Mi sembra quasi scontato, ovvio ricordare come la caccia sia la più antica (assieme alla pratica religiosa, ...e non è un caso) fra le attività organizzate squisitamente antropiche.
Intendendo per caccia non solo il mero approvvigionamento di risorse alimentari, quanto piuttosto l'uso dell'ingegno e dell'abilità al servizio pur di un "ludum" che si esplichi nelle dimensioni ancestral-naturali.
Di un'attività quindi, a forte valenza cognitivo-sociale in grado di svilluppare in senso evolutivo le facoltà più squisitamente umane.
Ciò è confermato dal fatto che ancor' oggi (ma già da sempre) che alleviamo e coltiviamo, per moltissimi la caccia rappresenta come sia una necessità dello spirito, un bisogno inalienabile: di natura, di verità, di conoscenza, anche di se stessi...
Tutto ciò basterebbe a darne pienissima legittimazione al di là di qualsiasi polemica (la predazione, è nell'ordo rerum), partendosi poi dalla considerazione inoppugnabile che è stato proprio grazie alla caccia che da sempre si son potuti salvare all'aratro ed al cemento spazi di "wilderness" e relative specie che li abitano (del discorso economico e relativo indotto, qui non dico).
Nei parchi africani e in tutte le zone in giro per il mondo in cui vado a caccia "per diporto" e "per mestiere", Croazia, Crimea, Serbia, Romania, Ucraina e mille e mille altre terre lontane... dappertutto si caccia nei parchi, con prelievi programmati previo censimenti, e la relativa economia di riferimento ivi creata, consente di finanziare in maniera autonoma tutto il sistema consentendo appunto il perdurare dei parchi, cioè, della natura.
L'ambientalista integralista insomma non lo sa, ma la grande ripresa degli elefanti e di tutte le specie che ne condividono il biotopo, è frutto solo d'un'oculata gestione dove la caccia ha un ruolo determinante. Sia da un punto di vista strettamente economico che sociale. A dir che il vecchio maschio abbattuto dall'hunter americano, lo Jager tedesco, il cacciatore italiano o il cazador spagnolo, col suo olocausto (comunque imminente quanto inevitabile) consente agli altri elefanti di prosperare come specie, alle genti del luogo di vivere dignitosamente, a tutti di godere di un mondo più naturale...
Sono persuaso che se un governo illuminato (sostenuto da un piano di comunicazione diverso, più corretto) saprà cooptare tutto il mondo venatorio come sorta di volontari aggiunti al servizio dell'ambiente -sorta di giubbe verdi ausiliarie cui sia deputato un maggior potere nei confronti della gestione del territorio, e altresì un ruolo più importante a livello di comunicazione del sistema natura in quanto tale- il vantaggio per tutti sarà palese.
Personalmente, cacciatore ci son nato e poi lo sono sempre più diventato. Quale sia la mia storia, è noto, ed ogni quattordici giorni gli amici lettori di Diana hanno modo di seguirla.. Ma per chi volesse saperne di più, esce alla fine di quest'anno la mia prima antologia di pagine scelte, dove dirò tutto ma proprio tutto: s'intitola IL POETA E IL CACCIATORE, PAGINE DI VENTO E DI NATURA ed è un lavoro a quattro mani col maestro PIERSANTI.
Credo che tutto questo, qualche cosa alla fine lo voglia dire...
Andrea Aromatico
Giornalista, scrittore
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