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EditorialeBrambusconi, "che figata" lunedì 29 maggio 2017 | | Il tormentone del Crozza/Cavaliere sale di nuovo alla ribalta, con questo colpo di teatro che in pratica - dopo le multiformi pantomime (il presidente operaio, il presidente agricoltore, il presidente pensionato, il presidente artigiano) con cui ha ammaliato per decenni l'elettorato italiano, eccolo in dissolvenza con la Brambilla - prima salumiera, poi industriale di trafileria, quindi di salmoni (gassificati) e di mangimi per animali, con tonnellate di esseri viventi ridotte in bocconcini - che tinge di rosso la finta capigliatura, per lanciare l'ennesima, l'ultima?, "figata", che per lui eterno fanciullone vuol dire magheggio, ganzata, fantastica invenzione per raccattare ancora consensi. Tanto per mettere una spina nel fianco a Grillo, di Maio e la Raggi, che dell'animalismo becero, e per di più anticaccia, avevano fatto una delle loro bandiere.
Si è parlato molto, e ancora molto si parlerà, di questa sua totale conversione animalista. Fa scalpore, perché la sua storia è un pezzo importante di quella del nostro Paese: un quarto di secolo che, nel bene e nel male, ha rivoluzionato il comune sentire, traghettando le masse dall'epoca di mani pulite a quella - suo malgrado - di mani (tentacolari) a cinque stelle.
L'era berlusconiana ha lasciato segni indelebili, pur densi di critiche e di recriminazioni. E' indubbio che Silvio si sia impegnato molto sulle leggi cosiddette ad personam, cattiva, invalsa e più o meno mascherata abitudine della politica non solo nostrana, ma è altrettanto acclarato che, nel fare l'occhiolino al "popolo", ha anche sostenuto riforme per modernizzare questo paese, affetto da perpetuta sidrome di gattopardismo.
In tutti questi anni di primo piano nella scena politica nazionale a Silvio, pur essendo da sempre incalzato dalla sua ex ministra del turismo, non è mai venuto in mente di dichiararsi animalista e di assecondare le richieste di quel mondo. Se ne è guardato bene, strizzando semmai l'occhio all'elettorato dei cacciatori e alla vasta (in più di uno aspettano ancora una telefonata), vastissima utenza, che acquistava i grandi marchi dell'industria alimentare (che si sa, vende anche carne e derivati), pubblicizzati dalle sue reti televisive e dai suoi giornali. Lo fa ora, sollevato dalla presidenza del gruppo Mediaset e da altri ruoli di responsabilità,lo fa ora che, indiscutibilmente e chissà se consapevolmente, in molti lo certificano sul viale del tramonto. Un pensionato sereno, che, per sua stessa ammissione, trascorre le giornate a passeggiare nei suoi giardini seguito da uno stuolo di animali da cortile. Sempre con un occhio rivolto ai manuali e alle ricerche di marketing, a volte confezionate a sua immagine e somiglianza. Come anche in questi giorni, che mentre promette pensioni minime da mille Euro, la mutia per i cani i gatti e i canarini, fa finta di non sapere che - a Roma per esempio - una biblioteca decine, centinaia di giovani lavorano da oltre quindici anni, senza stipendio, per la Biblioteca Nazionale, tramite una cooperativa,che li retribuisce con un rimborso spese di quattrocento Euro, a condizione che presentino scontrini fiscali accattati in qua e in là, per bar e rivendite.
Ha un bel gran da fare la Brambilla quindi a cercare consensi in autonomia (il nuovo partito politico presenterà proprie liste in tutti i comuni dove nelle prossime settimane si terranno elezioni amministrative) grazie all'appoggio del resuscitato grande statista che sostiene con lei la campagna a favore dei diritti degli animali e della filosofia vegana. Anticaccia per giunta. Al Corriere della Sera si è affrettata a precisare che l'attenzione del premier su questi temi è tutt'altro che recente. “Mi ricordo altri consigli dei ministri in cui, con Berlusconi, abbiamo impugnato le leggi in deroga sulla caccia delle Regioni. E nel governo avevamo Bossi e Calderoli, non so se mi spiego...”, evidenzia.
Qualcuno, anche autorevole editorialista (Geremicca), si sbilancia nel dire che fra un paio di settimane se ne saranno tutti dimenticati. Non noi, di certo, che dovremo tenere molto alta la guardia. Perchè dietro a questa iniziativa c'è la determinazione di chi da anni cerca di appagare le proprie ambizioni politiche, con uno scranno in parlamento, come quei Verdi, sconfitti dalla storia, orfani dei movimenti radicali, anch'essi ridotti a pochi decimali, ormai poco più che un'accozzaglia, recalcitrante per giunta, che la rossa di Lecco vorrebbe accogliere sotto un unico paracadute, nel nome della traversalità.
Il neonato organismo altri non è, infatti, che l'evoluzione della Leidaa, l'associazione fondata dalla stessa Brambi, cresciuta all'ombra del Canile di Lecco, dopo il fallimento del suo ambizioso tentativo di raggruppare tutti i movimenti animalisti. Che già gridano al complotto, si defilano in elaborati distinguo, opponendosi a un disegno che per fortuna resiste solo nella testa della temeraria di Calolziocorte.
Intanto il primo possibile alleato di Berlusconi, Salvini, si affretta a dichiarare: "mio figlio ha preso un cane al canile, ma per questo non fondo un partito", ci sorride su e fa spallucce. Nei reparti delle legioni di Grillo, invece, sono un po' più preoccupati.
Cinzia Funcis
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