“Anche quest'anno i nostri eroici cacciatori partono per la Lunigiana, la Barbagia, la Lomellina. Torneranno tutti? Provate ad immaginare come si può sentire una persona che uccide il suo migliore amico. Ogni anno la caccia ammazza e ferisce centinaia di persone per distrazione, inesperienza incoscienza. Ne vale la pena, per una scorpacciata di polenta e tordi? Non c'è niente di ridicolo nella caccia. Purtroppo”.
La frase, associata all'immagine di un "cacciatore – manichino - soldato", è una dichiarazione di guerra alla caccia, che fa delle sue armi più letali quelle dell'oltraggio e della delegittimazione. L'Enpa, in evidente contraddizione con sé stessa, come ricordato sopra in modo esaustivo da Vallini, lo scorso 18 gennaio scriveva: “la nuova campagna Enpa non segue le strade consuete - pugni nello stomaco, insulti, pesanti accuse e conseguenti contraccuse - piuttosto cerca di far capire ai cacciatori quanto sia fuori luogo quel sentimento “eroico” e “romantico” che essi provano mentre, armati fino ai denti, affrontano piccoli animaletti decisamente indifesi”. Anzi, secondo l'Ente Nazionale Protezione Animali gli "eccellenti creativi dell'agenzia pubblicitaria Ogilvy & Mather" hanno soltanto "pennellato di simpatica ironia” le idee dell'associazione, poi concretizzate anche in uno spot tv e in un altro radiofonico.
A proposito di campagne pubblicitarie, tutti ci ricordiamo il polverone alzato quest'estate dalle associazioni ambientaliste e animaliste, come da parte del mondo politico nazionale a causa dell'immagine usata da Federcaccia per la campagna di tesseramento, la quale mostrava un bambino intento a soffiare in un richiamo mentre rivolge lo sguardo al cielo. Quella foto aveva turbato gli animi perchè accanto al piccolo, seduto su un fienile, figurava un fucile. Si disse di tutto, quasi a credere che una simile icona potesse istigare i minorenni a dotarsi di un'arma.
Anche quell'immagine, che mirava a simboleggiare il futuro della caccia nelle giovani generazioni (non dimentichiamo che si trattava di una campagna interna all'associazione venatoria, diretta ad un pubblico di soli cacciatori – adulti e vaccinati -), fu il pretesto per dare addosso all'intera categoria e per inasprire ulteriormente il dibattito sul disegno di legge Orsi. L'Enpa in quei giorni, tacciando di “cattivo gusto” la campagna, chiedeva a Federcaccia di ritirare immediatamente l'immagine, che veniva definita “agghiacciante”. "Gli interessi di una piccola lobby- accusava l'associazione - non devono assolutamente giustificare l'incivile strumentalizzazione di un minore”.
Non solo Enpa. Il Wwf dichiarava “ormai sparare a specie protette non interessa piu' i cacciatori più estremisti. La nuova campagna di Federcaccia spara sulla serenità dei bambini e la loro capacità di vivere in armonia con la natura". Le critiche arrivarono anche oltre. Il Codacons chiese l'intervento della procura della Repubblica chiedendo un'indagine per “istigazione a commettere reato” e per il Pd, il il Senatore Della Seta dichiarava “l'immagine utilizzata dalla Federcaccia per il tesseramento 2009, più che il futuro della caccia in Italia, fa venire in mente la tragedia dei bambini soldato". E ancora: “l'utilizzo di un fucile da parte di minori "rappresenta una prospettiva pericolosa per la sicurezza pubblica e inaccettabile da un punto di vista morale".
Un coro di indignazione riempì pagine di giornali locali e nazionali e di quella foto si parlò per settimane. Ora che i cacciatori vengono deliberatamente offesi dalle bassezze dell'Enpa, nessuno ha nulla da obiettare? Che la civiltà non faccia più parte di questo tempo?