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Editoriale

Col cinghiale al casello, ma non solo


lunedì 7 gennaio 2019
    

 
 
Siamo all'ultimo assalto. Il clamore provocato dal grave incidente  sulla A1 fra Lodi e Casalpusterlengo, alle porte della capitale economica (e morale?) del Paese, ha rilanciato la questione ungulati, come sempre affrontata in emergenza, dando per scontato conseguentemente che in Italia manca la cultura - politica, etica e sociale - della programmazione.

Perdipiù, quando si toccano temi che hanno a che vedere anche lontanamente con la caccia, si scatena la vandea brambilliana, che ormai ha infettato anche i sottoscala della politica e della comunicazione, complice l'uso smodato dei social.

Da cacciatori, non sarebbe male una volta per tutte richiamare alla realtà queste anime belle, che tutte le volte pare si sveglino da un incubo ricorrrente.
Primo: l'insulso animalismo che ha determinato le scelte "ambientaliste" di questi ultimi trent'anni, con la copertura di enti scientifici piegati alla politica, ha portato al "disaccoppiamento" dei problemi. L'agricoltura da una parte, la gestione dell'ambiente dall'altra, con la caccia e la protezione del patrimonio faunistico in antitesi fra loro, anche se in buona parte regolate da un'unica normativa, la 157/92, a torto o a ragione famigerata, e soprattutto vecchia, anche se nel tempo ha subito turpi modifiche per penalizzare un'attività, la caccia, che invece andava e andrà a maggior ragione oggi valorizzata e riqualificata agli occhi dell'opinione pubblica come una delle attività più adatte per apportare benefici ai residui gioielli della natura dei quali ancor'oggi i nostri  concittadini possono godere. La più desolante rappresentazione è racchiusa nell'enorme e costante perdita di suolo che le politiche ambientali del nostro apposito ministero  non sono riuscite ad arginare in questo trentennio (la legge sui parchi e sulle aree protette, 394/91, è coeva della legge sulla caccia), vista l'incuria in cui versano i nostri parchi, secondo recenti rapporti  poco più che stipendifici, dove l'unico principio che non viene disatteso è proprio il divieto assoluto di caccia, collegato alla mancanza di un prelievo coerente a una corretta gestione faunistico ambientale.

Secondo, ma conseguente: la trasformazione selvaggia dell'agricoltura. Il voler rincorrere modelli difficilmente applicabili sul nostro territorio sulla scorta di un'economicismo supportato da surrettizie elargizioni, ha distrutto in molti territori quell'equilibrio sublime che risponde al nome di "paesaggio", che non ha niente a che vedere con quella che viene fatta passare come natura selvaggia, scomparsa  in Italia almeno dal tempo delle guerre puniche. Viene in mente lo stravolgimento agronomico delle risaie, che non consentono più l'abbondante presenza dei beccaccini di un tempo. Un velo pietoso sulla distruzione delle aree umide, che un tempo fornivano messi abbondanti di acquatici di tutti i generi, oggi confinate quasi esclusivamente in poche lande gestite secondo tradzione grazie alla passione, alla dedizione e alla competenza dei cacciatori.

Nel contempo, l'abbandono dell'Appennino, che copre la metà del territorio nazionale, ha portato al "miracolo" ungulati, una volta confinati nei "barchi" signorili, ma che oggi hanno preso piede  ovunque, dando fiato al paradossale recupero del lupo, un secolo fa quasi scomparso, non certo per responsabilità dei cacciatori, ma conseguente alla tutela dei tanti armenti che popolavano boschi e pascoli, oggi ion recupero grazie al diffuso  interesse  per le nostre "preziose" DOP e IGP.
Terzo, ma determinante: la scellerata politica anticaccia che ha portato in meno di trent'anni a più che dimezzare il popolo dei cacciatori, falcidiato da sciocchi divieti di prelievo nei confronti della tradizionale selvaggina vanto della caccia italiana. Con l'Enci (Ente di tutela della qualità cinofila nostrana) che se non ha istituzionalizzato ancora il "bastardo", di sicuro ne ha favorito la tolleranza, incalzato probabilmente dal mercato dei pet.  Quando un tempo le razze da caccia dettavano la linea.

E da qui viene il bello. Purtoppo. Poichè sulla terra niente succede per caso. Si farebbe un grande errore a considerare la caccia come vittima sacrificale, imbelle, in un mondo che corre tumultuosamente e si trasforma in conseguenza di spinte soprattutto economiche e sociali. Le testimonianze oltre confine, planetarie addirittura, ci dicono che pur nel cambiamento delle sensibilità collettive la caccia può ancora svolgere un ruolo importante, importantissimo, nella gestione delle aree rurali, o dell'ambiente in senso lato. L'anomalia tutta italiana risponde probabilmente anche a situazioni e realtà legate alle forme di gestione della caccia.

Nel tempo, anche da parte di certe componenti venatorie, ci sono stati tentativi di fare outing. Da una parte seguendo il fasullo ambientalismo all'amatriciana, che ci sta portando nel baratro, dall'altra cavalcando una protesta decontestualizzata, vecchia, foriera più di critiche che di consensi da parte dell' opinione pubblica e degli ambienti salottieri ormai avulsi da qualsiasi oggettività, rurale o ambientalista che fosse. Con le nostre associazioni venatorie e dirigenze di complemento più aduse a seguire la corrente per non perdere soci, piuttosto che adottare politiche di almeno medio respiro per affrontare e risolvere i veri problemi che stavano e stanno a cuore alla categoria.

Ecco che oggi, conseguenza di questo grave incidente autostradale, ognuno si affretta a dire la sua, col rischio che si ricorra a provvedimenti urgenti con conseguente incremento della conflittualità sociale, senza alcuna soluzione del problema: la presenza di ungulati, soprattutto cinghiali, ma anche lupi, in aree dove non dovrebbero stare e dove fanno anche danni ai prodotti agricoli di pregio, agli animali domestici o da carne, oltre che attentare alla sicurezza e all' incolumità delle persone.

Un modesto suggerimento, quindi, alla politica e al legislatore. La gestione di questo tipo di problema (e di fauna) deve essere estesa a tutto il territorio, soprattutto parchi e aree protette, vere e proprie nursery incontrollate. Occorre recuperare un equilibrio del rapporto interspecifico. Il lupo è uno dei tanti elementi che fa parte dell'ecosistema, non deve essere  un idolo e va controllato, anche per evitare che cinghiali cervi e caprioli scendano dai monti o escano dai boschi, invadendo città (Genova, Roma) e  autostrade senza neanche pagare il biglietto al casello. Ripristinare il ruolo sociale della caccia, smettendola di dare fiato alle tante brambille che affollano talkshow, media, web. Riadottare il ruolo cardine della caccia in seno al sistema rurale, riqualificando in parallelo le competenze ambientalistiche oggi scadute poco più che a barzelletta: paghiamo decine di milioni di sanzioni all'anno, perchè continuiamo a ignorare le disposizioni comunitarie, mentre per la caccia, nonostante gli allarmi degli ambientalisti di maniera siamo assolutamente in regola.
E per le nostre schiere, e soprattutto per i nostri dirigenti, riaffermare le nostre competenze, il più unitariamente possibile, rilanciare il ruolo dei cacciatori nella gestione del territorio (abbiamo più volontari noi che qualsiasi altra organizzazione, anche se ci dimentichiamo di farlo sapere), reclamare, reclamare, reclamare, proprio in virtù di questi nostri impegni e ruoli (sul problema del cinghiale si rilegga il parere dello studioso
Náhlik),  le nostre cacce tradizionali, quelle col cane ma anche quelle alla migratoria, grande, media e piccola.


Cosimo Pacetti

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22 commenti finora...

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

D'accordo sia con l'autore che con Carlo. Perchè i cinghiali disertano i boschi preferendo strade trafficate e città? Perchè nei boschi ci sono i lupi. Bisogna eliminare la causa e non curare il sintomo.

da Mauro 12/01/2019 16.34

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

Luca le squadra hanno drasticamente ridotto i carnieri di cinghiali in questa stagione. Ti dico che i lupi li hanno mangiato quasi tutti

da Carlo 12/01/2019 11.06

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

Non è vero che ci siano tutti questi cinghiali. Sono troppi nelle aree protette (che sono troppe!!) pochi in territorio libero ove però la notte arrivano dalle aree protette e danno danni. Aprite la caccia nelle aree protette e nei parchi, in braccata nel bosco in selezione nelle radure, il problema è risolto in 12/24 mesi. Se invece ci sono dei tabù allora il problema non si risolve.

da Carlo 11/01/2019 13.05

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

I cacciatori di selezione, fra cui bisognerebbe distinguere (non basta il Loden), non sono assolutamente in grado di contrastare la rapida crescita del cinghiale che dipende da dinamiche ecologiche che riguardano l'evoluzione economica della società (consumo/profitto). Fa comunque orrore (lo dico per le sciagurate nuove generazioni) pensare che il cinghiale debba essere cacciato (sparato) solo da cecchini, per non provocargli stress. Da millenni il cinghiale, come gli altri ungulati, la lepre, la volpe, sono oggetto di caccia con i cani e in battuta (braccata). La produzione di adrenalina fa parte della lono natura di selvaggina...braccata. L'uomo ne ha mangiato le carni, quelle carni, per migliaia di anni. Forse per decine e centinaia di migliaia. Grazie a quelle carni e a quelle cacce si è evoluto. Oggi questi apprendisti stregoni con la laurea ci vorrebbero imporre il politicamente (eticamente) corretto. Non sono antiscientifico, ma questo modo di intendere il rapporto uomo-natura è delirante. Soprattotto mentre si assiste allo scempio del pianeta e ai massacri (silenziosi) di interi popoli toccando appena un pulsante del computer (parlo della borsa, della finanza che scavalca con un click qualsiasi frontiera e qualsiasi muro). E c'è gente che giustifica ancora Trump.

da Algo Ritmo 11/01/2019 11.20

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

Gli anticaccia morissero tutti per colpa dei cinghali ahha h aah ah ah ah animalisti lipu??? prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr

da Vegano fenucchiu 10/01/2019 17.16

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

Vi accorgerete dei danni fatti da una gestione "cinghiale" a dir poco pazzoide solo quando non avrete più da spartire la "ciccia" a Voi tanto cara.

da Cancellate i settori vocati a cinghiale 09/01/2019 12.56

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

Scusate ma per me sono tutte cazzate. Si parla sempre di emergenza cinghiale ma poi ai cacciatori di selezione (che non fanno parte di squadre di cinghialai) non viene data la possibilità di fare prelievi. Chi fa parte delle squadre non ha vantaggio ad abbattere capi individualmente a discapito della propria squadra, ed il problema permane ed aumenta. Solo di rado vengono abbattuti capi giusto quando i contadini furiosi sono arrivati al limite della sopportazione.

da Edoardo donati 09/01/2019 10.00

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

NON È LA VOCE DEL POPOLO, MA NON HA BISOGNO DI ACCREDITI CHI RAGIONA CON SAGGEZZA. PURTROPPO LA SAGGEZZA OGGI E' UNA MERCE CHE SCARSEGGIA. UN PO' OVUNQUE, A PARTIRE DAI CAPI DI STATO E GOVERNANTI. E' LA GLOBALIZZAZIONE BELLEZZA. QUANDO - OGGI - SI DEVONO PRENDERE (E SI PRENDONO) DECISIONI IMMMEDIATE, DA UNA PARTE ALL'ALTRA DEL GLOBO, MENTRE FINO A QUALCHE DECENNIO FA SI IMPIEGAVANO MESI A COMPRENDERE PRIMA DI ACQUISIRLE AGLI ANTIPODI.MA ALLORA ESISTEVANO ANCORA GLI STATI, OGGI INVECE C'E' UN SUPERSTATO, CHE HA I CENTRI DECISIONALI A WALL STREET E IMPONE DIRETTIVE (ORDINI) A COLORO CHE PRESUMONO ANCORA DI ESSERE AL GOVERNO DEGLI STATI. FIGURIAMOCI QUANDO AL GOVERNO CI SONO DEI MEZZI GUITTI ACCATTATI DIRETTAMENTE DALLA SUBURRA O DAI FAN CLUB DEL CALCIO.

da genny 'a c. 08/01/2019 16.21

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

Pietro se sei ignorante, non è detto che gli altri siano come te.

da Potevi studiare 08/01/2019 15.55

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

Gli animalisti sono solamente dei poveri GULHA TTTONI!

da fABIO 08/01/2019 15.14

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

Annaveno dalla rimbramilla

da romolo 08/01/2019 10.05

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

Verissimo. Dobbiamo uscire dai nostri stretti ambiti. Non dimentichiamo però che siamo ancora più di mezzo milione. Molti di noi sono assidui frequentatori dei social, che se ben utilizzati possono fare davvero la differenza. Perciò, oltre a straparlare delle nostre cose, forme di caccia, carnieri, notizie di nera e di rosa, proviamo a far circolare anche dei messaggi che possono informare chi non la pensa come noi. Ognuno di noi ha probabilmente un minimo di cento amici su Facebook, per esempio. Passiamo parola, che da cosa nasce cosa. Chissà che non si sveglino anche le nostre associazioni venatorie e invece di farsi la guerra per le tessere, raccontando spesso che cristo è morto dal sonno, non riescano per una volta a mettersi insieme e a lanciare una bella campagna di informazione più adatta ai profani che agli addetti ai lavori...

da Tiburzi 08/01/2019 9.28

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

Molti complimenti al Sig. Cosimo Pacetti, anch'io non so chi sia, ma ha scritto un articolo eccellente nei contenuti e molto elegante nella forma; mi dispiace che Pietro non lo apprezzi. Concordo purtroppo con T el C. Finchè le cose ce le diciamo fra noi non facciamo che sfondare porte aperte, ed è del tutto inutile sfogarsi con invettive contro animalisti anticaccia ecc. Mi sembrerebbe invece più proficuo far girare scritti sensati come questo a tutte le persone oneste che conosciamo; soprattutto non cacciatori. Ricordiamoci sempre che la massa, che una volta era spregiativamente definita "popolo bue", è composta anche, e soprattutto, da persone oneste, che però sono tempestate sempre e solo dalle scelleratezze profferite a vanvera dai nostri nemici, perciò sviluppano una mentalità anticaccia basata sulle scempiaggini demenziali di certa gente. Ma se fosse controinformata? Se fosse stimolata a documentarsi meglio? Da parte mia è un bel po' di tempo che invio a tutti i miei conoscenti tutto ciò che mi sembra essere sensato e veritiero, e qualcosa sta cambiando, lentamente ma sta cambiado. Qualcuno sta cominciando a convincersi che Bambi non esiste

da Umberto 07/01/2019 20.56

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

Ottimo caro Pacetti, si potrebbe passare questo articolo a Camillo Langone sul Foglio, visto che questo giornalista è latore della verità per quanto riguarda la caccia e gli piace la braciola di cinghiale, orse ancora non ha assaggiato i tordi con patate in padella imbottiti con pancetta e rosmarino. Vorrei anche chiedere alle varie associazioni : visto che abbiamo bisogno come l'acqua e il pane di far conoscere la caccia ai cittadini tutti tramite appunto un giornale, perchè non ci si mette d'accordo con Langone per farlo continuare a scivere di caccia sul suo giornale ? Langone permettendo si intende. Pace e bene.

da jamesin 07/01/2019 20.43

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

con la mentalità da intellettuale che hanno magari chiederanno il diritto al telepass x i cinghiali

da yana dalle vedute 07/01/2019 19.25

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

dopo l'incidente mortale sulla caccia gli ambientalisti hanno navigato sulla notizia chiedendo pure la chiusura della caccia la domenica,ora dovrebbero chiudere le piste da sci la domenica sempre secondo i loro criteri di ragionamento!!!ipocriti siete la rovina del totale ecosistema!!!!!viva la caccia

da MAURO 07/01/2019 18.59

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

L’animalismo e l’ambietalismo delle associazioni italiane causerà morti innocenti. Gli ambientalisti e animalisti sono assassini

da Merlo 07/01/2019 17.24

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

Ottimo articolo,ma quanti lo leggeranno oltre a noi qui si BH ? Inoltre chi e' e chi rappresenta il sig, Cosimo Pacetti? Grazie.

da T el C 07/01/2019 16.15

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

"Il voler rincorrere modelli difficilmente applicabili sul nostro territorio sulla scorta di un'economicismo supportato da surrettizie elargizioni." Non serve laurea per capire che l'agricoltura italiana vive da mezzo secolo grazie a contributi (comunitari) diretti e indiretti (i vecchi governi democristiani decisero di elargire la pensione a tutti i contadini, anche se non avevano versato una lira, e se ne paga an cora lo scotto). Oggi, purtroppo, questo vizietto prelettorale non è ancora stato perso, solo che i nostri boss attuali l'hanno allargato urbi e orbis. In più, da sempre vige l'aggravante delle ruberie a volte assurte a sistema (vedi quote latte che abbiamo pagato tutti, anche se a goderne sono stati pochi lattaioli padani).

da Scudo crociato con sacra ampolla a 5stelle 07/01/2019 15.18

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

un'economicismo supportato da surrettizie elargizioni......ma che significa, ci vuole il vocabolari?

da Pietro 07/01/2019 14.02

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

Sig. Cosimo se lei adottasse termini un po’ meno ricercati e un po’ più compresibili sarebbe decisamente meglio visto che gran parte di noi cacciatori non ha la laurea

da Pietro 07/01/2019 13.54

Re:Col cinghiale al casello, ma non solo

Quello nella foto mi sembra che sia intenzionato ad andare dal casellante per pagare il pedaggio dovuto???

da Fucino Cane 07/01/2019 12.36