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Editoriale

A CACCIA ANCHE DOMANI


lunedì 17 ottobre 2011
    
La caccia di domaniNella sempiterna gestione dell'emergenza, tipica di questo periodo, anche il mondo della caccia difetta di iniziative di lungo respiro, le uniche utili a rigenerarlo e garantirne un futuro nel medio e lungo periodo. La trasformazione rapida della società, anche  italiana, presuppone un collegamento stretto alle avanguardie, per percepire e anticipare i cambiamenti.
 
Lo strumento più adatto per quest'azione sono i giovani, che non brillano per la loro presenza nelle schiere dei cacciatori. La gerontocrazia diffusa che alberga nelle nostre classi dirigenti, trova un buon terreno di coltura anche nella caccia. Le nostre associazioni venatorie, pur sorrette anche da quarantenni/cinquantenni, rispecchiano l'andazzo, e a volte fanno fatica a esprimere idee innovative. Pur tenendo conto di questo, è irrimandabile un'azione di sollecitazione sull'insieme dei soggetti interessati (dirigenze venatorie, agricole, produttive, ambientaliste, istituzionali) per favorire  un clima più disteso che favorisca un'evoluzione positiva, un processo di riavvicinamento fra i vari soggetto interessati, l'assunzione di responsabilità che andando per gradi comprenda tutta la problematica. La presa di coscienza, insomma,  della necessità di riformare il contesto normativo e comportamentale, per risolvere un problema, quello del territorio, che altrimenti è condannato ad aggravarsi ulteriormente.

Falliti tutti i tentativi di costituire tavoli di portatori d'interessi, occorre mettere mano a un nuovo progetto per rimettere in moto un meccanismo che si è miseramente arenato, magari attivando un soggetto terzo.

Abbandonando l'idea delle ammucchiate a volte evidenziatesi innaturali, sarebbe bene optare per un  primo approccio interno. Dato per acquisito che la conflittualità interna non fornisce a nessuno alcun vantaggio duraturo, bisognerà prima di tutto convincersi   che, nel rispetto dei diversi punti di vista, è indispensabile raggiungere una sintesi preliminare che salvaguardi gli interessi dell'intera categoria. Prima di tutto, quindi, salvaguardare i principi generali su cui concordare, compreso un patto di rispetto reciproco; dopodichè entrare nel merito delle questioni particolari, ovvero dei punti inderogabili, su cui non ci potrà essere mediazione. E, solo successivamente, forti di un'intesa, magari formalmente condivisa, si potrà dare la disponibilità ad aderire all'approccio successivo, che tenendo conto di sensibilità diffuse (frutto di altre culture e di diverse responsabilità), arrivi a elaborare una piattaforma con il mondo agricolo. Un passaggio cruciale, che dovrebbe fare la sintesi fra i reciproci interessi di cacciatori e agricoltori, per proceder infine a riflessioni più estese che coinvolgano le istituzioni e  i territori (rappresentanze ambientaliste comprese, se lo vorranno).

Un percorso del genere comporta una navigazione a vista, a modulazione variabile, che abbia ben chiaro l'obiettivo: i cacciatori italiani sono un patrimonio sociale, culturale ed economico che nel suo processo rigenerativo va salvaguardato.

Un approccio diverso, quindi, che superi l'attuale dicotomia sempre più radicalizzata fra chi vorrebbe tornare al passato (ante 157) e chi spinge per ridurre e contenere il fenomeno venatorio, proponendo in teoria principi conservativi ma provocando inevitabilmente a una (pericolosa?) deriva verso la privatizzazione totale della caccia. O meglio, del patrimonio faunistico e del territorio. Non si tratta più  ahinoi soltanto del proprietario terriero che intende sfruttare a fini di caccia la selvaggina che vive o transita sui suoi terreni, no, non è più solo lui; sta avanzando anche e con protervia il borghesotto (proprietario o temporaneamente affittuario) che nel  week-end  non vuole intrusi nel cortile della sua casetta di campagna (fenomeno ormai noto col nome di  NIMBY: Not In My BackYard, non nel mio cortile). Sono reazioni che in qualche modo necessitano di una risposta. E se il mondo va come deve andare, ovvero la società contemporanea non implode trascinando con sé anche la caccia e tutti i legittimi interessi ad essa collegati, bisognerà girare pagina, valutare le diverse opzioni, tenendo conto dei nuovi e diversi interlocutori. In ogni caso,  una deregulation totale non è ipotizzabile. Non ha riscontro nemmeno nelle proposte di legge più criticate, che giacciono ormai da anni - impantanate -  nei due rami del Parlamento. E comunque, se non riusciremo a far percepire l'attività venatoria come qualcosa di ancora attuale, contemporaneo, il problema si consuma da sè: la media dell'età dei cacciatori è lì a confermarcelo. Solo  se saremo in grado di rilanciare in un contesto più vasto, extravenatorio, i pur tanti valori  positivi della caccia, si potrà pensare che la famiglia, la scuola e la società propongano con nuova attenzione un approccio simpatico verso la caccia, da parte delle  giovani generazioni. E sono quelle che a noi mancano.

E per ora, dunque, nei confronti del mondo esterno, ma anche  al nostro interno, prima ancora di affrontare gli argomenti relativi a specie cacciabili, tempi di caccia, modi di prelievo, quantità etc,, sarà importante   adoperarsi per riacquisire su larga scala quell'assunto che un tempo, nella società contadina, era assolutamente condiviso. E cioè che la caccia, i cacciatori,  sono un valore aggiunto per la consistenza del patrimonio faunistico nostrano. Anzi, che per tutti quelli che tengono a un patrimonio naturale integro, alla larga dai pericoli dell'odierno progresso, i cacciatori sono uno dei pochi baluardi su cui contare.
Ci riusciremo?


Enrico Parretti

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15 commenti finora...

Re:A CACCIA ANCHE DOMANI

e aboliamo finalmente 'sto art. 842 del CC! è roba da komunisti!

da vecchio cedro 20/10/2011 14.21

Re:A CACCIA ANCHE DOMANI

In risposta a HOLD Hunter ; che il discorso sia lungo ed articolato questo è fuori di dubbio, anzi è stata la mia premessa principale. Ma ad ogni buon conto il P. H. che intendo io di cui l’Europa è piena, è oltre che accompagnatore il vero organizzatore della caccia. Ha una vera azienda alle spalle, che, escluso il viaggio aereo (di solito), organizza l’alloggio, la ristorazione, le licenze di caccia temporanee, l’assicurazione, l’affitto di fucili e cani, la fornitura di cartucce, e poi anche l’accompagnatore. Alcuni di questi P.H. Italiani hanno anche comprato delle Farms con relativi terreni per esempio Inghilterra o Irlanda, altri hanno in gestione solo dei terreni o piccole isole. La loro mansione è relativa alla gestione del territorio e della fauna, poi se ti accompagnano pure ben venga.In Italia non è possibile tutto questo perché su di noi cacciatori, nonostante la nostra misera minoranza rispetto al resto dei cittadini, ruotano interessi spaventosi. Le miriadi di associazioni ambientaliste e non, che vivono grazie alla caccia, finirebbero di esistere.

da nino da Bari 20/10/2011 11.44

Re:A CACCIA ANCHE DOMANI

Caro Nino da Bari, quando dici che si dovrebbe istituzionalizzare la figura del Professional Hunter in Italia, sono perfettamente daccordo con te. E già sarebbe un GRANDE passo avanti. Anche se il Professional a cui tu fai riferimento è solo un accompagnatore, mentre quello che proponevo io è un qualcosa di molto più vasto ed articolato che non il mero "accompagnatore". Per quanto riguarda il "patrimonio indisponibile dello Stato" invece non vedo questi problemi : come lo Stato, a fronte del pagamento di tasse e balzelli vari, concede a te, privato cittadino, di esercitare un certo tipo di prelievo venatorio, egualmente sarebbe per il Professional, ovviamente e giustamente a fronte di un esborso superiore, con limitazioni e controlli mirati su questa figura. No, in realtà non vedo alcun problema legislativo in merito, è solo una questione di volontà. Invece il discorso "riserva" esula completamente da quel che pensavo io, il Professional, nella mia visione, caccia in territorio libero, non solo in riserva. Anzi, lo scopo del gioco è che egli spazi il più possibile sul teritorio in modo da averne la migliore conoscenza possibile ... Il discorso sarebbe lungo ed articolato, e non si può risolvere così, con 10 righe in un post.

da OLD_Hunter 20/10/2011 9.33

Re:A CACCIA ANCHE DOMANI

BRAVO NINO DA BARI. CHE GLI ALTRI LO PRENDANO A MODELLO. L'AMORE QUANDO E' AMORE NON DEVE CHIEDERE NIENTE IN CAMBIO, BASTA SOLO POTERLO ESPRIMERE. ALTRIMENTI E' BARATTO, MERCIMONIO. LEGITTIMO SI, MA E' UN'ALTRA COSA

da VIERI P. 19/10/2011 10.07

Re:A CACCIA ANCHE DOMANI

Caro Nino come lavoro mi occupo di ortofrutta, nei campi all'aperto ci vado quasi tutti i giorni, amo la natura le albe i tramonti e non posso comunque costringere e nemmeno invogliare i miei figli di gustarsi quelle nostre albe e tramonti con un fucile in mano perchè più temòpo passa e più sento solo un peso sul mio braccio. Saluti Nino e non amo le mattanze, ma la caccia meno stressata di oggi..!!

da Adamo - Foggia 18/10/2011 19.47

Re:A CACCIA ANCHE DOMANI

x nino di bari:per essere così,bisognerebbe avere i valori che si sono persi da tempo!Da quando la miseria costringeva a lavorare di gomiti.Oggi si lavora in camicia e cravatta,non si comprende perchè alcuni sudano quando lavorano!

da nino ag. 18/10/2011 16.40

Re:A CACCIA ANCHE DOMANI

Per rispondere a hold hunter ti dico che la figura del professional hunter in Italia non è possibile per almeno due motivi. Intanto occorrerebbe legalizzarla e istituirla, cosa non facile, e poi a differenza degli altri paesi europei, e non solo, occorre abolire la legge che prevede la fauna patrimonio indisponibile dello stato, e di conseguenza far ricadere la proprietà della fauna al proprietario del terreno. Diversamente potresti praticare tale professione in una riserva, se hai soldi per acquistare almeno 500 ettari di terreno, pagando 15 euro a ettaro l’anno di concessioni, o affittare dei terreni e renderli fondi chiusi, pagando oltre la concessione l’affitto ai proprietari. Sono dieci anni che stiamo tentando di realizzare qualcosa di simile ma per molteplici motivi tra cui economici non ci siamo riusciti. Gli italiani professional hunter esistono ma praticano all’estero e sono anche tanti. Per Adamo di Foggia vorrei dirti che io i figli li coinvolgerei comunque, perchè l’ambiente rurale la vita all’aria aperta la contemplazione del paesaggio naturale dalle prime luci dell’alba fino al tramonto, valgono la pena di essere vissute, per noi e i nostri figli, indipendentemente dai carnieri. I miei figli ritornando a casa, se non abbiamo abbattuto nulla, riferiscono alla loro madre che hanno visto le tracce fresche di cinghiali, hanno avvistato stuoli di anatre che passavano alte e anche quelle che col buio sibilavano in aria con le loro ali. Commentano il lavoro dei cani, o la bellezza dei boschi, i frutti selvatici, le visite che facciamo presso gli amici massai per comprare la ricotta. Non gli ho abituati alla competizione venatoria, alle gare a chi abbatte più prede, come abitualmente succede tra alcuni cacciatori. Io andrò a caccia sempre,anche per un solo giorno all’anno.

da nino da Bari 18/10/2011 15.44

Re:A CACCIA ANCHE DOMANI

Certo, la figura del Cacciatore Professionista si sposerebbe molto bene con la caccia agli ungulati, che tutti sappiamo essere in fortissimo aumento un po' dappertutto ( e non mi riferisco solo al cinghiale, che è ormai un problema in tante zone e che tale figura potrebbe contribuire a limitare ) piuttosto che alle caccie tradizionali dei volatili, ma non le esclude a priori. Proviamo a pensarci, Signori : forse non è proprio un'idea del tutto strampalata. Vorrei sentire il vostro pensiero

da OLD_Hunter 18/10/2011 9.52

Re:A CACCIA ANCHE DOMANI

Voglio lanciare una pietra nello stagno ... E se provassimo a pensare alla figura di un Cacciatore PROFESSIONISTA ? Una persona che fa della Caccia la sua professione, che ci vive con essa, vendendo la carne della selvaggina in modo LEGALE, accompagnando professionalmente altri cacciatori, tenendo corsi e conferenze sulla Caccia, facendo consulenze professionali per Aziende Venatorie, Provincie, Regioni, ATC e quant'altro. Insomma, un vero e proprio "Guru", serio ed affidabile. Io sono convinto che una simile figura farebbe certamente da traino per tutta una serie di innovamenti, sarebbe un punto di riferimento non solo per noi "cacciatori dilettanti" ma anche per tutti quelli che in un modo o nell'altro vogliono avvicinarsi a questo mondo e non sanno a chi rivolgersi. Ma non solo. Nella mia idea, il Professionista dovrebbe essere non solo uno che vive di caccia, ovviamente rispettando tutta una serie di regole ferree, che a lui sarebbero assai facilmente applicabili proprio per il fatto che è un Professionista, ma anche un attento controllore del territorio, un assiduo contrasto al bracconaggio, un attento "censore" (nel senso di uno che fa i censimenti) delle popolazioni animali. Una persona la cui parola dovrebbe avere un peso preponderante in tutte le sedi dove vengono prese decisioni riguardanti la nostra passione. Certo, non potrebbe essere uno qualunque, egli dovrebbe superare rigorosi esami di zoologia, ecologia, gestione del territorio, balistica, tiro, trattamento e conservazione delle spoglie. Esami SERI, fatti da chi VERAMENTE ne sà della materia, non certo da improvvisati "professori" che nulla sanno se non della loro boria. Insomma, una figura assolutamente NUOVA nel panorama venatorio italiano. Perché in altri paesi tali figure, in una certa maniera (certamente molto più "commerciale"), esistono già, basta leggere il blog dell'amico Benecchi sull'Alce. E stiamo parlando di Europa, non di Africa !

da OLD_Hunter 18/10/2011 9.43

Re:A CACCIA ANCHE DOMANI

Condivido a pieno tutto quello che ha scritto il Signor Nino da Bari, però comprendo benissimo tutti quei tesserini non rinnovati per i parchi e zone vastissime dove non è più possibile praticare "solo" la caccia, le giornate fisse, carnieri ridicoli, zone zps dove puoi entrarci massimo due volte a settimana su tre, mesi sottratti per alcune specie cacciabili solo a marzo o da iniziare nella seconda quindicina di agosto, cosa vogliamo pretendere che i cacciatori rinnovino cosa? Ho visto litigare in due parti diverse cacciatori perchè non c'era posto dove appoggiare i piedi tenendosi distanti non più di 100 metri uno dall'altro, zona San Nicandro Garganico per essere specifico, ora voi che leggete ditemi il perchè ( a parte la forte passione per chi ancora sopporta )un cacciatore abituato ad un certo tipo di caccia OGGI dovrebbe ancora aver voglia di rinnovare? e perchè dovrebbe coinvolgere i figli a questo schifo? Personalmente ho pagato per andare la sola domenica a caccia, il mercoledì e sabato lavoro, potevo il giovedì ma grazie al Signor Stefano e Vendola sono limitato, forse l'anno prossimo meno uno, chissà..!!!

da Adamo - Foggia 17/10/2011 20.26

Re:A CACCIA ANCHE DOMANI

Quindi è colpa della società, che cambia in peggio, e quindi anche colpa nostra che non facciamo abbastanza per evitare che cambi in peggio. Un tempo nove su dieci andavano a caccia a due passi da casa. Arrivata l'automobile non ci sono più distanze. Prima si sparava una cartuccia solo se ne valeva la pena, oggi chi se ne frega, anche le cartucce al tungsteno, che costano più di un caffè, si sparano a prescindere dal risultato. Si protesta perchè non si va a caccia come prima, ma si fa finta di non sapere che il carniere medio di un cacciatore (in termini di massa di proteine ma anche in termini numerici) è più ricco di un tempo. Nel secondo dopoguerra, col boom economico, si è dato credito a uno sviluppo senza limiti della ricchezza, per tutto e per tutti, caccia compresa, oggi è sotto gli occhi di tutti che questo sogno è fallito. Si deve riprogrammare il futuro. Aldilà dei messaggi di sventura, ci salveremo - e la caccia con noi - solo se riusciremo a ripensare i nostri comportamenti. E quelli dei nostri figli. Ci dobbiamo riuscire.

da Enrico Turoni 17/10/2011 14.09

Re:A CACCIA ANCHE DOMANI

La colpa dell’attuale clima della caccia è dei cacciatori. La maggior parte dei padri non coinvolge i figli alla cultura rurale e al valore dell’ambiente. Il sabato e la domenica sono dedicati alla movida alle serate e quant’altro. Non esistono più le scampagnate in occasione delle pasquette. Adesso si va in agriturismo quando va bene, o ai ristoranti. Alcuni cacciatori che conosco poi, nelle discussioni sono pessimisti e qualunquisti, optano per altre attività (pesca o altro) perché non c’è più niente da cacciare, (dicono),o soprattutto criticano le sempre maggiori restrizioni in campo venatorio, per cui non vale più la pena adoperarsi più di tanto. In pratica fanno il gioco di chi vuole ridurre i cacciatori. In Puglia ogni anno i cacciatori che rinnovano diminuiscono di alcune centinaia. La parcomania ha fatto il resto, nei parchi in Puglia è vietata solo la caccia, poi si costruiscono capannoni industriali, ci sono cave, poligoni di tiro, si innalzano pale eoliche a sbafo, si può girovagare con le moto da cross per boschi, senza che nessuno controlli o protegga. Le famiglie e la scuola non si preoccupano se i giovani non sanno come viene prodotto un pollo ( non nel supermarket) o una ricotta, o da dove e da chi proviene la fettina di vitello, figuriamoci se si sognano di parlare di approccio alla caccia e al suo mondo, molto più nobile di quello che aspirano per i loro figli.

da nino da Bari 17/10/2011 11.49

Re:A CACCIA ANCHE DOMANI

Un' ottima riflessione; bisogna far emergere un racconto nuovo della caccia, altrimenti, come giustamente scrive l'autore, il problema "si risolve da sè". Prima di tempi, specie, modi di prelievo ecc., la caccia dovrebbe, tutta, impegnarsi a rendersi attrattiva nella società. Su questo terreno c'è un vuoto e un ritardo spaventoso. Colpa di gran parte del mondo venatorio e dei gruppi dirigenti che lo dirigono...ed anche, se proprio devo dire quel che penso fino in fondo, dei blog venatori, che su questo terreno, secondo me, hanno molto da "rimproverarsi", non avendo accettato la sfida per rilanciare e riqualificare la caccia, quanto semmai di aver assunto, magari inconsapevolmente, la semplice funzione di "megafoni" delle rivendicazioni più corporative della categoria ed avendo con ciò contribuito a divaricare la distanza tra il mondo venatorio e la società nel suo complesso.

da [email protected] 17/10/2011 11.31

Re:A CACCIA ANCHE DOMANI

Qualcuno dovrà cominciare, comunque. Perchè la caccia è troppo bella! E' inutile indignarsi, se poi non si fa niente. Ma l'avete visto quanti ristoranti e trattorie, anche famosi, hanno menù a base di selvaggina? Vuol dire che la cacciagione è apprezzata. facciamo girare il vento a nostro favore, cominciando a moltiplicare queste occasioni. Se hanno successo, come sembra, velocizzeranno il volano dell'economia e allora, se dai lavoro, se crei interessi concreti, qualcuno se ne accorgerà. E anche i giovani, che hanno bisogno di costrursi un futuro, capiranno che qui ci sono possibilità. Da qualche parte bisogna cominciare. proviamole tutte.

da Junior 17/10/2011 10.14

Re:A CACCIA ANCHE DOMANI

bello come intervento! ..peccato che la caccia è ormai prossima alla morte perchè è gestita da ottantenni a volte un pò rinco, che non vogliono mollare il loro piccolo potere e ritorno economico. Gli Atc come Novara non ti prendono se non hai più di 60 anni e quelli come il mio fanno lo sconto per gli altri ultra 70enni che sono iscritti all'ambito. Saluti da Milano.

da Matley00 17/10/2011 10.07