Prima riflessione. Dopo il 4 marzo, il Paese è spaccato in due. Al Sud i Grillini, al Nord il Centro-Destra a conduzione leghista, divisi da una debole, debolissima fascia sanitaria del febbricitante PD, in Toscana ed Emilia Romagna.
Seconda riflessione. La caccia può aver fatto una qualche differenza, che vedremo, ma non è stata determinante. Ben altri sono i problemi di queste nostre disastrate comunità. Il lavoro, la salute, la sicurezza, il disagio sociale. A prescindere dal bicchiere, che molte fake-news hanno fatto credere che fosse desolatamente mezzo vuoto (più vero al Sud, molto meno al Nord).
Terza riflessione. Al Sud, è impossibile che tutti coloro che hanno votato Cinque Stelle siano animalisti sfegatati e anticaccia convinti. Sono ancora forti la cultura e la tradizione rurale, il collegamento alla vita di campagna, la passione per la caccia.
Ultima riflessione, ancora sulla caccia: l'allarme scattato ormai da tempo dal sentimento profondo dei cacciatori ha fatto sì che almeno per un momento venissero messe da parte le distinzioni, i cavilli, le guerre per le tessere, portando a costituire quella "Cabina di regia" che nel marasma elettorale ha messo insieme il massimo delle rappresentanze venatorie. Speriamo che sia stata la prova generale per un progetto di maggiore respiro.
Non c'è dubbio però, che se questo sarà, se finalmente le esangui cancellerie della caccia avranno capito la necessità di un cambio di paradigma, sia al nord sia al sud si dovranno mettere all'ordine del giorno temi e argomenti diversi, pur tenendo conto del diverso punto di vista del livello e della qualità dei liquidi nel bicchiere.
Partiamo dall'analisi del voto. La protesta ha premiato ovunque la Lega, unica forza a schierarsi apertamente, in massa, segretario in testa, con i cacciatori. Ne ha fatto sicuramente le spese Forza Italia, ormai quasi asservita al brambillanesimo, visto anche la più larga schiera di anticaccia che ha portato in Parlamento (almeno sedici), nonostante il tardo ravvedimento dello stato maggiore (Romani, Brunetta, Gasparri). I Cinque stelle, che hanno conquistato tutto il meridione, non hanno tuttavia raggiunto l'obiettivo di andare da soli al Governo. Per cui, in questo frattempo, che potrebbe durare anche anni, diversi anni, obbligati a fare accordi, dovranno selezionare argomenti d'importanza primaria, e di conseguenza trascurare la caccia, per la quale dovranno comunque tener conto anche di quegli elettori che pur votandoli "per disperazione" sognano ancora beccacce, tordi, allodole. E cinghiali. Al centro, soprattutto in Toscana, il marasma politico-venatorio-rurale provocato dalla "legge obiettivo" ha spostato il voto dei cacciatori sulla Lega, che dovrà tuttavia dimostrare di esserselo meritato, in una regione dove quasi tutti i candidati avevano espresso professione di fede filo-venatoria.
E nonostante tutto, salvo gli spiccioli, non è da sottovalutare il gruzzolo raccolto grazie all'operazione combinata di tutto il mondo della caccia, compreso Bighunter, che fra i primi ha richiamato l'attenzione sul problema. Con l'aria che tira, abbiamo acquisito una forza amica o almeno "non ostile" piuttosto ragguardevole: tenendo conto che si può contare sicuramente su quasi tutti i parlamentari della Lega, abbiamo molte decine, probabilmente centinaia, di amici che non si tireranno indietro quando nelle Camere si vorrà o si dovrà parlare di caccia. Mentre gli anticaccia "storici", con una Brambilla che sicuramente pagherà per aver contribuito largamente all'insuccesso dell'ex "Cavalier Dudù", non arrivano a venti, a cui per obiettività bisognerà aggregare un numero imprecisato di grillini, che peraltro hanno portato allo scoperto - e non ancora smentiti - almeno un paio di nuovi parlamentari (in Calabria, regione sensibile ai cacciatori), che hanno firmato il documento della Cabina di regia.
Cosa, a mio parere, si dovrà fare partendo proprio da questa nostra Cabina di regia che, per prima cosa, dovrà essere confermata permanente?
Ripeto: per-ma-nen-te.
Prima di tutto: non perdere i contatti con questi temerari nostri amici parlamentari. Tutti, nessuno escluso, facendo il possibile per evitare fughe in avanti, spesso allo sbaraglio e non solo dilettanti. Un contatto periodico, con un programma articolato, nuovo e coraggioso, che sappia creare le basi per un "ravvedimento operoso" anche dei più scettici. E qui, fra i più scettici, si dovranno ovviamente considerare tutti coloro che con la caccia e con suoi valori hanno poca dimestichezza, se non repulsione preconcetta. Infiniti sono gli argomenti, a partire dalle emergenze, i dissesti ambientali, le ragioni dell'esubero di ungulati (il cinghiale è un fenomeno che sta sfuggendo al controllo non solo in Toscana o in Italia ma anche in tutta Europa e forse anche più in là: vedi editoriale su BigHunter.it), i danni all'agricoltura, la gestione faunistica (dis)integrata.
Ma accanto a questi, che più che argomenti sono problemi per tutti, sarà indispensabile diffondere la lieta novella di una caccia utile, necessaria, che s'impegna nell'interesse generale, nell'ambiente, nella società, nel volontariato, nel servizio alle comunità.
Senza dimenticare - e qui per ora chiudo, invitando tutti a dare il proprio contributo di idee - le tradizioni, venatorie e rurali, quelle del nord del centro e del sud. Richiamando l'attenzione sui problemi legati alla parcomania, a un agricoltura industrializzata, a quell'ambientalismo di maniera, fallimentare, che potrebbe illudere ancora le impreparate nuove classi dirigenti a conduzione grillina.
E, concludendo, chi vuole bene alla caccia, cerchi d'impegnarsi il più possibile per trovare sintesi ragionevoli, aggreganti, condivisibili anche da chi dalla caccia è lontano, inconsapevole, indifferente. Solo così, a parer mio, potremmo recuperare dignità, consapevolezza, simpatie, premessa indispensabile anche per un rilancio dell'importanza delle cacce tipicamente italiane.
Diamoci da fare!
Vito Rubini
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