L'attività in un certo senso sovversiva degli animalisti, che ormai lavorano dentro le istituzioni, proprio come fanno le lobby più potenti, è tutt'altro che innocua. Arriva a minare nel concreto la vita di tutti noi, frapponendosi in maniera dogmatica e del tutto avulsa dalla realtà, il nostro diritto alla salute. Se ne è accorto anche Sergio Rizzo, celebre editorialista di Repubblica (coautore per esempio del best seller La Casta insieme a Gian Antonio Stella), che nell'articolo Il parlamento e gli animali, svela agli italiani l'incredibile trama ordita da una schiera di parlamentari animalisti fino ad arrivare ad imporre divieti alla sperimentazione scientifica, di fatto tagliando le gambe alla ricerca italiana e a decenni di progressi made in Italy in campo medico.
L'ultimo tassello di questa vicenda è stata la votazione al decreto Milleproroghe della deroga che permette di superare uno scellerato divieto alla sperimentazione imposto anni fa. Come giustamente fa notare Rizzo, è accaduto che mentre il Ministro della Salute Speranza lodava i ricercatori italiani per aver isolato il coronavirus, membri del suo partito (LeU), miravano ad escludere totalmente la possibilità di sperimentare certi farmaci sugli animali prima che sull'uomo. Ovvero a rendere esecutiva la disposizione approvata nel 2013 grazie alla crociata brambilliana, che incredibilmente riuscì, con l'appoggio dei grillini, ad inasprire le norme sulla sperimentazione in Italia in fase di recepimento della direttiva europea sul tema. Peccato che quei divieti, sperimentazione di farmaci sugli animali e xenotrapianti (ovvero utilizzo di organi animali per trapianti negli umani, di cui ha usufruito anche un tale Silvio Berlusconi, convertito all'animalismo ad intermittenza) non fossero per nulla parte di quella Direttiva, pensata dall'Europa dopo un difficile dibattito che aveva dovuto giungere ad una sintesi per tutelare sia gli animali che l'importanza del progresso scientifico per la cura di brutte malattie.
Una sciagura contro cui si è schierata l'intera comunità scientifica (o per lo meno quella più accreditata), fino ad arrivare alle proroghe che di tre anni in tre anni ci hanno fatto giungere fino ad ora. Nella competente commissione parlamentare si è allora tenuto un concitato dibattito tra chi voleva eliminare del tutto la proroga (Leu) e chi, Pd, ascoltando gli appelli dei ricercatori, avrebbe voluto almeno una nuova scadenza di tre anni. L'ha spuntata la mediazione di un solo anno di proroga. Il che significa che, nell'incertezza normativa, la ricerca italiana perde finanziamenti, arretra e arranca, cedendo il passo a Paesi che possono contare sul supporto dei loro Governi e dei cittadini. A questa situazione bisogna aggiungere le continue incursioni dei tribunali amministrativi sulla base dei ricorsi animalisti. Come successo con l'ultima eclatante decisione del Consiglio di Stato, che, con la firma del Presidente di sezione Franco Frattini, ha ritenuto di sospendere in via precauzionale la ricerca Lightup sui macachi dell'Università di Torino sulla base dell'insistenza della Lav (la Lega AntiVivisezione, anche se la Vivisezione di fatto in Italia non esiste più da decenni), non curandosi del fatto che la prassi autorizzativa di questo tipo di ricerca prevede un preciso iter tecnico che già esclude tali precauzioni a norma di legge.
Una questione molto seria dunque che meriterebbe la massima attenzione, ma anche coraggio da parte della politica, sempre più preoccupata di tirare a campare che del bene tangibile dei cittadini. Del resto, come ben delinea Rizzo, con una maggioranza sbrindellata come quella che abbiamo e un governo che altro non fa che sedare liti tra galletti, c'è poco da sperare. Rizzo fa anche notare come metà delle sedici proposte di modifica dell'articolo 9 della Costituzione per introdurre la tutela ambientale in Italia, mirano a tutelare anche gli animali. Ecco che piega ha preso nel nostro Parlamento il “sacrosanto furore ambientalista”, come lo definisce l'editorialista di Repubblica.
Cinzia Funcis