È vero. Una rubrica seria non dovrebbe contenere svarioni, e chiedo a tutti scusa, anche considerando che mi è andata bene con la citazione di Orazio, dove c'è indignazione se talvolta Omero sonnecchia.
Infatti quell'incipit doveva essere: - La specie zoologica che Linneo chiamò canis familiaris appartiene al genere canis della famiglia Canidi (nella quale si annoverano anche i lupi, le volpi, gli sciacalli, ecc...) compresa a sua volta nell'Ordine Carnivori.
Sono inoltre consapevole che, specie alla mia età, occorra più attenzione, e anche dispiaciuto per non essere riuscito a spiegare un qualcosa di semplice ma importante, nato più di cento anni fa. Soprattutto il suo come e perché, quindi, se mi è consentito vorrei riprovarci (Editoriale - Questa è la cinofilia ufficiale).
In Inghilterra, al tempo delle prime mostre e concorsi di metà Ottocento, erano considerate soltanto tre categorie: cani da caccia, da guardia e di lusso. Dopo una cinquantina d'anni, mentre già operavano negli interessi della zoofilia italiana la Lega per la Protezione degli Animali e la Società Zoofila Lombarda, a Milano, un gruppo di “egregi gentiluomini” organizza il primo tentativo di selezione del cane puro, finalizzato, al tempo, esclusivamente allo sport venatorio.
A seguire, nel 1986, il Pointer e Setter Club istituisce il libro delle Origini e nel 1898 nasce il Kennel Club Italiano, che diventa ENCI nel 1930. Un Ente che ha lo scopo di svolgere attività dirette a migliorare e incrementare l'allevamento di tutte le razze canine, nonché di disciplinarne e favorirne l'impiego anche a fini sportivi e commerciali.
L'associazione aderisce alla Federazione cinologica Internazionale (FCI), considerato il massimo organismo mondiale nel settore della cinofilia, con membri federati e associati in Europa, America latina e Caraibi, Asia e Africa.
Compiti precipui della FCI sono l'omologazione e la distribuzione ai Membri federati e associati degli Standards Ufficiali delle razze pure man mano che queste vengono riconosciute dai vari organismi territorialmente competenti. Altrettanto, ed ovviamente, procede per le eventuali modifiche e varianti.
Anche per i due nomi, vecchi e lontani, il riferimento non è casuale.
Di Giulio Colombo, uno dei più benemeriti presidenti dell'ENCI, Alberto Noghera ha scritto: - Il cinofilo, il giudice di gara e d'esposizione, fa testo da noi e altrove. I suoi libri hanno entusiasmato migliaia di lettori, non soltanto profonda, indiscussa competenza, ma perché in ogni sua riga, anche in quella di sola tecnica, si indovina, si sente il cacciatore nato, l'uomo che alla passione di Diana ha dedicato la vita.
E chi si occupa o interessa di cani da caccia non può non aver letto quanto ha scritto su “Trialer!” - Addestriamo insieme Tell – o su “Il cane da ferma”, dove Colombo spiega di non aver mai capito perché un cacciatore intelligente trascuri così spesso di conoscere almeno in modo sommario, le ragioni fisiologiche che consentono alla macchina cane di funzionare come funziona.
Giuseppe Solaro. La sua “Descrizione dei caratteri etnici del Pointer” fu pubblicata per la prima volta su Rassegna Cinofila nel 1951, a cui seguì, nel '53, il volume edito dall'ENCI. Riguarda lo Standard, cioè il ritratto tipo di una razza, che viene compilato secondo uno schema fisso, considerando le informazioni in una paginetta stampata.
Per il Pointer, anche lo standard di Arkwright e quello francese, ovviamente, fanno riferimento all'originale del Kennel Club inglese, titolare dei diritti sulla razza, patrimonio e gloria degli allevatori di Gran Bretagna.
Stesso principio per il “progetto” di Solaro, che rispetta le norme stabilite dalla FCI, con la differenza che ogni parte è dimensionata e descritta in modo meticoloso, oltre che completata da una serie di inimitabili disegni.
L'ENCI, nella presentazione del libro, oltre ad auspicare che il lavoro, in futuro, possa costituire la base definitiva dello standard ufficiale aggiornato, si rallegra nel rilevare che dopo cinquant'anni di vita del pointer moderno, sia stata creata un'opera che pone un punto fermo su ciò che sono e debbono essere i cani di questa razza.
(…) Se verrà discussa o criticata, ci auguriamo che ciò avvenga per opera di chi ha qualcosa di positivo da dire, (…) e serva a indirizzare le fatiche e gli sforzi degli allevatori del più prestigioso cane da caccia del mondo.
Stessa considerazione per gli studi del dott. Solaro per Bracco e Segugio Italiano. A che punto siamo?
|