviluppiamo tecniche di gestione della selvaggina e della fauna selvatica su base scientifica.
- Promuoviamo i nostri progetti in ambito rurale e ambientale, e offriamo un servizio di consulenza in loco su tutti gli aspetti della gestione della selvaggina e della fauna selvatica, per favorire il miglioramento del territorio rurale e della fauna, nell'interesse dell'intera comunità.
- Forniamo indicazioni al governo nazionale e locale e al parlamento, con solide basi scientifiche per favorire efficaci politiche ambientali.
- Sosteniamo le migliori pratiche per le attività all'aria aperta, che contribuiscano a migliorare la biodiversità nelle campagne.
Perchè lo facciamo? In poche parole, perchè crediamo che:
- La ricerca scientifica dovrebbe sostenere le pratiche di conservazione sostenibile.
- La gestione della selvaggina e della fauna selvatica è il fondamento di una buona conservazione.
- Le attività all'aria aperta (in particolare la caccia, il tiro e la pesca) possono contribuire in modo sostanziale alla conservazione del paesaggio, degli habitat e della fauna selvatica.
- Il rapporto interspecifico fra gli animali selvatici, e in particolare il controllo delle specie opportuniste, sono parte essenziale di un'efficace conservazione della fauna selvatica, delle risorse agricole e dell'ambiente.
- Una buona conservazione va di pari passo con un saggio uso del territorio.
Pensate che cose del genere siano condivisibili da tutti noi che viviamo per la caccia?
Io me lo auguro.
Alessandro Morin