Giorni fa, in un forum di "volo virtuale", fra appassionati parlavamo di un simulatore di caccia, The Hunter, e ne è scaturita la solita bagarre su caccia-si caccia-no, con un sacco di luoghi comuni. A un certo punto non ce l'ho fatta più e ho risposto per le rime. Tutti si sono zittiti e molti hanno perfino cambiato opinione.... La cosa mi ha colpito, perchè in giro c'è davvero molta ignoranza sulla materia e quando la spieghi davvero, la gente "capisce".
Chi sparla di caccia, questa è stata la mia conclusione, di solito non conosce neanche le regole minime che governano la natura. Nelle zone dove i cacciatori sono diminuiti o non ce ne sono più, o dove la caccia non è consentita, la biodiversità (voi sapete cos'è) è calata paurosamente. Oggi il cosiddetto ambiente naturale è TUTTO antropizzato, cioè tutto ha subito l'intervento dell'uomo. Ovunque. Quindi, per mantenere vario l'ecosistema, è l'uomo che deve continuare a gestirlo. Se metti lupi e agnelli su una piccola isola moriranno tutti. Nelle riserve africane dove non hanno usato gli abbattimenti selettivi e controllati (che è la caccia moderna che si pratica in tutta Europa compresa l'Italia) sono sparite molte specie di animali; le aree dove invece le popolazioni animali si gestiscono curando l'ambiente e effettuando abbattimenti mirati (CACCIA) la fauna selvatica scoppia di salute. Sono "ricomparse" specie fino a poco prima non più presenti nell'area.
Aquile, Falchi, Cervi, Daini, Caprioli....prima erano molto scarsi in Italia. Da quando ha preso piede la caccia di selezione agli ungulati... non solo sono ricomparsi gli animali a 4 zampe e il dolcissimo Bamby... ma anche i rapaci trovano cibo. Per questo sono tornati a ripopolare quelle zone molti predatori alati fino a poco tempo fa in serio pericolo. Come il Capovaccaio ad esempio ed il Lanario (provate ad osservare ai bordi delle nostre strade quando viaggiate in macchina... se guardate bene potrete scorgere moltissimi falchetti e persino Poiane). Questo per dire che oggi il cacciatore è un regolatore e un gestore della fauna selvatica e quindi dei suoi Habitat e quindi del patrimonio naturale.
Cosa fa infatti il cacciatore? E' una delle argomentazioni che ho usato per convincere i miei interlocutori ignoranti. Il cacciatore, nel momento in cui frequenta i vari ambienti "naturali" per abbattere-uccidere-mangiare- sparare; cacciare insomma... mettetela come vi pare, ma proprio per questa ragione, il cacciatore si prende cura di questi territori. Territori, che se non gestiti a dovere non sono in grado di conservare una suffciiente varietà di specie animali.
La nostra caccia non è selvaggia, non è illimitata, non è rivolta alle singole specie per tutto l'arco dell'anno. Insomma, non è come dicono coloro che anche per ragioni politiche ci accusano di sparare a tutto. Studi anche recenti ci dicono che solo una minima percentuale della fauna migratoria - i cui trasferimenti avvengono soprattutto di notte - è oggetto di appropriazione da parte dei cacciatori. Mentre la presenza di selvaggina stanziale, ungulati, lepri, fagiani pernici, è frutto di una oculata gestione (prelievi catture ed immissioni) da parte dei cacciatori. Quando la presenza di fauna di grossa mole è fuori dell'ordinario, a farne le spese sono il bosco, i campi coltivati, i prodotti della terra.
In Toscana, ad esempio, non sono solo i cinghiali, ma anche i cervi, i caprioli e i daini, a centinaia di migliaia, che fanno terra bruciata di un patrimonio agricolo e forestale che costa soldi, sudore della fronte e anche numerosi morti e feriti fra i nostri concittadini, a causa di incidenti stradali, provocati da questi ...parenti di bamby. (Al proposito si veda la recente ricerca realizzata dalla regione Toscana in collaborazione con l'università di Firenze, consultabile qui)
Un riferimento concreto? Uno fra un milione: Lago Trasimeno. Andateci, chiedete... da quando è stato chiuso alla caccia, molte specie non si vedono più e le residue popolazioni sono drasticamente diminuite. Erano i cacciatori che si prendevano cura di ricreare gli habitat per gli uccelli acquatici.
Le oasi del wwf. Andateci... Sono state costituite in aree sottratte alla caccia, perchè abbondanti di selvaggina. Sono deserte!!! Non è così semplice come si crede. Non basta mettere un cartello per tenere in piedi un patrimonio faunistico e ambientale. E i cari ambientalisti della domenica poco più fanno.
Anche l'agricoltura moderna, intensiva, non è amica degli animali. Dove manca una biodiversità vegetale, mancano di conseguenza anche gli animali. Scomparsi i maggesi, la terra non riposa mai, viene sfruttata al massimo, utilizzando fertilizzanti e prodotti chimici in abbondanza. Dove sono finite le siepi? Ed i filari ai margini dei campi? Perchè si fa finta di non capire che era proprio qui, in questa ricca e complessa diversità delle essenze vegetali, che la fauna avicola trovava quella microfauna, insetti, chioccioline, vermi, che costituivano la dieta indispensabile, ricca di proteine che serviva a sfamarli e a farli crescere?
Leggiamoci l'ultimo rapporto dell'ISPRA, quell'isituto scientifico dove non albergano certamente anime tenere nei riguardi della caccia, e capiremo che LA BIODIVERSITA' NON REGISTRA RISCHI A CAUSA DELLA CACCIA!!!
Altra considerazione. Ogni animale ha un suo ruolo. C'è il predatore e la preda, ci sono i nocivi e le specie opportuniste. Gazze, corvi, cornacchie nere e grige, volpi.... fanno fuori quantità impressionanti di piccoli di fagiano, di lepre, di starna, di pernice, di coturnice... predano i nidi (uova e piccoli). Si dirà: ma ci sono sempre stati! Non in queste quantità! Il divieto di un controllo da parte della caccia ne ha fatto crescere a dismisura le popolazioni. E adesso devono intervenire le guardie provinciali, e se non bastano, i volontari pagati sempre dalla Provincia, con costi che ricadono su tutta la comunità.
Ma si continua a sproloquiare senza utilizzare il cervello. C'è chi si strappa i capelli per un uccellino morto e fa finta di niente di fronte alle sofferenze infinite di milioni di esseri umani, senza considerare che anche i peggiori avversari della caccia non si scompongono minimamente quando sono alle prese con i banchi del supermercato stracolmi di...cadaveri (polli, tacchini, tagli pregiati di vitelli di latte). Chi non vive in campagna, chi non ha dimestichezza con le consuetudini della gente dei campi e dei boschi, ma parla solo per sentito dire, non conosce la pericolosità di un lupo (ce ne sono troppi adesso) o anche di un cerbiatto che ti mangia tutti i germogli di un vigneto! Vivere in città, in appartamento, comporta anche questi scompensi mentali!!!
Andare a caccia è come stare DENTRO la natura, con un ruolo preciso di regolazione degli equilibri fra le varie realtà ecologiche. Per far si che la "natura" sia sempre più ricca di vita selvatica. Già in alcuni paesi dove non c'è ricambio generazionale, dove i giovani hanno smesso di andare a caccia, inizia a farsi largo la figura le cacciatore professionista.
Che vorrà dire?
Che la caccia serve a qualcosa?
M. Bi.