La caccia è una delle tante attività umane - il campeggio, la raccolta di funghi o di erbe selvatiche, l'alpinismo... - che una determinata società in determinati tempi e luoghi può ritenere legittime o meno.
Nel nostro ordinamento attuale lo è, ma non lo è per una parte importante della società in cui viviamo; e questo è qualcosa di cui, se vogliamo continuare ad esercitarla, non possiamo non tener conto.
Il motivo principale per cui questo accade è la progressiva urbanizzazione dell'Italiano medio e quindi il suo estraniamento da un rapporto sano con un territorio nel quale senta di affondare radici. Alla base della cattiva immagine della caccia nel contesto in cui ci troviamo a vivere, sono senza dubbio i famosi polli a sei zampe, così come i cani abbandonati; cioè le deviazioni di una società che gli animali li antropomorfizza senza capirli e, in realtà, senza saperli amare.
Anni fa feci una terribile discussione con una collega che riteneva di poter equiparare i cacciatori alle SS naziste. Antifascista per nascita, oltre che per convinzione, mi infuriai non tanto per l'offesa ai cacciatori, cui ero abituato, ma per l' implicita derubricazione degli orrori nazifascisti.
Non si possono però ignorare le colpe dei cacciatori; la troppo frequente mancanza di rispetto per l'ambiente, per il lavoro della terra, per la proprietà altrui, infine anche per il mondo dei cacciatori, quelli veri, che non meritano nè l'ostruzionismo ignorante della gente di città, nè l'antipatia spesso giustificata di quella di campagna.
Mio cognato, cacciatore anche lui, una decina di anni fa fu svegliato all'alba da un'esplosione che sembrava essere avvenuta in casa - abitava in campagna e quella notte diluviava. Scese per andare a vedere che succedeva e trovò un cacciatore che si era messo a fare la posta nel portico di casa. Alle sue proteste, il personaggio rispose candidamente che la caccia è libera...
Ecco, mi pare di aver espresso abbastanza compiutamente il mio pensiero. Mi riservo per una prossima occasione le idee, le emozioni, i racconti di vita vissuta o narrata, che sarebbero in grado di riempire qualche enciclopedia.
In bocca al lupo.
Michele Chialvo
Giornalista del Tg3
Profilo di Michele Chialvo in Amici di BigHunter
Ndr:
Sappiamo della correttezza e della serietà professionale dell'amico Michele Chialvo. Anche noi, come lui, riteniamo che la caccia – se vogliamo che possa dare gioia ai nostri nipoti, così come l'ha data a noi, e tanta – deve ripensarsi in rapporto alle mutate condizioni della società in cui viviamo.
Pensiamo anche, tuttavia, che la caccia e la stragrande maggioranza dei cacciatori racchiudano in sé un grande patrimonio di conoscenze, di valori, di umanità. Sta a noi dargli corpo, farlo sapere, utilizzando tutti i mezzi e i più adatti a testimoniarlo a un'opinione pubblica distratta e spesso soverchiata da informazioni fasulle o ancora peggio montate ad arte per stravolgere la realtà.
Tanto per fare un esempio, ci siamo resi tutti conto che in questi ultimi venti o trent'anni siamo stati utilizzati, noi cacciatiori, come utile capro espiatorio a cui attribuire certe responsabilità del dissesto naturale per distrarre l'attenzione dai più dai veri mali dell'ambiente.
Che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Ecco, noi riteniamo che questo non debba più succedere. Dobbiamo adoperarci tutti insieme per far emergere tutti gli aspetti positivi – per la tutela e la qualificazione del patrimonio faunistico, del territorio, delle tradizioni più genuine - che la caccia e i cacciatori (anche quelli meno adeguati) già oggi esprimono. Grazie Michele, in ogni caso, perchè anche testimonianze come le tue servono a ricordarci che dobbiamo migliorarci. Come tutti, del resto.
La redazione BigHunter Magazine