Come in occasione dell'Apertura, anche a chiusura della caccia le leghe anticaccia organizzano il solito can-can per dimostrare che la nostra attività è la più pericolosa del mondo. Cosa ormai ampiamente smentita, con dati di fatto, statistiche, comparazioni. Ma, tant'è. Questi signori, che ormai sono stati smentiti anche dalla storia - e mi riferisco in particolare a coloro che un tempo si dichiaravano ambientalisti e che oggi si dovrebbero vergognare solo ad affacciarsi in pubblico, mentre invece si stanno sempre più chiaramente riciclando in quei tristemente noti movimenti animalisti, che snaturano addirittura il normale senso del pudore, soprattutto quando danno più valore a un topo o a nutria piuttosto che a un essere umano - questi signori perseverano nelle loro manfrine pelose, aggregando dati che nulla ci azzeccano con l'attività della caccia.
Per esempio, per dare sostanza ai loro assunti, annoverano fra le “vittime” anche quei poveri malcapitati (casualmente cacciatori) che a volte soccombono per infarti, malori, cadute, e perfino incidenti stradali.
Così impariamo dal sito della LAC, aggiornato al 21 gennaio 2016, che secondo questa “prestigiosa” associazione le vittime della caccia sarebbero ben 34, mentre se indaghiamo leggendo le cronache riportate sullo stesso sito si scopre che circa una ventina ci hanno lasciato non per cause di caccia, ma per altre ben precise ragioni: due per caduta accidentale, gli altri per infarto o malore non meglio precisato.
Pertanto, pur ricordando che anche una sola perdita umana è da considerare una sconfitta, e tutti noi ci dobbiamo adoperare per raccomandare prudenza e correttezza estrema nel praticare questa attività, ancora una volta corre l'obbligo di denunciare certi atteggiamenti scandalistici, esclusivamente strumentali a un disegno che mira da anni a distruggere la nostra categoria. Bene fanno coloro che, nel nostro mondo, promuovono campagne per la sicurezza, bene facciamo noi tutti a comportarci di conseguenza.
Ma in queste occasioni, probabilmente non basta. Nell'era del web, dove i cosiddetti social sono strumento prevalente nella comunicazione, dovrebbe essere obbligo di tutti noi utilizzarli anche per ristabilire da una parte la verità e dall'altra invitare tutti i nostri amici e followers ad adottare tutte quelle misure necessarie per evitare di contribuire a dare fiato a questi tromboni... sfiatati.
Fate girare, vi prego!
Matteo Ruini
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