Impegnati a metabolizzare le conseguenze dei lunghi periodi di isolamento forzato, resta difficile anche il semplice riordino di ambienti e situazioni che pure conosciamo da sempre, quindi conviene attrezzarsi a sperare - che i giovani non siano esagerati nel loro diritto di scatenarsi su tutto il possibile - che dove si decide di economia politica non si sentano tutti dei fenomeni, e - che dove si parla di povertà e malattie non ci siano tentativi strani e furbizie, perché esistono, purtroppo, disperati e poveri veri.
Con l’evidente desiderio di tornare a incontrarsi, parlare e discutere, si cominciano a notare i primi “capannelli”, dove insieme alle varianti del Covid si può sentire del futuro di Ronaldo e dei viaggi del presidente Biden, gli appelli del Papa, le prossime elezioni, i problemi della scuola e i colori delle diverse regioni. Ci sono anche, riconoscibili, i capannelli dei cacciatori, o ex per ragioni anagrafiche. Si avvicinano in modo riservato, scambiandosi la gomitatina di saluto e aspettano una specie di capobranco, cioè uno di loro che si è guadagnata la fiducia per organizzare e decidere. Lo stesso che ogni tanto si preoccupa di precisare: “Se non ci fossi io, sareste un branco di ‘rinco’ vecchi e decrepiti”.
In un passato che mi sembra di secoli, ho conosciuto uno di questi personaggi, e anche di lui si diceva che non ricordava niente di ieri, ma in grado di fare una cronologia perfetta, con nomi e fatti distanti decine di anni. Ovviamente necessaria solo un po’ di tara per date e prezzi. Con il tempo, questo giovane signore era riuscito a mettere insieme un gruppetto di amici cacciatori, forse neanche ben assortito, ma di certo eterogeneo, che poi si era trasformato in una sorta di “compagnia stabile” di perditempo. Un veterinario e un medico che spesso si scambiavano di ruolo, un paio di bravi artigiani, l’immancabile avvocato e diversi studenti, in maggioranza convinti di aver trovato un mestiere.
Negli anni ‘70, quando sono stati indetti diversi referendum, alcuni erano davvero impegnativi, e quindi ognuno ha dato del suo, senza commenti. Poi è arrivato lo scontro referendario sulla caccia, con iniziative, manifestazioni e proteste a tutti i livelli, che ovviamente, ci ha coinvolti.
A seguire certe cose, per disponibilità di tempo e propensione, era praticamente sempre lo stesso, lodato e ringraziato da tutti quando ci riferiva durante gli incontri conviviali che noi, più precisamente, continuavamo a chiamare cene tra amici.
Indimenticabile il suo entusiasmo quando era rimasto impressionato dell’intervento di un signore definito giovanissimo, bravissimo e preparatissimo, che in cinque minuti aveva fatta una pregevole sintesi della caccia, partendo dagli Antichi che la tenevano in “somma venerazione” perchè ritenuta invenzione degli Dei.
Diana e Apollo ne avevano fatto dono a Chirone, un bravuomo che l’aveva messa in pratica “attraendo grande stima”, tanto che Senofonte la consigliava ai giovani. Più tardi Montesquieu faceva notare la differenza fra il senso dello stato dei Romani e quello di libertà dei popoli nordici.
Tacito, infatti, considerava la caccia come un’occupazione poco adatta alla civilitas dei Romani e più alle tribù del nord, dove la facoltà di cacciare costituiva una delle libertà primarie.
Le invasioni barbariche hanno portato nuove tradizioni e tecniche di caccia, con il diritto venatorio che nel medioevo ha sempre cercato di mediare tra cultura e tradizioni fino al grande periodo rinascimentale, con le favolose cacce di nobili regnanti e papi, spesso occasione per trattare affari, accordi e matrimoni, mentre al popolo veniva permessa la caccia alla piccola selvaggina con lacci e trappole, purché non fosse a discapito del lavoro.
Il racconto dei moltissimi anni a seguire si era fatto più stanco, quasi a giustificare un tempo segnato da eventi storici e sociali che hanno stravolto un pezzo del nostro mondo, legato a tradizioni e leggi radicate nel tempo. In evidenza il drammatico degrado ambientale: deforestazione, rifiuti, inquinamento atmosferico e idrico, la perdita di biodiversità e gli effetti del cambiamento climatico.
Ma per fortuna, quel racconto dal tono così dimesso è finito con una chiosa che tutti abbiamo apprezzato. La caccia, come fenomeno umano rimane sempre la stessa, quindi destinata a continuare nel tempo, ma solo a condizione di mantenere una giusta distanza tra l’uomo e il selvatico. Quando si riduce troppo a sfavore della preda, la caccia perde il suo vero significato e diventa distruzione.
Applausi e qualche dubbio, sulla possibilità di regolamentare l’attività venatoria con una normativa moderna, seria e soprattutto duratura.
Questo succedeva nel passato, mentre l’attuale capobranco tenta di parlare ai no-vax, agli indecisi e ai timorosi. E lo fa in modo concreto citando, per esempio, uno studio americano secondo cui senza vaccino ci sarebbero stati milioni di morti per il morbillo. Non solo, aggiunge, è anche dimostrabile che sotto il profilo economico la vaccinazione è l’investimento più remunerativo. Infatti, ogni dollaro investito ne vale una quindicina per il minor carico sul sistema sanitario e sulla produttività.
Quello che il futuro ci riserva ovviamente non lo sappiamo, ma è importante non essere “soltanto” preoccupati.
Non è interesse di nessuno, sia chiaro, ma siccome ogni tanto qualcuno me lo fa notare, prima dei saluti vorrei dirvi della foto. è sempre la stessa, lo so, ma è anche l’unica in cui ancora mi riconosco.
A tutti voi auguro tanto coraggio e, soprattutto, un futuro migliore.
Mario Biagioni
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