I parchi nazionali sono da sempre il fiore all'occhiello dei gruppi ambientalisti e, in parallelo, l'ostentato cammeo del Ministero dell'Ambiente. Periodicamente vengono richiamati alle cronache nazionali per qualche scandaletto, ma poi tornano fra le questioni degli addetti ai lavori, che ne ricominciano a magnificare le sorti.
Come molti di noi sanno, non è proprio così, anzi come spesso accade in Italia anche i Parchi sono quantomeno lo specchio della trascuratezza di cui è frequentemente oggetto la cosa pubblica. Ce lo ricorda in questi giorni un reportage di un organo d'informazione economica, Businessinsider, a firma di un - vogliamo dire coraggioso? - Andrea Sparaciari, che ne mette in evidenza, per molti dei 23 parchi costituiti per legge dello Stato, i "bilanci disastrosi con entrate quasi zero". Complessivamente, scrive Sparaciari, nel 2014 hanno generato utili per circa 8,3 milioni, saliti nel 2015 a 8,8, ma crollati verticalmente nel 2016, con una perdita di ben 2,3 milioni. Poco male, si potrebbe dire, cosa vuoi che siano un paio di milioni a fronte di migliaia di ettari di ambiente ben conservato. Tanto più che sono abbondantemente accuditi da un personale che copre, seppur in maniera "disomogenea", circa il 30% della spesa corrente (lo dice la Corte dei Conti). Con punte del 76% delle spese per il Parco Nazionale dell'Arcipelago della Maddalena, rispetto a minimi del 4% per quello delle Cinque Terre, una specie di punto di riferimento per chi si volesse applicare a fare funzionare anche gli altri.
Il problema è, come accade sovente in Italia, che anche per i parchi paga Pantalone. 21 su 23 - denuncia Sparaciari - "dipendono quasi esclusivamente dai trasferimenti statali, che rappresentano oltre il 90% delle entrate complessive" e vanno a coprire spese come personale e funzionamento.
Il Parco delle Murge, per esempio, su i 2.217.971 euro di entrate correnti dichiarate nel 2016, ne ha ricevuti dallo Stato ben 2.207.183 (il 99,53%). Quello del Cilento e Vallo di Diano, su 4,48 milioni, da Roma ne ha avuti 4,40 (98%). E si potrebbe continuare col Circeo (99,55%) o col Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (94,9%)". Mentre per il citato Parco delle Cinque Terre su 15,6 milioni di entrate, solo 2,6 provengono dallo Stato, il 16,5%, e per quello del Vesuvio su 7,5 milioni di entrate nel 2016, dal governo centrale sono arrivati 1,5 milioni, il 20%.
Di contro, con un misero 3% di media di entrate proprie (accessi, eventi, servizi), fanno sorridere gli incassi del Parco dell'Alta Murgia, che nel 2016 registrava la bellezza di 771 Euro (0,03 delle entrate), dell’Aspromonte (7.879 Euro, ovvero lo 0,26%), del Cilento e Vallo di Diano (954 Euro, uguale allo 0,02%). Fino ad arrivare al record del Parco del Circeo (guidato da anni da un noto esponente del mondo ambientalista), che ha incassato zero euro.
A proposito del suddetto Parco, nella relazione della Corte dei Conti si legge: “Dipende quasi totalmente dai trasferimenti statali, che rappresentano in media oltre il 99% del totale delle entrate correnti. I trasferimenti degli enti territoriali risultano assenti o ininfluenti. Parimenti ininfluente risulta la capacità di autofinanziamento dell’Ente che nella fattispecie è invitato ad avviare iniziative che possano consentire uno sviluppo delle entrate proprie”.
Per non parlare infine dei piani di tutela e di gestione, che secondo la Corte dei Conti nella maggior parte dei casi sono carenti o inesistenti (testuale: "molti Enti parco ne sono ancora sprovvisti").
Insomma, un bell'impegno per il nostro Ministro dell'Ambiente, e per il suo esimio Capo della Segreteria, se - fra una campagna e l'altra di occhiuta attenzione nei confronti della caccia - vorranno esercitare quell'azione di controllo e di spinta verso gestioni più virtuose, che alcuni - pochi - di questi Enti hanno dimostrato essere possibili.
Un grazie sincero a Andrea Sparaciari, e a Businessinsider, che - fuori dal coro - hanno affrontato un argomento che deve stare a cuore di tutti gli italiani e dei cacciatori in particolare, perchè un Parco ben gestito è un patrimonio incommensurabile a vantaggio di quella tanto richiesta tutela della biodiversità.
Siro Ponti
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