Le vicende di questi giorni riportano all'attenzione di tutti le difficoltà in cui si sta dibattendo il ventilato processo di revisione della legge sulla caccia. In effetti, ne abbiamo viste delle belle. E non sappiamo, al momento, quanto belle saranno quelle che vedremo da qui in avanti.
Ma facciamo un po' d'ordine.
La cosiddetta Comunitaria
Non è detto che vengano definitivamente sepolti gli emendamenti approvati al Senato per adeguare la legge italiana a quanto previsto dalla Direttiva Uccelli e soprattutto dalla Guida alla sua corretta interpretazione, in parte accantonati con una mozione bipartisan (destra e sinistra insieme) in Commissione agricoltura alla Camera. Così a caldo non è facile intravedere come stiano veramente le cose, dopo il grande polverone alzato dalle congreghe amimaliste/ambientaliste (fomentate da improvvide dichiarazioni di esponenti di Governo, e di Governo ombra) e dagli organi di informazione di massa, tutti impegnati in una grave ingiustificata e a tratti ignobile mistificazione.
Primo, perchè la Commissione agricoltura della Camera era chiamata a esprimere solo un parere (nell'occasione il Ministero dell'agricoltura ha dato parere negativo agli emendamenti filoambientalisti, mentre il Governo li ha lasciati passare). Secondo, perchè dei tre punti collegati agli emendamenti del Senato (quelli che proponevano l'accoglimento delle disposizioni comunitarie), è stato bocciato solo quello cosiddetto “caccia tutto l'anno”. Terzo, perchè il diniego è stato esplicitamente motivato non su questioni di merito, ma solo per ragioni di opportunità: la legge Comunitaria non è stata considerata il dispositivo più adatto per un argomento del genere. Il provvedimento dovrà tuttavia passare al vaglio della Commissione Comunitaria, in settimana, e successivamente in aula.
Sui contenuti c'è poco da dire, visto che – come ha spiegato per radio Giovanni Bana (vicepresidente della Face), e come ribadiscono in molti, compreso la Confavi con un comunicato del suo presidente) – non fanno altro se non recepire i dispositivi comunitari in fatto di caccia e conservazione della fauna migratoria (Direttiva Uccelli). Ovvero: adesione alle disposizioni comunitarie in fatto di apertura e di chiusura della caccia in relazione alle condizioni biologiche delle singole specie (vedi Big Hunter/Guida interpretativa e Documento Ispra/Ornis), con tutto quello che ne consegue.
Riforma della 157
Sull'argomento, le ultime comunicazioni formali dei diretti interessati (promotori, relatori, Associazioni Venatorie riconosciute e non) risalgono a una decina di giorni fa. A quanto si diceva qualche settimana addietro, la Commissione ambiente del Senato doveva consegnare il testo definitivo per la discussione in aula entro il 21 aprile. Sembra però che prima di procedere, si voglia verificare il risultato definitivo della Comunitaria, per poi decidere di conseguenza.
C'è tuttavia da segnalare un interessante e significativo dibattito tenutosi a Brescia, promosso dalla Camera di Commercio in occasione dell'EXA. Con il coordinamento dell'avv. Innocenzo Gorlani, sono stati chiamati a riflettere insieme i leader delle Associazioni Venatorie aderenti alla Face (Dall'Olio/Federcaccia, Cardia/Enalcaccia, Sparvoli/Liberacaccia, Bana/Anuu-Migratoristi) e il presidente dell'Arcicaccia Veneziano. In un clima sostanzialmente cordiale, è' emerso che la prima necessità per la caccia italiana è quella di costituire un fronte coeso (come a dire, che adesso non c'è).
Che per ottenere una positiva conclusione rispetto alla riforma della 157 è opportuno ragionare tutti insieme su una bozza di riferimento, individuata a grandi linee con quella recentemente diffusa dalla Federcaccia, che sembra in buona parte apprezzata anche dal senatore Orsi. Il presidente dell'Arcicaccia, rimarcando fra l'altro che occorre tener presente anche certe ragionevoli istanze ambientaliste, ha dichiarato la sua disponibilità a proseguire sul percorso delle riflessioni comuni.
Caccia e anticaccia
Abbiamo visto che nel paese, nonostante tutto, le posizioni degli anticaccia prevalgono sulle altre. D'altra parte le forze in campo sono quelle che sono. I settecentomila cacciatori se ben organizzati sono una bella realtà da spendere sul fronte politico. Fatica improba comunque, quella di farsi valere nei confronti del resto della popolazione del nostro paese (sessanta milioni di abitanti), se non si riesce a convincere ampi strati dell'opinione pubblica della bontà delle nostre idee. Idee che peraltro non bastano, se non avvalorate da elementi scientificamente incontrovertibili (che adesso – nel bene e nel male – oggettivamente difettano).
E soprattutto da fatti. Fatti. Che sono quelli, e sono tanti, collegati all'impegno dei cacciatori nel volontariato, nella difesa dei boschi dagli incendi, nella tutela della fauna attraverso interventi sul territorio. Giorni fa il WWF ha sbandierato il suo impegno nelle Oasi. Ci chiediamo: lo sanno il Presidente della Repubblica e tutti i bempensanti che hanno pubblicamente plaudito, che le zone a tutela grazie all'impegno dei cacciatori sono decine di volte superiori?
Fatti, che sono quelli che rispecchiano il comportamento di tutti i giorni. A caccia, soprattutto (educazione, moderazione, rispetto del lavoro degli agricoltori e degli altri che vivono in campagna ma che cacciatori non sono), ma anche quando la caccia è chiusa. Fatti, frutto del dialogo con tutti, con i vicini di casa in particolare, non su argomenti come caccia si/caccia no, ma su ciò che ognuno di noi fa per gli altri, senza chiedere soldi, pagando addirittura di tasca propria e sacrificando molto del proprio tempo libero. Fatti, collegati al gusto della carne di selvaggina.
Regaliamo ogni tanto agli amici e ai vicini un fagiano, un pezzo di cinghiale, un mazzo di tordi. Invitiamoli a cena. Tutti i salmi, come si dice, finiscono in gloria. Ossia con le gambe sotto il tavolino. Con quello che costerebbe trasmettere sui grandi mezzi d'informazione queste semplici verità, la prima, più pratica e più efficace forma di comunicazione è proprio quella che viene dal nostro impegno quotidiano.
In Parlamento, e fra i parlamentari, il problema è lo stesso. Aldilà dei proclami di facciata, le ideologie, tutte, di qua e di là, si sono molto affievolite. E' duro ammetterlo, ma anche per i singoli contano i voti, conta il collegio elettorale. Ecco che la Brambilla, conclamata animalista, sulla caccia ha idee forse più drastiche di Della Seta o di Fulco Pratesi; che la Poretti (radical-PD) non la pensa come il suo compagno di partito Morando, setterista appassionato, e così via.
L'intergruppo parlamentare, guidato dall'on. Luciano Rossi, raccoglie più di centotrenta amici della caccia, del tiro e della pesca, di tutti gli schieramenti politici, ma deve confrontarsi con una massa indistinta di quasi ottocento “rappresentanti del popolo”, che non si sa come la pensano e spesso votano senza sapere neanche bene per cosa, ma che sicuramente hanno chiari i loro interessi elettorali. Quando saremo capaci di far aderire a questo intergruppo più della metà dei parlamentari, allora si che potremmo dire di essere capaci di ristabilire la verità sulla caccia anche in Parlamento.
La comunicazione
E' vero, manca un piano di comunicazione. Per la verità, mancava anche quando in molti, speranzosi, hanno intrapreso la campagna per la revisione della 157. Forse pensavano che non fosse necessario. Forse pensavano, come si legge nei tanti blog presi d'assalto da cacciatori che si sentono traditi, che forti di ottocentomila e più firme non ci sarebbe stato alcun problema. Comunque, questo piano manca. Per metterlo a punto, ci vogliono risorse, tante. Tutte quelle disponibili. Finalizzate a un progetto. Per ottenere le une e l'altro, occorre però la massima unità d'intenti. Tutti insieme si può ancora andare avanti, con successo. Serve quindi abbandonare gli interessi di cartello, e di cassetta, e distinguere, con ragionevolezza, qual è il meglio e qual è il bene. E decidere per il bene, ovviamente. Tenendo conto, molto pragmaticamente, che chi mette i soldi, come sempre, decide.
La tornata elettorale
Come abbiamo visto, ormai molto di quanto si discute sulla caccia, dipende dalla Unione Europea. La strada da seguire nell'immediato, per la caccia e i cacciatori italiani, passa quindi da lì. In questi giorni, tutti i partiti stanno presentando i loro candidati. Big Hunter ne renderà conto al più presto. Noti i nomi, ognuno di voi, ognuno di noi si dovrà far carico di sollecitarli personalmente e direttamente, anche attraverso le proprie organizzazioni, per far sottoscrivere loro il documento di adesione al manifesto messo a punto dalla Face (vedi Big Hunter). Non sarà molto, ma sarà sicuramente il primo passo per richiamare i candidati alle loro responsabilità nei confronti di chi – cacciatore – li dovrebbe votare.
Il percorso, come si vede, è ancora lungo e tortuoso. Presto, comunque, riusciremo a vederci un po' più chiaro. Aspettiamo con fiducia ancora qualche giorno....