Spiegare il motivo per cui si sceglie una razza invece che un’altra, può sembrare facile e scontato, ma in realtà i motivi possono essere molteplici, a partire dalle simpatie personali, dal tipo di selvaggina che si desidera cacciare ecc. ecc., fino ad arrivare alla conformazione delle zone dove abitualmente svolgiamo l’esercizio venatorio.
Sicuramente una delle razze che mi affascina di più in assoluto è il pointer, questo quando dispone di tutte le caratteristiche di razza è in grado di trasmettere emozioni che difficilmente riusciremo a provare con l’utilizzo di altre razze, parlo della sua sfrontatezza, della sua ardita passione e delle sue guidate a strappi che ti fanno accapponar la pelle, ricordo un’azione di un mio pointer su beccaccia che resterà indelebile nella mia mente per sempre, così come l’occhio di quella stessa beccaccia che fissandomi nel suo involo riuscì a farmi fare due clamorose padelle.
Poi ho apprezzato molto anche le doti del setter gordon con il quale ho condiviso anni di affannosa ricerca della Regina del bosco. Il nero focato mi ha sempre colpito per le sue affascinanti origini e per il suo modo molto riflessivo di cacciare.
Molto probabilmente la scelta del gordon oltre ai motivi sopra esposti, è stata influenzata anche dal fatto che cacciando in zone conosciute alla perfezione, così come conoscevo ogni eventuale rimessa della beccaccia, avevo bisogno di un’ausiliare molto riflessivo e magari meno generoso nella presa di terreno.
Purtroppo, l’avvento del Parco in quelle meravigliose zone a cinque minuti da casa, e la conseguente ricerca di nuovi territori per lo più ubicati nel vicino Appennino, ha fatto si che anche le mie esigenze cinofile cambiassero.
Così ritorna il setter inglese.
Questa razza in realtà è stata presente nella mia vita di cacciatore prima delle altre, infatti, mio nonno ha sempre e solo avuto setter inglesi con i quali cacciava quaglie, starne, fagiani e soprattutto beccacce.
E’ la razza più utilizzata dai cacciatori e grazie a questo è riuscita a mantenere intatte quelle caratteristiche venatorie che invece in altre razze per un motivo o per un altro sono andate pian piano perse.
Questo è il motivo principale per il quale sono tornato all’inglese, infatti, proprio perché utilizzato molto a caccia e di conseguenza in riproduzione, riuscendo così a mantenere come dicevamo quelle doti venatorie tanto ricercate, ci offre una continuità di buoni soggetti che difficilmente è possibile riscontrare in altre razze da ferma.
Tra l’altro, e questo mi è di conforto, simili affermazioni furono scritte anche da Edward Laverack nel suo “Il setter”:
“Per rendere in maniera più chiara il mio pensiero, dirò che è mia opinione che una razza di cani accuratamente istruita di generazione in generazione, acquista, per effetto dell’allenamento e dell’abitudine, una disposizione innata a cacciare istintivamente, ciò che conferisce a questi cani una superiorità su quelli le cui facoltà non sono state in tal guisa coltivate, né così sviluppate, od, in altri termini, su quelli ai quali le qualità naturali non vennero trasmesse.”
Anche il cambio di territorio, detto prima, ha influenzato abbastanza la mia scelta infatti, avendo a che fare con gli ampi spazi appenninici ho avuto il bisogno, proprio per esplorare nel miglior modo possibile gran parte del territorio a disposizione, di cacciare con soggetti dalla cerca più ampia.
Certo limitare a questo la ragione per cui oggi caccio con gli inglesi, sarebbe molto riduttivo verso la razza stessa. Quindi diamo a Cesare ciò che è di Cesare, ed il setter inglese con le sue caratteristiche sia morfologiche che di lavoro, in particolar modo con la sua facilità di adattarsi a qualsiasi tipo di caccia ed ambiente, è la razza che mi ha dato le maggiori soddisfazioni venatorie.
Il resto lo dice il suo standard il quale parla di galoppo radente ed elegante che ruba l’occhio in ogni ambiente, di una cerca prudente, incrociata e metodica che resta in generale la più idonea e funzionale, di una coda frangiata che lo rende elegantissimo in ogni suo movimento, di un portamento di testa alto e naso costantemente vigile e attento verso il minimo effluvio, e, quando questo viene percepito vedremo il nostro baronetto abbassarsi contraendo i suoi muscoli risalire sospettoso e cauto con un movimento di scapole da far rabbrividire la fonte di quest’ultimo fino a cadere in una rigida ferma. Può succedere a volte che tutto questo non accada e magari trovandosi subito a ridosso del selvatico fermerà più o meno repentinamente con il posteriore abbassato, o anche tutto a terra ma la testa sempre portata alta naso al vento, altre volte con il selvatico lontano sarà più eretta.
Certo questo è lo standard, cioè il cane che tutti vorremmo avere e di conseguenza il motivo in generale per cui si sceglie questa razza, poi ci sono molte eccezioni come setter che fermano sempre in piedi, oppure portamenti di coda a cipresso durante la ferma, o soggetti che fermano completamente a terra tanto da diventare veri e propri tappeti, beh tutto questo non rispecchia lo standard ma dal mio punto di vista prettamente venatorio, tali comportamenti sono tollerabili anzi… credo che questi atteggiamenti che spesso ritroviamo nei nostri moderni ausiliari, siano dovuti ad una selezione fatta con cani cacciatori che mirava soprattutto al rendimento tralasciando un po’ lo stile.
D’altro canto se cerchiamo un setter questo deve comunque distinguersi per la sua bellezza morfologica, per la sua passione e per il suo stile di razza, come disse un amico, “il setter deve comunque rimanere elegante, fluido e radente”, ma attenzione a non perdere di vista e a trascurare in allevamento quelle doti come la potenza olfattiva, l’intelligenza venatoria, la resistenza alla fatica e il fondo.
Detto questo, poi è ovvio che come in tutte le altre razze molto dipende da sottili differenze soggettuali, personalmente avendo scelto di utilizzare questa nobile razza possedendone diversi soggetti, mi è capitato di avere setter molto stilisti e setter meno stilisti così come viceversa ho avuto soggetti dal grandissimo rendimento e soggetti dal rendimento inferiore, e, sia per lo stile che per il rendimento ho adottato misure di tollerabilità.
Ricordo con affetto una mia grandissima setter, questa aveva un movimento elegante con portamento di testa regale non toccava mai di coda ma puntualmente fermava in piedi con un’espressione che sembrava quasi mi stesse facendo un favore, beh di favori me ne ha fatti tanti ed è stata sicuramente la cagna con il rendimento più alto e costante che abbia mai avuto, trovava e ritrovava le beccacce con una facilità impressionante, certo la sua ferma non era il massimo ma non per questo l’ho sottratta dalla riproduzione, anzi, in quel tempo possedevo un altro setter dal movimento fluido e radente, elegante anch’esso nel portamento ma soprattutto disponeva di grandi mezzi e doti stilistiche, quando fermava era una scultura, ricordo le sue ferme su quaglie in quei medicai lungo il Tevere quando radente il filo dell’erba alta 40cm spuntava solo il suo tartufo nero inebriato dall’emanazione dell’africanella, forse in quanto a rendimento era leggermente inferiore alla femmina, ma, utilizzato insieme a questa in riproduzione mi ha dato buonissimi risultati sia sotto il profilo stilistico che venatorio.
Perciò, in poche parole, il motivo principale per il quale ho scelto l’inglese è proprio perché essendo la razza più in mano ai cacciatori, è anche quella più sottoposta a selezione venatoria la quale con alcune accortezze in riproduzione, può dare risultati ottimali e continui in quanto a stile e rendimento.
David Stocchi *
* tratto da setterfoto.com
|