Anche se questa pandemia sembra che abbia rallentato i già lentissimi processi autogenerativi della nostra elafantiaca burocrazia, stiamo a piccoli passi avvicinandoci alla prossima apertura.
Non è una novità che fino a pochi giorni fa, praticamente, eravamo ancora in attesa di qualche calendario venatorio regionale. Mentre la legge 157, spesso invocata a sproposito, imporrebbe alle regioni di emetterne le grida entro e non oltre il 15 giugno di ogni anno. Siamo ormai abituati a certi immotivati ritardi, che tuttavia non possono certo essere imputati al COVID19, visto che alcune regioni fra le più colpite dal virus hanno già da tempo provveduto ad assolvere a questo impegno. Il Veneto, per esempio, ha emesso il suo calendario con appena un giorno di ritardo dalla scadenza di legge. Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Campania sono seguite a ruota. Di altre regioni soprattutto al Sud conosciamo da anni la lentezza, su cui occorre sempre vigilare. Insomma, piano piano si delinea il solito variegato disegno complessivo, fatto di batti e ribatti fra regioni, governo, TAR, Ispra, anticaccia e sensibilità varie, che rendono schizofrenica come al solito questa attesa. Preaperture, deroghe, Ministro Costa e maliziose manine, si susseguono in caleidoscopici sussulti facendo a gara a renderci complicata la vita.
Mai disperare però. Di sicuro ce la faremo anche questa volta, anno doppiamente bisestile, nato come sappiamo sotto una cattiva stella. Il paese ha resistito, grazie anche all'impegno di tanta gente che si è rimboccata le maniche, con responsabilità, ha sofferto e dovuto anche piangere luttuose perdite.
Dobbiamo reagire a tutto questo, che si aggiunge alla già difficile realtà che ci vede, sì, impegnati nel sostenere la caccia, ma un po' meno consapevoli delle riflessioni che dovremmo fare sul nostro futuro meno prossimo. Proprio in questi giorni leggevo della necessità di rinnovare le nostre classi dirigenti. La concorrenza sulla tessera, a prescindere da chi la fa (tutti, più o meno), è un male endemico, che ci indebolisce. Soprattutto se praticata al ribasso. Più condivisibile se sostenuta da progetti di ricerca, a vantaggio delle nostre ragioni. Punto debole, come sempre, la migratoria. Basta che un qualsiasi animalista apra bocca, che arriva la mazzata. Ieri su pavoncella e moriglione, l'altro ieri su allodola, prima ancora su pittima, combattente.... Con alti e bassi che si ripercuotono sui calendari. L'incompetenza, la demagogia regnano sovrane anche ai piani alti. Non è difficile capire il perchè. Basta collegarsi al sito della UE per riscoprire (ormai lo sappiamo da mo') che il nostro paese è perennemente in mora non per la caccia, checchè ne sbraitino, ma sui veleni, sull'inquinamento, sulle ecoballe, cavallo di battaglia di quel ministro di fine novecento che ancora sosta nei corridoi del sottopotere che conta. E che ancora oggi esprime il pensiero dominante. Poi si lamentano che mentre i verdi in Francia in Germania, nel Nord Europa spuntano posizioni di potere sempre più determinanti, i nostri - quelli che ce l'hanno con la caccia - veleggiano su navicelli sbrindellati, battenti bandiera sostenuta dallo zerovirgola.
In procinto di affrontare la rivoluzione green in preparazione in Europa, è parere di molti che di fronte alla nullità delle proposte dello sdrucito simbolo del sole che ride (di che ride poi, lo sanno solo loro!), dovrebbero essere i cacciatori, attraverso le rappresentanze più assennate a rilanciare una politica della tutela del territorio, con saggezza e lungimiranza, l'unica che potrà ancora riportare gli equilibri necessari fra le diverse specie selvatiche e l'uomo, ormai compromessi da questo ambientalismo animalismo irresponsabile e da un idea di sviluppo che tutto pensa e tutto fa per rimandare alle generazioni future il peso dello sfascio ambientale.
Avremo noi cacciatori la forza di esprimere una politica che vada oltre il ristretto perimetro dell'oggi? Riusciremo a superare le divisioni e muoverci verso un obiettivo condiviso, capace di recuperare la fiducia di chi fino ad oggi ha dato retta al solito sciagurato perbenismo salottiero? Nel momento in cui tutti noi in questi giorni andremo a rinnovare la nostra tessera associativa, non sarebbe male ricordare con forza ai nostri dirigenti che ormai è l'ora di fare squadra, una squadra coesa, forte, che guardi con fiducia al nostro futuro di cittadini cacciatori. Come si dice: se non ora, quando?
Forza cacciatori, che ce la facciamo!
Rinaldo Marotta