Il rapporto tra produzione agricola e gestione delle risorse naturali è sempre esistito. L'agricoltore pur interessato prioritariamente alla produzione ha sempre dovuto tenere in considerazione i vincoli imposti dalle caratteristiche dell'ambiente in cui si trovava la propria azienda. Cosciente di non dover eccedere nello sfruttamento e nel degrado di queste risorse in quanto ciò avrebbe compromesso anche la produzione futura.
Con l'agricoltura intensiva e industrializzata questo rapporto e questa attenzione si sono decisamente ridotti e sono diventati più indiretti, distaccati e meno attenti. Ciononostante l'attenzione nei confronti dell'ambiente è rimasta crescente negli ultimi decenni spostandosi però soprattutto al contesto pubblico e di comunità. L'agricoltura d'altronde rimane sempre l'attività produttiva più a stretto contatto con il territorio e l'ambiente naturale evidenziando da un lato i limiti e gli impatti di una produzione troppo intensiva e dall'altro i maggiori interessi della società per la qualità della vita e quindi per la protezione e la fruizione dell'ambiente naturale e agro-forestale. Le politiche agricole, di conseguenza, risultano sempre più orientate all'integrazione tra obiettivi di produzione e salvaguardia dell'ambiente, degli habitat naturali e delle specie selvatiche. Secondo alcuni si tratta di un ritorno agli equilibri originari secondo altri di un'evoluzione verso nuovi equilibri. Certo è che la conservazione dell'ambiente naturale è diventata un fattore sempre più importante e condizionante la produzione agricola e difficilmente, salvo grandi crisi o cambiamenti epocali, si avrà un'inversione di tendenza.
Le fruizioni agricole di protezione e salvaguardia dell'ambiente e del territorio non si possono più basare solo su di un rapporto spontaneo e improvvisato, ma richiedono un impegno definito e continuo (in parte anche obbligatorio) a cui deve corrispondere un ritorno e un beneficio economico per l'agricoltore proveniente dalla collettività attraverso appunto le politiche agricole e agro-ambientali. Questa è la direzione delle più recenti riforme della PAC (Condizionalità, Health check, Sviluppo rurale) e di conseguenza di tutte le politiche nazionali e regionali di settore. Anche la prossima riforma comunitaria (Europa 2014-2020), in fase di approvazione, pur sottolineando un ritorno di attenzione per gli obiettivi economici relativi all'innovazione, all'efficienza e alla competitività ribadisce gli impegni ambientali di valorizzazione e protezione dei beni comuni, quali appunto l'ambiente, la biodiversità, il paesaggio e le specie selvatiche.
Evidentemente però nel rapporto tra agricoltura, biodiversità e fauna selvatica rimane un problema irrisolto, che fra l'altro giustifica, motiva e impone ricerche, indagini e documenti come questo: il problema di trasformare le funzioni e i servizi eco-sistemici svolti dagli agricoltori in un reddito agricolo integrativo o alternativo. Ciò non avviene ancora, o avviene in modo insufficiente o inefficiente, nonostante i provvedimenti europei, nazionali e regionali, le collaborazioni tra amministrazioni pubbliche, enti territoriali, organizzazioni agricole, ambientaliste, cacciatori e agricoltori.
A differenza di altri aspetti della multifunzionalità quali: le produzioni energetiche, l'agri-turismo, la socialità e la didattica, che originano delle entrate economiche dirette, il ruolo della conservazione e della valorizzazione ambientale e faunistica difficilmente origina un reddito diretto e tangibile. E' necessario poi considerare che la protezione e la fruizione dell'ambiente sono causa anche di contrasti e scontri territoriali che risultano in maggiori costi o mancati redditi per il produttore agricolo o per l'ente pubblico. Ci si riferisce in particolare ai vincoli imposti alle attività agricole nelle aree naturali protette (parchi, aree Natura 2000, oasi, zrc, ecc.) o ai danni prodotti dalle specie selvatiche e dalle attività ricreative alle produzioni agricole.
A questi contrasti e costi corrispondono anche nuove e non completamente sfruttate opportunità economiche, come ad esempio: i prodotti tipici locali e a marchio all'interno di parchi e aree protette di particolare pregio naturalistico e ambientale; lo sviluppo di attività ricreative (naturalistiche e venatorie) che altrimenti non ricaverebbero stimoli economici così significativi; la possibilità di ricevere sovvenzioni e aiuti economici dalle politiche agricole e ambientali per la produzione e fornitura dei beni comuni.
Gianni Salvadori
Tratto dalla presentazione del volume Multifunzionalità agricola, biodiversità e fauna selvatica /Ispra e Regione Toscana
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