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MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALEE Jules Verne diventò anticaccia CULTURA RURALE E CULTURA URBANA A CONFRONTOL'Enpa insulta i cacciatoriSELVAGGINA IN AIUTO DELL’ECONOMIAAmerica: un continente di vita selvaggiaLA LIBERTA’ DI STARE INSIEME A chi giova la selezioneLA CACCIA COME LA NUTELLA?LUPO, CHI SEI?Le fonti energetiche del futuro: nucleare si o no?TOSCANA: ARRIVA LA NUOVA LEGGEA caccia con L'arco... A caccia con la storia...Interpretazioni e commenti di nuova concezione10 domande ai detrattori della cacciaIL BRIVIDO CHE CERCHIAMOLa caccia come antidoto alla catastrofe climaticaPer una educazione alla natura E' IL TEMPO. GRANDE, LA BECCACCIA IL CAPRIOLO MANNAROCONSIDERAZIONI E PROPOSTE PER IL FUTURO DELLA CACCIA IN ITALIACaccia - anticaccia: alla ricerca della ragione perdutaAllarmismo e vecchi trucchettiAncora Tozzi ?REALISMO, PRIMA DI TUTTOLe invasioni barbaricheAPERTURA E DOPO. 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Editoriale

PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE


lunedì 15 febbraio 2010
    
Tutti noi conosciamo Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food, il guru del recupero del bel tempo andato, non quello della nostalgia, delle chiacchiere a vuoto, senza fare. No. Quello del fare, possibilmente senza chiacchierare. L'uomo che, partendo da Brà, in Piemonte, sulla civiltà rurale ha costruito un impero, tanto da meritare già qualche anno fa una copertina sul più importante magazine del mondo, Time. L'uomo che ogni due anni, a Torino, è il protagonista del Salone del Gusto. E ogni altri due anni, in alternativa, celebra a Brà l'apoteosi dei formaggi della tradizione. L'uomo che ha fondato, ed è qui che vogliamo arrivare, la più grande rete mondiale delle culture rurali. Terra Madre, che raccoglie a Torino la voce e le esperienze di migliaia di contadini provenienti dai più sperduti e dimenticati anfratti del pianeta. E' a lui che bisogna chiedere, è a lui che ci dobbiamo riferire, se vogliamo ragionare di tutela della nostrana cultura rurale.

Non è, diciamolo subito, persona a cui guardare con sospetto. E' persona schietta, che dice pane al pane e vino al vino. Persona che, nel ricordare le origini della sua creatura, Slow Food, non esita a ricordare che l'idea gli venne ormai alcuni decenni fa, ospite degli amici (compagni?) di Montalcino (Siena), che l'avevano invitato per la Sagra del Tordo.. Sagra che allora si celebrava con decine di schidionate di tordi che arrostivano rigirandosi su rossi tappeti di brace. Una festa di popolo. Un popolo contadino, che celebrava i propri riti alla maniera delle antiche feste di Bacco. Vino buono (quale?, se non il Brunello), allegre tavolate, trionfi dei prodotti della campagna, canti, balli, giochi, richiami alla vita agreste. E in campagna, allora come in antico (ma anche ora), la caccia, la cacciagione, la facevano da padrone.

Ecco, questo è l'uomo. E' colui che ha fondato l'Università di Pollenzo, dove con mirabile esempio, ai mille valori e sapori della tradizione si coniugano antiche sapienze, scienza applicata, ricerca, etica, mercato. Perché se vogliamo che le culture cosiddette rurali abbiano un presente e possibilmente un futuro, le dobbiamo collegare con le sensibilità della gente di oggi ma anche  col mercato. E il mercato, oggi, è spietato, non guarda alle ciance, vuole vedere i fatti.

Bene. Ma non stiamo a cantare le lodi del Carlino “mondiale”, non basterebbe un giorno per elencare tutti i suoi meriti nella difesa soprattutto della nostra cultura rurale. Veniamo a noi.

Di recente, il Carlinpetrini è uscito con una notarella  (“Terra, Terra!”)  su “La Repubblica”, quotidiano non certamente vicino ai cacciatori, per richiamare l'attenzione dei lettori e dell'opinione pubblica in generale proprio sul concetto di cultura rurale. O, meglio, per sfatare un consolidato luogo comune, che fa del mondo agricolo un ricettacolo di arretratezza, in opposizione al paradigma che fa dell'industria e del profitto un credo, e del consumo l'unico metro per giudicare vivacità e vitalità di una società e delle persone che la compongono. Una visione che ci ha sprofondato, dice lui, in una crisi economica e climatica, ecologica e politica, finanziaria e umana. Rispetto alla quale, precisa, è necessario un cambio “che deve partire dal settore agricolo”. Abbandonando l'idea che si possa produrre cibo senza contadini, “senza umanità nelle campagne”.
 
La rivoluzione, insiste deciso, potrà partire da quando capiremo che l'agricoltura è un settore strategico, e se riuscirà a portare i giovani nelle campagne, “che si possano prendere cura del nostro cibo, del nostro verde, dei nostri paesaggi, della nostra biodiversità”. Facendoli vivere, i giovani, in campagna, serenamente, con i servizi giusti (banda larga, opportunità sociali, botteghe, luoghi di svago).  Auspica insomma, a difesa della buona cultura rurale, fatta più di contadini che di “imprenditori agricoli” (ovvero “industriali della campagna”), che questa agricoltura giovane sia in grado di investire anche in risorse energetiche rinnovabili, rilanciare varietà colturali e razze autoctone, far da traino per un rinnovato rispetto per l'ecosistema e per tutto il “bello” del nostro Paese, attraverso la ricerca, nelle nostre università, collegando le vecchie e le nuove tecnologie, senza troppe macchine, senza OGM. “Si tratta di ricostruire la nostra agricoltura – conclude - che sa essere varia, presente nei territori, custodita dai cittadini come l'orgoglio e la salvezza del nostro Paese”.
 
E fin qui, ci siamo. Anche noi riteniamo che questa sia la strada su cui i nostri agricoltori, i nostri amministratori, i nostri rappresentanti si debbano impegnare. Oggi, non domani. Il messaggio è chiaro. Il nostro Paese non dispone di grandi estensioni territoriali. Non può pensare quindi di presentarsi concorrenziale sul piano dei  numeri, della quantità. Nel contempo, dovrà crescere una nuova generazione di “contadini”, più colta, più sensibile, più preparata, meno attaccata al profitto fine a se stesso, in grado di coniugare pratiche frutto delle saggezze millenarie con gli ultimi ritrovati della ricerca e della tecnologia, che salvaguardi l'ambiente in sé, non solo per l'immediato (impoverendo e inquinando i suoli), ma anche per le future generazioni; non solo per raccoglierne i prodotti e venderli, ma per mantenere fruibile un patrimonio ambientale (territorio, paesaggio), nell'interesse non solo dei consumatori ma dei consumatori/cittadini. Proprio in questo periodo, stanno uscendo notizie che mettono in evidenza i danni di un'agricoltura (e di una zootecnia) esasperata.  Quello che serve, è invece una cultura della ruralità, che si impegni a portare in campagna le nuove generazioni di cittadini (sottraendoli alla “cultura metropolitana” ) e che porti in città una “cultura rurale” non più fatta di luoghi comuni, che collegano ingannevolmente “il bel tempo andato” (ma era poi davvero un “bel tempo”, o era intriso soprattutto di  di fatica e di miseria?) con prodotti alimentari sfornati invece da una vera e propria disumanizzata catena di montaggio. Allo stesso modo, sarebbe opportuno “aggiornare” gli argomenti di un “pensiero” ambientalista/animalista, quello nostrano, che ormai arranca poggiando i piedi malfermi su vecchi slogan, che funzionano – purtroppo - ormai quasi esclusivamente nei confronti dell'anello più debole della catena: la caccia.

E la caccia, appunto, come la possiamo collegare a questo nuovo modo, rivoluzionario secondo Petrini, di intendere il rapporto con la campagna? Le polemiche di questi giorni – aspre, che sicuramente non giovano al nostro mondo, aldilà dei paventati complotti da parte di fantomatici burattinai, su cui è meglio sorvolare per carità di patria -   fanno registrare un ulteriore intervento (ancora su “La Repubblica”) dell'uomo di Brà, il quale, pur non risparmiando spunti critici nei confronti della caccia odierna, tiene a ricordare che “atavismo e passatismo ci proiettano fuori dal mondo”. La soluzione, ripete, sta nel giusto equilibrio fra i diversi modi di vedere il problema. In sostanza, anche sulle auspicate nuove regole (volendo interpretare: emendamento alla Comunitaria e sostanza della proposta Orsi) non c'è da scandalizzarsi. L'importante è che il problema venga affrontato con saggezza, tenendo conto dei valori culturali e di un patrimonio naturale a cui tutti teniamo, primi fra tutti noi cacciatori.
 
Senza dimenticare però che si vive nell'oggi, dove scienza, ricerca e tecnologia ci possono aiutare a capire e a interpretare la realtà, per fare in modo che – consapevoli del doppio ruolo, quello di cacciatori e di cittadini – si faccia in modo che tutto questo bendiddio possa essere goduto armonicamente, oggi, ma anche domani e dopodomani. “Una caccia, insomma, dicendola con Petrini, che rientra nei compiti di una moderna gestione del territorio”. Una caccia che, come la moderna, nostrana, “cultura” di cacciatori e cittadini, sappia rendersi conto che noi abbiamo bisogno di “vivere” nel mondo che ci circonda e ci nutre (e consente a tutti coloro che hanno questa nostra antica passione di ricongiungersi alla “grande madre”), ma che il mondo, e le tante creature meravigliose che ancora lo popolano, hanno pure un disperato bisogno di noi.

Francesco Luchi
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39 commenti finora...

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

A DUBBIOSO RISPONDO: ANCHE I FRATELLI SALVI ( LA UN BIANCA TI DICE NULLA ? ) AVEVANO LA FEDINA PENALE PULITA ANZI ERANO POLIZIOTTI. NON C'E' BISOGNO DI UN PORTO D'ARMI PER USO CACCIA PER AVERE I MEZZI PER UCCIDERE QUALCUNO. LO SI PUO FARE I MILLE MODI: CON UN BASTONE , PER ESEMPIO, SI PUO' UCCIDERE LA MOGLIE INFILANDOLE LA TESTA NELLA PENTOLA DI ACQUA BOLLENTE. UN MARTELLO PUO' ESSERE UN ALTRO MEZZO. QUELLO CHE DISTINGUE UN ASSASSINO DA UNO PULITO E' UN FILO MOLTO FLEBILE . NON POSSIAMO TEMERE CHE POTREMO DIVENTARE COME QUEL SUOCERO CHE HA UCCISO L'EX MARITO DELLA FIGLIA SOLO PERCHE'AVEVA UN FUCILE DA CACCIA LEGALMENTE DETENUTO. COME HO DETTO PRIMA SI PUO' UCCIDERE CON QUALSIASI MEZZO.

da V 18/02/2010 16.42

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

I sondaggi si devono fare a ridosso della cultura rurale,non in centro milano o roma !!!

da JO 68 17/02/2010 22.03

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Non è solo questione nel 2010 di tessere, ma di mediaticità! Ricordo che, veniva proposto di vietare l'acceso del cacciatore nei fondi privati.... di conseguenza nessuno poteva camminare in campagna, visto che è tutto terreno privato.... da li capì quanto assurdo era il comunismo in Italia. (come ora) pensare che era principio di lotte sociali,popolari e rivoluzionarie dell'ottocento (carlo marx, open field etc..) Il punto è che se sono a favore della caccia secondo i media solo l'80% degli italiani, eè anche vero che piu' del 90% dei contadini sono cacciatori o favorevoli.... é quindi importanteche come a detto qualcuno l'altra sera xhe parli di ambiente solo chi lo vive! Viva la caccia vivamaria!

da Verre maremmano 17/02/2010 19.41

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Non è solo questione nel 2010 di tessere, ma di mediaticità! Ricordo che, veniva proposto di vietare l'acceso del cacciatore nei fondi privati.... di conseguenza nessuno poteva camminare in campagna, visto che è tutto terreno privato.... da li capì quanto assurdo era il comunismo in Italia. (come ora) pensare che era principio di lotte sociali,popolari e rivoluzionarie dell'ottocento (carlo marx, open field etc..) Il punto è che se sono a favore della caccia secondo i media solo l'80% degli italiani, eè anche vero che piu' del 90% dei contadini sono cacciatori o favorevoli.... é quindi importanteche come a detto qualcuno l'altra sera xhe parli di ambiente solo chi lo vive! Viva la caccia vivamaria!

da Verre maremmano 17/02/2010 19.40

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

però Zaia ci mette prodotti nostrali, infatti lo chiama McItalian. E' un'operazione di marketing che Petrini non ha gradito, comunque è qualcosa che richiama l'attenzione ai valori della nostra campagna, utilizzando un portatore alieno. Al'epoca del referendum, ci fu chi utilizzò lo slogan degli anticaccia (CACCIA, NO GRAZIE) per contestare l'operazione, e venne fuori Baggio (sulla copertina di Diana)che diceva REFERENDUM, NO GRAZIE. Non andò male, nonostante che Occhetto avesse provato a convincere gli arcicaccini ad andare a votare. Adesso Veneziano, seguace (meno carismatico, e probabilmente meno esperto di politica) di Fermariello, ci riprova. Non gli è bastata la batosta di allora. Faccia pure. Resterà solo. La mia tessere ARCI l'ho già strappata da tempo.

da Nello 17/02/2010 17.08

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Alla cultura rurale ora ci pensa Zaia, che sponsorizza MacDonald perchè mette la cremina di carciofi in quel panino immondo.

da born_to_hunt 17/02/2010 15.55

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Scarpe grosse e cervello fino

da Fromboliere 17/02/2010 10.57

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

E' NOTIZIA DI OGGI. PETRINI ANDRA' A INSEGNARE COME MANGIARE A OBAMA. SLOW FOOD, PROFDOTTI E CUCINA ITALIANA. VI SEMBRA POCO? DATE RETTA. CHIEDIAMO A LUI CHE CI DICA COSA E' CULTURA RURALE. CHE NON E' COSA DA GEOMETRI. SEMMAI DA CONTADINI

da BERTOLDO 17/02/2010 10.48

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

evviva l'ottimismo, ma chi ha paura ?....

da Fromboliere 17/02/2010 9.06

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

si vota e qualcuno ha paura che i 4 milioni epassa di voti dei cacciatori vadano alla LEGA o al partito di caccia e ambiente

da nappa 17/02/2010 7.42

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Caro Fromboliere, ben venga associazione unica o partito politico, nel post di cui sopra, mi riferivo ai cacciatori e i propri familiari, contando anche su chi vive dell'indotto inerente alla caccia, potremo aspirare a diventare moneta sonante. Ricambio il saluto e l'augurio di lunga vita al lupo

da Nato cacciatore 16/02/2010 18.46

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

X Nato cacciatore: il compito dell Fantomatica Unica Associazione Venatoria sarebbe quello, per farti un esempio immediato di essere unica nostra rappresentate da Bruno Vespa, i politici non hanno spazio all'interno di essa. Quando si andrà a votare ogni cacciatore voterà liberamente....magari anche per cacciaambiente, se esistesse ancora. Ti saluto e che il lupo viva

da Fromboliere 16/02/2010 18.21

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Concedetemi di dire la mia, la speranza è riposta nella coesione di base, non nella vittoria del partituccolo, in poche parole, la presa di coscienza dei cacciatori,(spero la maggioraza) porti a una larga adesione, e di conseguenza ci porti ad essere considerati una moneta di non poco valore, che abbia un certo potere di acquisto, (tanto per rifarci alle leggi di mercato) sarebbe sciocco e illusorio pensare che con la creazione del partito dei cacciatori, di risolvere tutti i nostri problemi dall'oggi al domani, ma almeno eliminado la frammentazione creata da tutte le AA.VV. si venga considerati un po' più appetibili da chi usa la politica per i propri interessi.(tutti) Vero è che al momento ci sono problemi ben più gravi e penosi per il nostro paese, e c'è chi pensa che i voti per il partito dei cacciatori è un voto contro il momento attuale, ma è altrettanto vero che la nostra classe politica, senza distinzione di colore, riesce a creare solo malcontento diffuso, io per primo, vivo una situazione lavorativa precaria da oltre 10 anni, (ho 53 anni) e i governi che che si sono succeduti, hanno via via peggiorate le cose, in virtù di tale situazione e non avendo niente da perdere, anche se non potro più andare a caccia, almeno mi levo la soddisfazione di dare il voto a chi nutre la mia stessa passione. In bocca al lupo (e che viva il lupo)

da Nato cacciatore 16/02/2010 16.12

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

e in più devo aggiungere che se non ci fosse tanta incertezza in giro non ci sarebbe nessun 'partituccolo' a bussare mai alle nostre porte. Comunque, nella cabina elettorale ognuno è solo con se stesso, sempre che poi ci vada..... e i risultati saranno legge, quella del menga?

da Fromboliere 16/02/2010 12.51

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

No no Massimo, non è così ma se non mi hai capito vuol dire che non riesco a sintetizzare in poche righe l'insieme dei problemi, dei dubbi, e delle speranze dalle quali siamo scossi da anni. Potremmo lasciare tutto com'è ed abituarci all'idea, potremmo invece delegare il nostro rappresentante associativo, come al solito, ma potremmo anche desiderare di avere di più. Una cosa è certa, sopra tutte, almeno per me: so che non merito alcuna certezza. Ti saluto

da Fromboliere 16/02/2010 12.19

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

...ma davvero speri nelle prossime elezioni? Sei una delle persone più acute che ho il piacere di leggere pertanto non posso pensare tu creda che il cambiamento al quale ci si dovrebbe sottoporre, partendo proprio dai cacciatori, si risolva rapidamente con l'elezione in un partituccolo...

da massimo zaratin 16/02/2010 11.09

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Giusto, Massimo: è evidente che per cambiare le cose dall’oggi al domani, ci vorrebbe un miracolo e se anche avvenisse, alla fine, ce lo meriteremmo? Allora oggi abbiamo ciò che ci tocca, mettiamo insieme le cose buone, partendo dal basso e sempre partendo dal basso diciamo ciò che va buttato. Tra poco ci saranno l’elezioni, è un buon test, sempre che poi lo si riesca ad interpretare, per vedere se lo zoccolo è solido da reggere uno stinco; comunque ha preso vita, più che un nuovo concetto, una nuova speranza. Se qualcosa si realizza davvero, metteremo su un paio di gambette, giusto per far qualche salto e camminare poi verso quell’obiettivo che è l’unico nostro futuro: una Unica Associazione Venatoria, perché una categoria di cittadini, che sempre più parla di cultura associandola ad una attività che sempre più appare cruenta, DEVE assolutamente dimostrare di essere matura e coerente, riconoscendosi in un’ unica organizzazione, nella quale, disciplinatamente, ognuno debba ricoprire il proprio ruolo.

da Fromboliere 16/02/2010 10.54

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Caro Claudio, è vero quando dici che il voto dovrebbe andare in funzione dell’”io” cittadino e non cacciatore ma ci sono moltissimi casi di persone piuttosto sfiduciate dalla politica che ritengono non cambi molto, anzi nulla, votare a destra o a sinistra. Ecco perché un voto ponderato a chi ci sostiene a volte è la miglior soluzione per l’”anima”. Ritornando sull’associazione unica vorrei farvi presente che le cose dette sono state già dette e ridette, anche da tutte le associazioni venatorie. E’ stato creato un coordinamento che ruota attorno al concetto di “cultura rurale”…indubbiamente molto meglio che farlo con le sole ass. venatorie no? Vi hanno aderito ass. ambientaliste, agricole, federazioni di allevatori etc. Se vuoi, caro Claudio, ti terrò informato se la tua ass. venatoria presenzierà alle riunioni perché ho come la sensazione che l’unità tanto osannata, voglia rimanere solo una buona teoria…e mi pare strano che l’amico Incerpi parli di unità delle ass venatorie quando immagino conosca molto meglio di me una situazione che può essere invocata solo sulla carta, e non certo nella praticità. Ritorna comunque il fatto che se le ass. venatorie agiscono in questa maniera, purtroppo, significa che possono farlo. Se i cacciatori, i piccoli presidenti di sezione etc avessero la capacità di reagire contro l’agire, anzi il non agire, dei loro dirigenti e restituissero tessera e capellino per andarsene altrove, o assicurarsi in privato, allora sì potremmo aspirare in breve tempo ad un’unica ass. venatoria. Anche in tal caso, mi pare che la famosa citazione di Ghandi “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” sia azzeccata! Saluti.

da massimo zaratin 16/02/2010 9.24

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

si, ovviamente l'aveva pulita, come quel poliziotto romano che, un paio d'anni fa, con le sue armi (di ordinanza?) fece una strage

da pisani 16/02/2010 9.14

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

scusate, avrei una domada... ma quel siciliano che ha ucciso il genero col fucile da caccia aveva la fedina penale pulita come tutti i cacciatori?

da dubbioso 15/02/2010 23.26

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

non capite un cavolo !! il televoto c'è,serve al ministro prestigiacomo x sapere come la pensano gli italiani,non centra con la trasmissione !!!

da JO 68 15/02/2010 22.27

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Non c’è che dire, la situazione di per sé non si presenta certo come un modello di cui essere fieri. Ma cosa c’è dietro? solo l’ immaturità? l’incapacità di unirsi sotto i veri condivisibili valori, non riuscire a capire che l’unione fa la forza e perseguirla con l’unica risorsa che ormai potrebbe salvarci, cioè con l’istinto di sopravvivenza? Sappiamo tutto di questo istinto perché è quello delle prede che perseguiamo ma non siamo in grado di esumarlo, nemmeno goffamente, abbiamo perso l’uso di determinati sensi, come mai? Siamo tornati ad essere un popolo di mammoni e dobbiamo ancora farci tener per mano! Avere un quasi partito dei cacciatori, in questa situazione, è l’ultimo dei mali, da soli non riusciamo a far di meglio e quindi sono anni che qualcuno, sempre diverso, ci tende la mano, a che prezzo! Anche ora, siamo divorati dall’insicurezza, legittima: perché dover far qualcosa per la caccia, attività molto importante, ma marginale rispetto alle dure realtà che sperimentiamo e dover rinunciare alle nostre ideologie, ancor più esasperate, non esprimendole più con il voto al nostro abituale partito. Quanti accetteranno il compromesso per questa rinuncia? E allora sorge il dubbio, altrettanto legittimo, sul successo del Partito Caccia Ambiente e sul momento storico nel quale viene alla luce e questo ci riporta allo stato iniziale, all’eterno dilemma ed è così che il cerchio si chiude…. sulle nostre teste.

da Fromboliere 15/02/2010 21.48

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

La città rende l'Uomo schiavo della tecnologia, dei mass-media, dei centri commerciali. Ci vogliono privare delle cose più preziose che abbiamo:la terra che coltiviamo, gli animali che alleviamo, la selvaggina che cacciamo. Non permettiamo che questo accada...

da Emanuele Castelli 15/02/2010 19.42

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Pensiamo per astratto - molto per astratto - che la caccia sia una somma di piccole e medie aziende che inesorabilmente tentano di produrre tra mille difficoltà lo stesso identico prodotto. Bene, cosa ne avremmo? Solo concorrenza spietata di "tessera", rincorrendo problemi economici i quali che lo si voglia o no portano via energie immani - basti pensare al problema assicurazione -. Per uscirne c'è un solo modo; unirsi. Questo è il primo passo sostanziale. Più potere contrattuale sia economico che politico, più rispetto da terzi. E dopo l'unione il vero lavoro, riformare e rifondare i quadri dirigenti l'inserimento dei giovani, delle donne e soprattutto di gente che sappia comunicare. Si comunicare, come si fà nel 2010 far conoscere la caccia attraverso ogni cosa, ogni piccola cosa. La caccia "carbonara" quella quasi della vergogna e del silenzio degli ultimi venti anni per contr'altare ci porterà al chiodo. Con appeso il fucile.

da Silvano B. 15/02/2010 19.36

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Signor Incerpi, il suo nome..... si, ho trovato. La ringrazio.

da Fromboliere 15/02/2010 17.36

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Non penso che tu sia pessimista, fromboliere. Probabilmente stai azzeccando tutto. In buona sostanza, io la penso come te.

da Giuliano Incerpi 15/02/2010 17.15

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

X Zaratin: Se la Fantomatica.... avesse le ruote, cosa sarebbe, io condivido con te ogni concetto e non sono nemmeno, non dico l'ultima ruota ma neanche un bulloncino arrugginito. Se ci fosse un vertice ed unico, ti pare che non saprebbe come agire? ti pare che non potrebbe personalizzare, con la presenza, ma anche con la frequenza, un nuovo immaginario collettivo? Qui noi siamo sempre come gli ultimi diseredati, corri a destra e poi corri a sinistra, a piangere: "Ma come.... ti sei dimenticato di noi, eppure il voto te l'ho dato!!" Ma gente mettete la testa sotto l'acqua di una cascata di un ghiacciaio!!!! non voglio cristare..... ma veramente vi credete che i partiti hanno tempo di sezionare i nostri problemi, divisi in: regioni, tipi di caccia, periodi di caccia, ungulati, predatori, cani e via dicendo mentre hanno addosso ministri ambientalisti, anticaccia, associazioni animaliste , mentre l'economia va a rotoli, mentre si deve fare il ponte sullo stretto e le centrali nucleari, mentre si vuole privatizzare l'acqua, la protezione civile e le mazzette volano più degli storni, peppole e colombacci messi assieme? Ma di cosa parliamo di cambiare una legge? in Italia dove non c'è legge che sia comprensibile ma solo interpretabile....saremo sempre d'accapo con centinai di emendamenti. E' l'immaginario collettivo e politico che va affrontato, giorno dopo giorno, da un delegato con due zebedei così grossi e che possa vantare alle sue spalle, almeno, dico almeno, un milione di persone compatte, in formazione a testuggine. La vedo così perché sono pessimista. Ti saluto

da Fromboliere 15/02/2010 17.02

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Ma se la trasmissione è stata registrata giovedì scorso chi è quel demente che ha messo in giro la storia del televoto ?? Peggio dei bambini....

da 30_06 15/02/2010 15.27

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

io spero proprio di sbagliarmi ma mi sà che finito porta a porta stasera ci sentiremo bruciare qualcosa........RIPETO SPERO DI SBAGLIARMI.........

da max1964 15/02/2010 15.25

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

STASERA A PORTA A PORTA ALLE 23.15 SI PARLA DI CACCIA MA E' POSSIBILE CHE NESSUNO SAPPIA NIENTE A PROPOSITO SEMBRA CHE CI SARA' ANCHE UN TELEVOTO CERCHIIAMO DI SAPERNE DI PIU' E SPARGIAMO LA VOCE

da TRALICCIO64 15/02/2010 15.17

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Se avessimo una sola associazione venatoria e quella associazione venatoria si limitasse a parlare solo di caccia, senza occuparsi di ambiente, ebbene...nulla cambierebbe ancora! Se quell'associazione continuasse a non fare nulla per inserirsi in un contesto più ampio, ad ignorare anche slow food per esempio, l'anno internazionale della biodiversità (questo), a non occuparsi del terreno in cui si svolge la caccia, ebbene...nulla cambierebbe ancora! Forse si otterrebbe con più facilità un articolo di legge a noi favorevole ma sicurmente questo non sarebbe sufficiente a salveare la caccia che io continuo ad intendere come qualcosa di più vasto che una semplice ferma ed un botto!

da massimo zaratin 15/02/2010 15.03

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

L'appennino con le relative montagne deve essere liberato dai Parchi!!!

da luigi 15/02/2010 14.53

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

la biodiversità, i prodotti di nicchia, le eccellenze, ove in Italia si riuscisse a farle prevalere sull'agricoltura intensiva, quella delle risaie dove non sopravvive un moscerino, quella degli alienanti megapollai e delle megastalle, potrebbero riportare a dimensione di "paesaggio rurale" l'attuale territorio agroindustrializzato. Lì, nei vecchi appezzamenti tipo "podere", si potrebbe inquadrare anche una presenza di fauna selvatica, e una presenza di cacciatori, "regolamentata" come un tempo veniva regolamentata dalla scarsità di denari e di mezzi di trasporto. In ogni caso, andasse male, abbiamo ancora tutto l'Appennino, che potrebbe tornare a nuova vita, non con le pale eoliche, che sono un bluff (almeno quelle dei megaimpianti; altro discorso se si installassero dei mono impianti familiari o condominiali al posto o insieme alle antenne della televisione)ma con una civiltà "rurale" a dimensione ANCHE di caccia.

da paluzzo 15/02/2010 14.49

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Ciao Zaratin: sull’autoescludersi dai messaggi ci sarebbe da discutere, o meglio da convenire. Come nella politica, anche nell’industria, la caccia la si tira fuori come un panno da cera, per tirare il lucido, ma poi, quando arrivano gli invitati alla festa, la si leva dalla vista, come le scope quando si è fatta pulizia, finiscono nell’armadietto e noi qui siamo, a discutere tra di noi dentro i nostri armadietti dedicati; caccia, Cenerentola in attesa di un Principe. Vi leggo spesso, sul vostro sito e condivido la grande aspirazione di A. Pinotti. Una Unica Associazione Venatoria, aggiungo del mio e vi prego di farlo vostro, non vanto alcun diritto d’autore: durante la riunione di Roma e dopo di essa, tornati tutti a casa, si indìca un referendum sulla necessità di fondere TUTTE le associazioni in una sola, lo so che non servirà a niente ma è ora che invece di divagare su mille argomenti si cominci a pensare, a parlare a votare nel nostro ambiente, per far entrare un tarlo nelle nostre teste che cominci a rodere almeno su un punto: Abbiamo bisogno di una unica struttura rappresentativa a capo della quale ci sia una unica persona che in qualsiasi contesto, sempre e solo lei, ci rappresenti. Non deve essere il politico del partito che salta più in alto ma una persona che, se proprio debba avere un riferimento di partito lo abbia, per lo meno, solo con quello dei cacciatori. Ti saluto.

da Fromboliere 15/02/2010 13.49

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

E’ già così Fromboliere! Curiamo sempre più il corpo e poco lo “spirito”. Condivido quanto riportato nell’editoriale e già tempo fa avevo evidenziato il mancato “inserimento” della caccia italiana nel circuito Slow Food. L’ennesima mancata occasione per la nostra cultura di dire a tutti “noi ci siamo, noi siamo per questa filosofia di vita”. Occasione non certo scappata al wwf per esempio che ha perfino provveduto a premiare Slow Food con il Panda d’oro speciale. Allora io mi chiedo: ma che ci fa quella associazione in un contesto che valorizza la cultura del cibo buono, genuino e tradizionale, quindi per una dieta che sicuramente non esclude animali e selvaggina, mentre le nostre associazioni non ci sono? Ancora una volta si valorizza il concetto di filosofia rurale grazie al benpensare della cultura urbana. Come possono mancare i cacciatori, i pescatori, i fungaioli etc quando si parla di cibo genuino e piaceri della vita? Se ci auto-escludiamo da questi messaggi, oltre ad offrire un’immagine distorta, anche quel messaggio sarà mancante di una componente essenziale, nuovamente in balia dell’ideologia urbana che provvederà a modellarlo a proprio piacimento.

da massimo zaratin 15/02/2010 11.59

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

commento del 29 Gen. Cultura Rurale? è morta e sepolta. Oggi esiste solo la Cultura del Disciplinare. Oggi c’è una parola, magica per chi tiene tra le dita il filo dei burattini, il mercato. E’ questa la futura legge che detterà l’orientamento della campagna, anche in materia venatoria, l’esigenza del mercato. Un concetto impellente, che pare irrinunciabile ha trasformato il senso rurale, per lo meno quello che intendiamo noi. Il disciplinare di larga scala, è la produzione della frutta, della frutta di bosco, del miele e delle marmellate, delle essenze, della verdura e delle conserve, delle primizie, dell’erbette commestibili e medicinali, della lavorazione e del confezionamento a mezzo di automatismi industriali, con il suo rigore, proiettato verso la conquista dei mercati nazionali ed esteri. Questo processo, come già quello degli allevamenti e dei vini necessita di territori. Li necessita per soddisfare le nuove esigenze salutari, ieri ci pensava la nostra nonnina e oggi l’industria se l’è mangiata, come il lupo della favola e noi cacciatori faremo, prima o poi, la fine di cappuccetto rosso. E’ evidente ormai per tutti, da come i burattini, le associazioni ambientaliste, si agitano, mosse dal burattinaio. Parchi, itinerari turistici, nature watching, le vie del vino, del culatello e delle marmellate, i centri di ricerca territoriale, ci cacceranno via, insieme alla nostra selvaggina. Ci offriranno una sola possibilità, quella di applicare alla caccia, non la cultura rurale, bensì le regole del mercato, imponendoci gli stessi disciplinari che ha un prodotto consumistico di qualità. Come già sta avvenendo, la caccia sarà circoscritta in ambiti privati dove noi pagheremo, a privati, perfino il posteggio dell’auto.

da Fromboliere 15/02/2010 11.28

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Ma come fa ad esserci stasera il televoto a Porta a Porta che la trasmissione è stata registrata giovedì scorso? Stiamo all'erta si....Qualcosa non torna!

da Carlo Magno 15/02/2010 10.55

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Stasera, a porta a porta corre voce che ci sarà un televoto stiamo all'erta...........

da clava63 15/02/2010 10.03

Re:PER UNA CULTURA RURALE. MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALE

Per la miseria. Ma allora si fa sul serio. Bene!

da Pasquale Renzini 15/02/2010 9.46