Per caso e per fortuna, un sabato di fine settembre dopo l’invito di Santino, con enorme piacere e soddisfazione ho potuto assistere e vivere come spettatore ad una bellissima giornata di caccia, giornata ricca di contenuti vissuta con delle persone veramente straordinarie.... e nel mio modesto scrivere cerco di raccontarla.
Foto 1 - Uno scorcio dal basso di una parte del territorio di caccia
Foto 2 – Panorama dall’alto
Foto 2 bis - Si cerca qualche indizio, Tobi il fiato delle lepre e Santino i “cacarelli”
Foto 3 – Il tempo di aver fatto “rimettere” la Lepre, i canai con i cani vanno a cercare dove di notte può aver pasturato.
All’invito di Santino, amico ed anche mio paesano (canaio di una squadra di leprai),con il suo permesso, ho deciso di parteciparvi come documentarista.Non sono un esperto di caccia alla Lepre, soprattutto in squadra, per cui dovete prendere per buono quello che sto raccontando. Parlando di tecnica di caccia, nel leggere, specie gli esperti troveranno delle sfumature che non convincono. In questo caso però, parlo di “Squadre minori”, per cui a parte quello etico che deve essere comune a tutti e, in ogni caso, credo non ci sia uno standard di atteggiamento tecnico ben preciso da tenere: specialmente quando i componenti della squadra si contano sulle dita di una mano. Nel cacciare su un territorio diversificato, aspro e praticabile con notevole difficolta credo vadano messi da parte molti preamboli; certamente sì, accompagnati anche da immensa passione ma soprattutto da astuzia e senso pratico.
Foto 4 - I canai Pedro e Santino studiano il da farsi per la buona riuscita della cacciata
La zona di caccia scelta è situata ai piedi dell’appennino toscano caratterizzata da un territorio collinare molto scosceso, solcata da fossi e pietraie, nello specifico grandi vigne e olivete, queste separate da boschi fitti di quercia e ornello e da un sottobosco molto intricato quasi impenetrabile. Zona vasta, ad occhio e croce 200/220 ettari, non facile da cacciare per via dei vari ostacoli dove cani e canai sono messi duramente alla prova. Lido, Antonio, Donato, Pedro, Santino, Gianfranco “il Barone” e Adriano come collaboratore, questi sono i nomi dei protagonisti umani con molti porto d’armi alle spalle, alcuni presi a sedici anni con la firma del padre. Eva, Tobi e Birillo “cucciolone apprendista”, i loro ausiliari e compagni; cani segugi mezzosangue che non possono esibire grandi certificati, ma dalla efficacia certa. L’esperienza vissuta quel sabato mattina con gli uomini di questa “Squadra minore” ha lasciato in me la consapevolezza di credere ancora nell’amicizia e nella nobiltà dell’uomo, in questo caso l'uomo cacciatore. La squadra è composta da sei persone (per gli acciacchi a volte cinque), tutte in là con l’età; età media di settantacinque anni con punte di oltre ottantacinque. Nonostante questo, la loro passione va oltre l’impensabile. Mi ha colpito la calma e l'attenzione con cui pianificano la battuta, i particolari nello studiare il posizionamento delle poste dei quattro “postaioli”, il tutto però dopo aver sondato con il naso di Tobi il probabile luogo di pastura notturna della lepre...Tobi il cane più anziano ed esperto dallo scagno che “parla” con sicurezza.
Foto 5 - Tobi e Birillo, forse fiato “bono”
Stabilita la presenza di fiato buono i “Direttori” e canai Pedro e Santino, dopo varie confabulazioni con voce sommessa, hanno deciso dove mettere le poste, il tempo di aspettare che i “postaioli” fossero a destinazione (una mezz’ora abbondante) dopo di che via libera ai cani. Santino mi racconta che quando i cani arrivano in accostamento alla zona dove è la possibile rimessa, si deve ascoltare bene i loro scagni. Conoscendoli, in quel frangente, dal volume e dal tono della voce e dal vai e vieni sul fiato, si può capire se una rimessa è buona o meno. Va considerato che la lepre per difendersi dai predatori, prima di rimettersi, effettua dei salti particolari chiamati “La doppia”, a volte anche più di una, in varie direzioni, dopo di che si accovaccia lasciando pochissimo o per niente fiato.
Foto 6- La cagna Eva segue la passata della lepre.
Foto 7 - Panoramica con la muta in azione
Foto 8 - Birillo cento sangui “il giovane apprendista”
Continua a raccontarmi Santino che quando era giovane cacciava la lepre da solo, dopo l’accosto andava sul cane, così facendo molte volte riusciva a prendere la lepre allo “Schizzo”. Adesso le gambe non sono quelle di una volta, andare sui cani è molto faticoso oltretutto verrebbe meno allo spirito di squadra. Il rispetto versi gli uomini alle poste è sacro, lui si ritiene già appagato per il resto.
Comunque, Santino mi spiega come la fase di scovo, preludio alla seguita, nella caccia alla lepre sia qualcosa di affascinante, nello stesso tempo ti può dare i brividi. Lo scovo può avvenire in un’azione estremamente fulminea.
La fase di preparazione allo scovo rappresenta solitamente uno dei momenti di maggior tensione emotiva nell’arco dell’intera cacciata... “almeno a me questo succede, sono piccole sfumature ma cruciali”.
Santino a constatato che da diversi anni il comportamento delle lepri è cambiato e che sono sempre meno le lepri che sanno esaltare l’azione del cane nel momento dello scovo.
Probabili sangui provenienti dall’est Europa hanno fatto sì che le lepri di oggi, oltre ad essere cresciute di peso, non fanno più “esplodere” i rovi schizzando per aria come facevano le lepri “scopine” dei tempi passati, partono quasi sempre rasoterra. Anche per questo motivo preferisco lasciare il probabile compito finale alle poste.
Foto 9 - Tobi forse sta per scovare la lepre
Foto 10 - Lepre scovata, i cani le sono alle calcagna
Foto 11 – Lepre che per sua sfortuna va verso la posta “del Barone”
Da parte mia la bellezza di questa giornata di caccia sta anche nell’aver potuto fotografare la lepre più di una volta, questo sempre grazie all’esperienza dei due canai Pedro e Santino. Loro mi hanno indicato dove mettermi appostato per poter avere un alta percentuale di fortuna e immortalarla; infatti questo è successo due volte dopo la scovatura con lepre diretta verso le poste. La velocità della lepre con i cani alle costole (un fulmine con falcate senza toccare terra), la distanza e la vegetazione come ostacolo ha limitato la qualità, comunque le foto sono accettabili; una in particolare, quella scattata in un viottolo sassoso fra oliveto e bosco, dove la lepre è poi arrivata alla posta di Gianfranco “Il Barone” che non l’ha perdonata..!
Foto 12 - La cagna Eva annusa il meritato premio.
Foto 13 – La seconda Lepre di giornata
Foto 14 - Da sinistra Pedro, Santino, Gianfranco “il Barone”, Antonio, Donato e Lido.
Foto 15 –Questa immagine è un dovuto omaggio ad Adriano, classe 1933, fate voi i conti...ex della squadra come cacciatore, da due anni costretto a fare uso del bastone al posto del fucile, ma la passione è tanta, da voler assiduamente partecipare alle cacciate come spettatore: armato di radiolina segue tutto lo svolgimento, addirittura interviene per dare qualche consiglio.
A fine battuta la Squadra ha preso due lepri; una sui quattro chili e l’altra più piccola, ma pur sempre una bella lepre.
Concludo con parole semplici, il mio titolo di studio è talmente basso, da non permettermi di “sfoderare” frasi spirituali, per di più non sopporto fronzoli poetici. Giornate come quella che ho passato con questa squadra “minore” vanno comprese e ammirate assitendovi di persona. Posso solo dire che è stata una giornata spettacolare, perché ha superato tutte le mie aspettative, per questo ringrazio infinitamente tutti i componenti della Squadra, per avermi invitato e fatto trascorrere una giornata con loro. E’ stato un giorno Speciale! Unico! Spero che accada di nuovo, e che questo mio racconto sia stato di gradimento a chi lo ha letto.
Giordano Tognarelli