Con la solita compiacenza di esponenti politici di varie correnti e fazioni, le “manine” di pianisti che si dice operino – da sempre - indisturbati negli uffici del Minambiente, un Ministro purtoppo per lui impegnato in fatiche inusitate, probabilmente superiori e misconosciute alle sue trascorse esperienze politiche e professionali (lo dicono anche certi ambientalisti), si è arrivati ai due casi di pre-infrazione sulla cattura in deroga dei richiami vivi e sui calendari venatori, partiti entrambi da denunce da parte delle maggiori associazioni animal-ambientaliste italiane.
Ricapitoliamo la vicenda sulla prima delle due infrazioni (richiami vivi): la 157/92 viene modificata la scorsa estate proprio per sanare la situazione nei confronti dell'Europa. Il provvedimento, vista l'urgenza, entra di diritto nei provvedimenti della legge europea, e, sconfitti gli esponenti animalisti pentastellati e vendoliani in commissione, arriva pressochè intatto al voto di fiducia finale. Tutto risolto, si era detto. Ma non è stato così. A meno di un mese da quel provvedimento il governo accoglie un Odg di Sel che impegna l'Italia a fare a meno dei richiami di cattura. Infine a dicembre 2014 arriva l'amara sorpresa: per l'Europa l'infrazione non è sanata. Così Galletti annulla le delibere di Emilia Romagna e Lombardia sulle catture, perché le due regioni si rifiutano di farlo. Ovviamente la mossa risulta assolutamente inutile, visto che i richiami erano già stati catturati e consegnati ai cacciatori, come è ovvio che sia, a inizio stagione. Ma è di sicuro impatto politico.
Ufficialmente il Ministero lo ha fatto per salvare la patria dalle possibili sanzioni europee (ironia della sorte, proprio mentre l'Italia veniva condannata al pagamento di multe ultra milionarie per l'annosa questione rifiuti, su cui pesano le falle e le gravi inadempienze ministeriali). Come si apprende dal parere motivato inviato dalla Commissione al governo, documento ormai noto ai più, è l'Italia stessa a negarsi l'applicazione di quella norma. Il governo, come da legge modificata, avrebbe dovuto presentare le linee guida di applicabilità del decreto, definendo i metodi di cattura consentiti. Compito che spettava all'Ispra e che evidentemente non ha assolto.
L'Europa in sostanza ci dice che il nostro istituto scientifico, che avrebbe dovuto portare le argomentazioni a sostegno delle scelte regionali, fa esattamente l'opposto, certificando che gli impianti di cattura non garantiscono la selettività delle catture e non indicando altri metodi possibili. E' stato quindi Ispra a negare quelle stesse disposizioni, non fornendo le argomentazioni che dovrebbero sostenere le deroghe italiane. La conclusione è ovvia: nonostante le catture siano possibili, con alcuni accorgimenti tecnici che Ispra fa finta di non conoscere, la Direttiva pare essere di fatto violata. Citando espressamente il parere negativo di Ispra, la Commissione è costretta a procedere, spianando la strada ad una procedura di infrazione che potrebbe portare a nuove sanzioni. Come se non bastassero gli oltre 40 milioni (ogni sei mesi) già comminati per le discariche, soldi che tra l'altro ora Galletti si rifiuterebbe di pagare (ma qualcuno dice che sembra che invece debba pagare).
Una via d'uscita c'è. E' la stessa Commissione nel suo parere a suggerire la soluzione. Basta fare finalmente quello che Ispra non ha fatto: definire i metodi di cattura. Ci sono reti speciali, che possono esser controllate facilmente e possono esser dismesse prima del tramonto. Ma la selettività può essere garantita anche con l'utilizzo di richiami acustici specifici, come fanno i ricercatori a scopo scientifico e come fanno anche a scopo venatorio in altri paesi europei. Sarebbe bastato volerlo, insomma.
Visto l'andamento della vicenda sui richiami vivi, sembrerebbe che anche per l'altro caso europeo, quello aperto sui calendari venatori italiani, il Ministero ambiente e le "manine" che si dice lo manovrino vogliano andare avanti a testa bassa. Bassa, ma in apparenza senza un minimo di ragionevolezza. E di saggezza. E a dire il vero, l'approccio ideologico questa volta è molto più marcato. Alcune regioni, per ora, hanno retto. Ma il Galletti ha già chiesto al governo di agire d'imperio. Nonostante che - per esempio - la Regione Toscana abbia argomentato anche con una certa insofferenza che nel caso specifico questa competenza al Ministero Ambiente e al Governo... non gli compete. Le argomentazioni arrivate sicuramente anche da Liguria, Friuli e Umbria, e forse da altre, non sono state ancora inviate alla Commissione, che ora deve decidere se chiudere il caso o aprire una vera infrazione comunitaria. Anche questa dilatazione dei tempi fa parte del braccio di ferro in corso tra Ministero e Regioni, che si gioca su disquisizioni giuridico-costituzionali, e che purtroppo non si sa dove ci porterà.
Tutto questo, mentre - lo abbiamo scoperto giorni fa - il ministro dell'ambiente francese, Segolene Royal, purtroppo per noi di tutt'altra formazione rispetto al nostro, che dicono amico e supporter storico di uno delle decine di candidati al Quirinale Pierferdinando Casini (UDC, 3% insieme a NCD di Alfano), non solo consente in Francia che nei dipartimenti mediterranei si vada a caccia ai migratori anche fino al 20 di febbraio, ma supporta le richieste dell'unica associazione di cacciatori francesi per ulteriori concessioni anche in deroga. Se non siamo al ridicolo...
(C.F.)