Le donne a caccia ci sono sempre andate, ma la loro immagine era legata a cacce da appostamento: sull’altana ad ungulati, al riparo per tirare ai fagiani o alle rosse che arrivavano spinte dai battitori o in valle alle anatre. Donne a caccia con scarponi e zaino in spalla se ne sono sempre viste poche.
E’ vero che i sentieri di montagna specialmente negli ultimi anni li vediamo sempre più calpestati da donne che amano il trekking coi doppi bastoncini, ma non hanno un cane da caccia davanti da seguire, al massimo un modaiolo labrador. Invece da qualche anno mi capita di conoscere sempre più ragazze che con il fucile in spalla amano cacce impegnative come quella delle pernici bianche in Lapponia o delle beccacce o dei cotorni. Se questa notizia può anche non essere presa come tale, vedendole su in montagna ti fa comunque effetto scoprire con quanta passione e ardore camminano cercando di predare col proprio cane animali particolarmente scaltri e difficili.
All’inizio per la verità, accusavo un certo disturbo nell’averne anche solo una nella nostra occasionale casa di caccia, come se quel luogo fosse solo ad appannaggio di noi cacciatori uomini. Come se quella giovane presenza femminile usurpasse un nostro ambiente e il segreto delle nostre fantasie venisse svelato da una mente diversa dalle nostre, come se a noi amici fosse in qualche modo impedito di poterci esprimere coi soliti termini un po’ coloriti per rispetto di una Signora a tavola.
Poi piano-piano con quel garbo tipicamente femminile da felino, hanno dissipato ogni resistenza nella mia mente ottusa e ora averle sempre più numerose alla nostra tavola serale dopo la caccia è diventato, oltre che normale, anche molto piacevole perché finalmente non si parla più solo di cani, di donne e motori, ma anche di taglio e cucito. Ma, no, gli argomenti si sono ampliati e i giorni delle gite venatorie scorrono meglio.
Negli ultimi dieci anni ho visto a caccia: Giuseppina, Isabella, Federica, Silvia, Catia, Francesca con la telecamera e altre ragazze le ho conosciute, ma non le ho viste sul terreno. Tutte queste giovani cacciatrici hanno in comune una forte passione per la caccia e i cani, ma a differenza di noi maschi, hanno un grande desiderio ad apprendere, a imparare e migliorarsi.
Non sono superficiali e ti accorgi che se ti chiedono un consiglio poi lo seguono, se si fidano di chi cerca di aiutarle a crescere come cacciatrici non hanno tentennamenti o facili ripensamenti, ma intendiamoci se il vostro indirizzo non le convince, non sono così ipocrite da fingere di accettarlo, ma contrastano la vostra opinione motivando seriamente il loro punto di vista. C’è però da dire che alcune hanno tanto da imparare, soprattutto col fucile, ma ancora di più nell’approccio al cane in ferma e al piazzamento che sembra un elemento sconosciuto e incomprensibile.
Per cercare di spiegarglielo, la loro difficoltà a comprenderlo è simile a quando si cerca di spiegare ad una donna, nelle regole del calcio il fuorigioco. Ti guardono attente, ma non assimilano, i loro occhi ti trapassano come se tu fossi di nebbia e così anche per il piazzamento sul cane specialmente nel bosco, loro sono in forte difficoltà.
Ricordo Federica che si muoveva tra i tronchi delle querce giovani con la sinuosità di una pantera e quindi arrivava dal cane rapidamente, ma poi prendeva posizioni improbabili come se avesse paura della beccaccia! Giuseppina invece ha l’aggressività di un puma quando difende i suoi cuccioli ed ora che ha due bambini, non vorrei essere un mariuolo che cerca di fare uno sgarbo ai suoi due cuccioli, perché si troverebbe sbranato in un baleno! Giuseppina sul cane ci va col passo montanino quale lei è e vuole vedere rapidamente frullare il selvatico perché le va su la pressione e non sopporta l’attesa e quindi se può carica, appunto come un puma! Isabella invece la predazione quasi non le interessa, lei è concentrata sul lavoro del suo cane. Lì si dedica con tutta se stessa!
Silvia è invece una predatrice atipica; grande e infaticabile camminatrice vive l’approccio e il piazzamento con soggezione come se aspettasse sempre qualcuno che la incitasse ad avvicinarsi al punto d’incontro. Migliorerà!
Catia caccia in coppia con Alessandro e chi conclude l’azione è quasi sempre lui anche perché lei si compiace di aiutarlo nel favorirgli la fucilata. Ama i cani come pochi. Francesca la metto tra le cacciatrici, ma lei usa la telecamera! E’ una professionista e molte riprese video che scorrono su SKY soprattutto dove il protagonista è Carlo Rizzini sono sue. Anche lei come Giuseppina è una montanina e cammina con la forza di uno stambecco ed ha innato il senso del piazzamento. Quest’anno in Crimea l’ho vista all’opera e vi posso assicurare che lei era sempre ben piazzata, senza disturbare, pronta ad immortalare il volo della beccaccia. Se avesse avuto una doppietta in mano sarebbe stata la mia partner ideale!
Giorgio Lugaresi