La recente presentazione della proposta di revisione della legge sulla caccia da parte della Giunta regionale toscana, fra i tanti pensieri che può suscitare, invita soprattutto a una riflessione. In attesa di indicazioni più coinvolgenti da parte della Unione Europea, lenta a prendere decisioni, le regioni se vogliono possono incidere sulla realtà venatoria del nostro paese. Territorialmente, ma anche a livello nazionale. L'invito rivolto in questi giorni dal sen. Orsi, relatore della proposta di modifica della 157, in commissione al Senato, affinchè tutte le regioni facciano sentire la loro voce, la più univoca possibile, a un Governo e a un Parlamento che nicchiano, ne è la più lampante riprova.
In epoca di campagna elettorale permanente - il Governo ha una maggioranza schiacciante, ma si riparla di elezioni anticipate – risulta difficile richiamare all'ordine i recalcitranti, di qua e di là, se gli interessi concreti, ben percepiti sul territorio, non prevalgono sulle diverse posizioni, spesso solo ideologiche o, peggio ancora, legate esclusivamente alla congiuntura politica. La Lega che litiga con AN, il PDL col PD, e all'interno degli stessi due partiti gli anticaccia viscerali con i possibilisti o con i più accorti realisti.
E a proposito di interessi, lungi da noi la volontà di appioppare gratuite etichette, impossibile ignorare che dietro qualsiasi posizione non ne esistano. Di interessi. Per cui, come cercò di dimostrare l'ineffabile Menenio Agrippa, più di duemila anni fa, l'interesse comune è sempre una sintesi fra i tanti valori, sociali, politici, umani. Non c'è cacciatore, ad esempio, che non possa considerarsi anche ambientalista, o quanto meno “interessato” al benessere della fauna e dell'ambiente. Senza ambiente, si diceva, non c'è fauna, senza fauna non c'è caccia. E allora, perchè non analizzare – senza mettersi a un tavolo, per carità!, ma ponendo la nostra intelligenza alla ricerca di una ragionevole soluzione – , perchè non analizzare, dicevamo, il problema dai vari punti di vista e ipotizzare una sintesi?
Consideriamo Big Hunter, questo portale che ormai da tempo è a disposizione di tutti coloro che intendono adoperarsi per il meglio, un “tavolo ideale”, su cui porre le questioni. E gli interessi, ovviamente.
Da quando in Senato si è aperta la discussione sulla riforma della legge, il primo assunto, da nessuno mai negato, è che la 157 ha bisogno di una revisione. Come minimo. Tanto è vero che nelle consultazioni subito attivate ogni categoria ha presentato sue proposte. Tanto è vero che, da subito, probabilmente ANCHE per evitare inutili (e a volte dannose) gazzarre, sono iniziate pure consultazioni collaterali. Cacciatori con agricoltori, agricoltori con ambientalisti, ambientalisti con agricoltori e cacciatori...
Nel tempo, in prima battuta è stato prodotto un documento bollato come quello del Tavolo degli Stakeholders (si scrive così?), ovvero dei rappresentanti di una serie di “portatori di interessi”. Poi, magari in ritardo, ne è stato partorito un altro, quello delle Associazioni venatorie. Se da una parte, il secondo documento rispecchia una sintesi degli “interessi” della stragrandissima maggioranza del mondo venatorio italiano (fa quasi l'en plein, in termini quantitativi, ma anche qualitativi, a nostro avviso), l'altro – il primo – è riuscito a mettere insieme i punti di vista anche di agricoltori e ambientalisti (e non è cosa da poco, badiamo bene), con una parte del mondo venatorio, determinante “a prescindere”, come avrebbe detto Totò. Alludiamo a Federcaccia, che senza disconoscere quanto a suo tempo sottoscritto - magari puntualizzandolo con un documento proprio, che è una vera e propria bozza articolata di riforma - non ha esitato a dare un contributo fattivo e a quanto dicono determinante anche per il secondo documento. Che sta a significare che, almeno per quanto riguarda il mondo della caccia, senza l'apporto di Federcaccia si va poco lontano.
In questo intreccio di documenti, audizioni, incontri formali e informali, brusii di corridoio e di cellulari sempre in funzione, sarebbe ingiusto non inserire la paziente, costante, continua, determinata azione del sen. Franco Orsi. Al quale è doveroso riconoscere volontà, intelligenza e passione, senza di cui già da tempo certi protagonismi avrebbero affossato tutto. Checchè se ne dica, argomenti così controversi, che coinvolgono umori e passioni, oltre che “interessi” materiali, trovano una soluzione legislativa solo se la discussione è approfondita (in Parlamento), corale (difficile che possa andare avanti solo a colpi di maggioranza), aperta (pur nella differenza di ruoli e peso politico, anche chi rappresenta solo sentimenti deve essere ascoltato; e qui, cacciatori, ma anche ambientalisti seri possono ritrovarsi su posizioni analoghe). Questo, il sen. Orsi sembra l'abbia messo in conto, con lungimiranza.
Nel momento in cui, proprio recentemente, ha dimostrato attenzione a certe istanze, sacrificando pezzi importanti, e a nostro avviso anche positivi per la società intera, quando ha dichiarato per esempio di rinunciare a punti cardine della riforma, come la possibilità di consentire ai sedicenni (come succede in tutto il mondo), di praticare la caccia, pur con le massime cautele possibili. Ritirando anche altri punti dell'articolato che potevano anch'essi apparire quello che non sono a un'opinione pubblica distratta e orientata malevolmente attraverso spudorate campagne di stampa che – sempre a nostro avviso – non dovrebbero vedere coinvolti (neanche implicitamente) personaggi collegati al mondo della caccia.
E allora, lo vogliamo portare a compimento questo faticoso percorso almeno in un ramo del Parlamento, prima che si cominci a parlare di finanziaria?
Le posizioni, aldilà delle cortine fumogene, non sono a questo punto molto distanti. Se Sammuri, presidente della Federparchi, non vuol chiamare caccia il prelievo programmato di fauna selvatica nei parchi e nelle aree protette, ma nello stesso tempo riconosce che l'apporto dei cacciatori (per esperienza, per capacità e per impegno) può essere determinante per riequilibrare i rapporti fauna-territorio-”interessi” agricoli; se il documento degli stakeholders riconosce la necessità di rispettare la ripartizione del territorio, è difficile accettare che dove le aree a parco superano le attuali percentuali si debba recuperare alla caccia aree indebitamente sottratte? Perchè non provare almeno in via sperimentale che una gestione a tutto tondo, che preveda il prelievo ragionato anche nelle aree protette - come succede ovunque, del resto – può dare vantaggi non solo economici a tutta la comunità? Perchè non affrontare ragionevolmente il problema delle ZPS, dove la forzosa e spregiudicata limitazione della caccia è solo un dispetto e un offesa all'intelligenza di chi in Europa le ha volute? Perchè, a proposito di Europa - e sarebbe la soluzione all'eterno pervicace contenzioso sulle deroghe - non si adotta una gestione della fauna ornitica, sulla scorta della Guida interpretativa della direttiva, sottoscritta anche dalla “conservazionista” UICN? Perchè - avendolo sottoscritto nei documenti – non si pone di nuovo l'INFS fra le competenze della Presidenza del Consiglio, sottraendolo a logiche (e ricatti) di parte? Perchè non adeguare le sanzioni alla reale importanza del reato? Vi pare giusto lasciare a piede libero un delinquente abituale e mandare in galera un povero cacciatore reo di aver commesso un errore a volte di poco significato per l'equilibrio naturale? Perchè, se a parole e sui documenti, c'è accordo di massima, non trovare la soluzione pratica alla mobilità, al non più attuale vincolo dell'esclusiva (ieri avevamo un milione e mezzo di cacciatori, oggi ce ne sono all'incirca la metà e la fauna selvatica trova rifugio nel 30% del territorio protetto, tantotochè è in pericoloso esubero), a una fruizione più produttiva e meno onerosa per la comunità del patrimonio faunistico italiano?
Vogliamo una buona volta mettere da parte posizioni politiche, ideologiche, partitiche e interpartitiche, elettorali, di comodo, personali, di cassetta, e portare a casa la soluzione non solo ai problemi della caccia, ma anche a carenze di cassa di enti, istituti, cittadini tutti, che con i tempi che corrono sarebbero ultrafelici di non sostenere oneri che con l'aiuto della caccia potrebbero essere ridotti o addirittura azzerati?
S.B.