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MEGLIO: PER UNA CULTURA DELLA CACCIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE RURALEE Jules Verne diventò anticaccia CULTURA RURALE E CULTURA URBANA A CONFRONTOL'Enpa insulta i cacciatoriSELVAGGINA IN AIUTO DELL’ECONOMIAAmerica: un continente di vita selvaggiaLA LIBERTA’ DI STARE INSIEME A chi giova la selezioneLA CACCIA COME LA NUTELLA?LUPO, CHI SEI?Le fonti energetiche del futuro: nucleare si o no?TOSCANA: ARRIVA LA NUOVA LEGGEA caccia con L'arco... A caccia con la storia...Interpretazioni e commenti di nuova concezione10 domande ai detrattori della cacciaIL BRIVIDO CHE CERCHIAMOLa caccia come antidoto alla catastrofe climaticaPer una educazione alla natura E' IL TEMPO. GRANDE, LA BECCACCIA IL CAPRIOLO MANNAROCONSIDERAZIONI E PROPOSTE PER IL FUTURO DELLA CACCIA IN ITALIACaccia - anticaccia: alla ricerca della ragione perdutaAllarmismo e vecchi trucchettiAncora Tozzi ?REALISMO, PRIMA DI TUTTOLe invasioni barbaricheAPERTURA E DOPO. 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Editoriale

Ed il giorno arriva


lunedì 20 settembre 2010
    
Sono alcuni giorni che, almeno al pomeriggio, riesco a liberarmi: riesco a liberarmi dai condizionamenti vacanzieri della mia piccola compagnia, dai suoi ombrelloni, dalle creme solari, dal guidare a destra e a sinistra, da una spiaggia all’altra, alla ricerca di un sempre meno probabile spazio privilegiato, ogni giorno più raro per l’ingordigia vacanziera agostana. Le spiagge storiche di questo mondo nascondono ora subdole sorprese, la sabbia pregiata nasconde migliaia di cicche, la sporcizia monta, giorno dopo giorno.

E’ il momento in cui la maggioranza degli italiani è in ferie e ogni spazio pare adatto per disfarsi del giornale appena letto, dei pannolini del bebè, dei tovagliolini, dei sacchetti delle merende, dei cartoni delle confezioni dei giochi da spiaggia, che il vento provvede poi a spalmare in giro, ovunque. Dove sono e cosa fanno i corpi preposti del WWF, di Lega Ambiente? la plastica in mare uccide le tartarughe….. le meduse aumentano…. Stupidaggini dei mesi estivi: le tartarughe parlano forse con i bambini delle pubblicità, volano forse come gli stracchini, girano scapaccioni a qualche poveretto, come fa il gran tricheco, ti parlano come il maialino e come il beneamato cane di casa? Il mare è coperto e poi, in fondo,  che c’è di male,  l’Italia, il ’continente’, è forse più pulito che qua?

Se è vero che la maggioranza degli italiani sia contro la caccia non perviene che tanta ambizione di civiltà sia poi espressa attraverso il rispetto dell’ambiente…… e di se stessi: telegiornali regionali denunciano, fatti documentati, di come la Sardegna sia invasa da un’orda incivile: sono proprio i presidenti dei numerosi parchi a lamentarsi dell’inciviltà dei loro frequentatori che perfino ignorano d’insozzare un patrimonio dell’Unesco, di cui l’Umanità è padrona. Gentili ministre, Brambilla e Prestigiacomo, che vantate questa maggioranza, istigandola contro la caccia, a chi propinate la vostra propaganda? ad una maggioranza di sporcaccioni? Gentile Signora Colò, le propongo un titolo per una delle sue puntate di Condominio Terra: ‘Sporcizia tra di noi’. A tutti voglio ricordare il titolo di una pubblicità stradale, enorme e probabilmente altrettanto costosa quanto inutile: ‘ I rifiuti più nocivi sono quelli che  abbandoniamo noi’.

Lascio quindi la costa per inoltrarmi sulle strade polverose della campagna gallurese, tra gli eucalipti, i canneti, gli olivastri sofferti, contorti e piegati alla direzione del maestrale e sotto la cui ombra riposano spesso gli animali. Il cielo azzurro, luminoso, rende carichi i colori di questi luoghi che anche in bianco e nero non perderebbero il loro fascino, anzi. I valloni che solcano il terreno, con i loro alberi ombrosi, ancora conservano l’umidità di pozze d’acqua, residuate dalle piogge invernali o dal flusso sofferto proveniente da qualche fontana posta sul crinale delle colline più a sud. Il vento s’incanala nei valloni e scivola tra i rami degli alberi, torcendone le foglie, in un andirivieni tremolante di tonalità, dallo smeraldo all’argento e poi di nuovo al verde cupo. Cespugli di mirto, di ginepro e di lentisco fanno corona a prati ingialliti delimitati da muretti a secco, ordinati e precisi che dividono le proprietà. Cancelli rudimentali, antichi, di stecchi e tronchi di leccio, tagliati a misura  si affacciano su un dedalo di viottoli e piste, appena riconoscibili sul terreno brullo.
 
Non è una campagna ricca, poco il fieno che produce, già falciato e imballato in rulli sparsi in disordine sui campi; fieno per l’inverno, per pecore e vacche, da macello o per prodotti caseari; le vigne producono vini poco adatti ad ogni palato, vini del contadino, unici, mai uguali. Si rivela così la durezza di questa terra, spazzata dal vento, che non si presta facilmente all’uso delle macchine, irregolare e accidentata nel suo andirivieni di bassi rilievi, da cui balza fuori il granito, massiccio ed improvviso, la cui vulnerabilità è ancora lasciata al vento ed al tempo. 

Basta quindi fare poca strada per ritrovarsi lontani dalla congestione, dalla nevrosi  delle vacanze a peso, dalla maleducazione pagana che infierisce su questo piccolo angolo di mondo, austero, semplice, che lentamente perde la sua autenticità.  In campagna, appena fuori dal paese, svanisce rapidamente la percezione della ressa indaffarata e ciabattona, la solitudine e il silenzio ti riavvolgono piano piano, come un pesce asfittico ritrovi la corrente fresca e vitale. Sebbene l’aria sia greve dal calore il piacere di essere in mezzo a tanta naturalezza ti corrobora, l’ombra non manca e ti puoi rifugiare in un vallone, sederti sulla sabbia umida di qualche pozza e guardare cosa si muove intorno.
 
Molti sono gli animali che puoi osservare, falchi in caccia, vero che non so riconoscerli, lepri, donnole, tartarughe, lucertole e bisce; guardo lontano col binocolo, sul finire di un pomeriggio, cespugli che si muovono, alcuni cinghiali. Molte le pernici che pedonano in fila indiana o ai bordi delle strade che scavalcano con un rapido volo per poi rimettersi subito, nei cespugli dall’altra parte: non sono però le pernici che sto cercando bensì le tortore. Le tortore comuni, perché se cercassi quelle orientali ne troverei moltissime in paese: con un richiamo a soffio, una mattina presto, ho provato a tentarne una, per vedere se veniva: tutu tuu, tutu tuuu, per tre giorni non l’ho più vista……. stonature terrificanti.

Nelle prime uscite di osservazione frequento certi posti conosciuti ma ora è diventata  zona industriale, prima c’erano orti e frutteti, di cui conoscevo i proprietari, per alcuni anni ho affittato un piccolo fazzoletto di terra dove tenevo una baracca per le mie attrezzature; c’erano gruccioni e tortore, storni, merli e passeri a non finire, ora ‘zona industriale’: super market a go-go e corvi, molti corvi. Svariati stormi, composti da circa quaranta individui, spesso si fronteggiano sciamando l’uno contro l’altro, confondendosi, lanciandosi contro grida minacciose, turbinando le ali nell’aria in uno schiamazzo generale per poi ricomporsi,  ogni gruppo ordinatamente, nel proprio spazio, senza apparenti vincitori, ognuno a casa propria.

Queste scaramucce tra i corvi, forse per il diritto al cibo, a qualsiasi cibo, mi aiutano meglio a capire come molte specie di animali, nei loro confronti, siano definite soccombenti: con simili vicini di casa nemmeno i gabbiani si avventurano, fedeli alle proprie origini, alla costa, alla durezza di questi mari ma anche alla loro generosità. Mari che si rigenerano in continuazione agitati dai venti e dalle correnti. Venti e mari che, come gli uomini, hanno temprato questi uccelli potenti, nobili e dignitosi, ancora liberi e lontani dall’opportunismo della spazzatura, rifiuto dell’opulenza a basso costo. L’opulenza dei centri commerciali e dei loro marchi, che crescono ad un ritmo incredibile, ingoiando spazio, diversità e cultura, devastando tradizioni e abitudini, sottraendo ricchezza, cancellando, con il loro monopolio, iniziative locali, individuali e più legittime, in nome di un potenziale relativo e limitato nel tempo, se per nove mesi all’anno servono poi poche migliaia di persone.

Mac Donald’s querela Puddu, fatto noto e internazionale, perché nomina Mac Puddu’s il proprio locale di prodotti fast food sardi a chilometri zero. Ho nostalgia del grottesco, oggi siamo nel delirio della soprafazione: Popolo Sardo insorgi e caccia questi untori di obesità, boicottali, rendili inermi!

Spingendomi più a ponente, lungo la provinciale, ho spesso notato rapidi voli  di uccelli che potrebbero essere tortore, altre volte certamente le erano, posate sui cavi della corrente. Quindi mi inoltro all’interno, allontanandomi alcuni chilometri dalla strada, intersecando strade poderali di stazzi dalle linee essenziali, militaresche. Abbandono l’auto sempre più spesso e raggiungo il sommo di qualche rilievo. Adesso mi capita  più volte di vederle, le osservo volare e fermarsi sul terreno ingialllito o stazionare sui cavi dei pali elettrici, affiancate e numerose sebbene troppo vicine ad una casa rurale, bianca, semplice e ridente, circondata da alcune palme, i muri di cinta, bassi, ricoperti da una bugainvillea  di vari colori, dal bianco al rosso fino al violetto.
 
Guardo la casa, penso ai  proprietari, forse invidiandoli per la loro scelta radicale, sono lontano da essa forse anche duecento metri ma quando ci sarà l’apertura starò oltre le colline, lo spazio a disposizione è immenso, certo di non poter, forse, turbare la pace di quelle persone. Prendo un bivio, percorrendo una strada sterrata, costeggiata da eucalipti, fino ad arrivare ad un valloncello, per poi risalire una breve salita ripida che dopo una curva ridiscende in una conca che si infossa dolcemente, a piedi risalgo,  per circa duecento metri, fino a raggiungere il sommo della china. E’ un ampio campo da fieno, ormai falciato e riarso, da cui si alza un calore insopportabile, un ampio e basso cono sul cui sommo si erge un torrione granitico, frammentato alla base da numerose scaglie di roccia, è circondato da cespugli di mirto e da un leccio sotto cui mi fermo a riprendere fiato, inalando il ponentino pomeridiano, a pieni polmoni. La visuale intorno pare soddisfacente ma più mi riprendo dallo stress calorico e più mi convinco che invece sia ottima. Sebbene il calore salga dal terreno intorno, il vento e un po’ della mia acqua, sembrano sempre più averne ragione rendendo l’immobilità sopportabile. Levo il telo dallo zaino e lo stendo per terra come un alpinista pianta sulla vetta la bandiera della sua vittoria. Beatitudine dentro ed intorno a me, ringrazio la folla che mi ha spinto via dalle spiagge.

Sento un battito d’ali secco e breve, mi alzo a sedere di colpo, loro scartano improvvisamente, sorprese da quella strana eruzione dal terreno, tre tortore bellissime; sono alla mia altezza e si buttano giù, ai piedi del colle, dove paiono voler atterrare, esitano, fermandosi nell’aria, poi si lasciano andare ad un altro breve volo atterrando oltre il campo. Le osservo un poco col binocolo mentre beccuzzano in giro dondolando.  L’antica emozione si fa strada, sorge da una contrazione allo stomaco e risale su per la schiena, impazienza di cacciare, sensazioni che si rifanno strada, dal profondo, immutate. Per compensare l’impulso raccolgo febbrilmente rami secchi e  sterpaglie, tra i cespugli: serviranno per costruire una parvenza di capanno tra il granito ed il mirto che gli sta accanto.

Ed il giorno arriva: salto la colazione perché è nello zainetto, già in macchina, dalla sera prima, insieme a tutto il resto, vestiti compresi, non mi lavo nemmeno la faccia, non voglio svegliare nessuno ed esco, maglietta e pantaloncini, come per andare al mare: sono le cinque e fa freddo, buon segno, il cielo è terso, mi chiudo in macchina e indosso la camicia, mettere in moto ed andare è l’unica cosa da fare. Sento già la nuova dimensione di questa giornata, mai vorrei che fosse disturbata dall’incontrare qualcuno  che mi facesse perdere, anche un solo minuto, con le  solite banalità mattiniere…. via a tutto gas.
 
Meno di mezz’ora e sono ai piedi della collina, nessun movimento in giro, m’inerpico con le mie cose, zainetto, sgabellino appeso, bastone da una parte, sovrapposto, imbustato, dall’altra. Aria limpida, vedo Capo Testa e Bonifacio, con i  fari ancora accesi, e le sue case a picco. Brezza fresca che scende dai monti del Limbara, il mare cobalto.  Ad est il bagliore del sole, pronto ad esplodere, illumina un trenino di nuvole basse, che paiono accompagnare le linee dei monti di Li Lieri. Almeno così mi pare, non ho più tempo per i particolari, la perturbazione dei giorni prima è passata: ne ero preoccupato per il forte vento ma oggi è una giornata tra le migliori da immaginare per un giorno di caccia alle tortore. La considero  come un premio di bentornato che già mi ripaga dalle delusioni dell’aver ritrovato, dopo anni di impegni, l’ amata caccia così snaturata e vilipesa.  Arrivo su, apro lo sgabellino per sederci di schianto, affannato, trafelato, devo bere, lo stomaco serrato: mi sembra di stare a scuola, in attesa del mio turno per un esame….. di matematica. Sparite incubi….. oggi è la prova del fucile!

Pam pam,  cominciano a sparare, sono passate le sei, qualche colpo più a ponente. Arriva un volo,  tre tortore, lontane e veloci. Torturo la sua sicura del sovrapposto, su e giù, lontano sparano, un colpo o due, ogni tanto.  Nel Nord Italia ho già fatto aperture alle tortore, in caccia vagante, quando? vediamo un po’….. La vedo improvvisamente, eccola, alla mia sinistra! è spuntata dal sommo dei cespugli, sale in diagonale, sale e per un attimo si ferma…… sparo. Una bastonata mi coglie alla guancia, sono sbilanciato, rimango stordito, per un breve attimo ho pensato di essere stato aggredito da qualcuno, alle spalle: “Fromboliere, i sovrapposti menano, hai fatto la conoscenza col fucile nuovo, potevi pensarci anche prima…., quando hai sparato l’ultima volta, in Scozia? quanti anni fa? tutti i fucili vanno ben stretti, se ci tieni ai denti.” Comunque la tortora è li, deve essere venuta giù, dritta come una candela.  Tolgo la cartuccia, mi scordo perfino di gustare, finalmente, l’odore della polvere, guardo la tortora, riversa ai bordi di un cespuglio, le ali aperte, il capo rovesciato all’indietro. Chiudo il fucile, mi guardo ancora in giro, per un po’, di nuovo da sinistra, in volo teso, ne passano due, lontane, prima un colpo poi l’altro, inutilmente… “tranquille sorelle, era giusto per pareggiare il conto con il calcio del fucile“….. e ora è andata meglio.

Guardo ancora la tortora abbattuta: la lascio li, finché rimane all’ombra del cespuglio, poi col sole, mi riprometto….. :“Amico non contarti storie, muoviti e valla a prendere!” Ho lanciato la sfida, aperto le ostilità e ora non posso tergiversare, devo andarla a prendere col timore di ritrovarmi  una nuova coscienza, corrotta. Vorrei muovermi, senza esitazione, senza alcun rammarico ma poi sto li, a guardare le piume del suo petto, appena mosse dalla brezza e aspetto ancora, un’altra occasione. Ecco che alla fine mi arriva addosso un’altra tortora, sobbalza deviando mentre imbraccio e le sparo dietro due colpi, quasi simultanei…. esco subito scendendo la china fin dove è caduta, brevemente la raccolgo, soppesandola, sono  ben in carne, pronte per partire. Risalgo e raccolgo anche l’altra, rimane scomposta, il collo rigido, le richiudo le ali, ne trionfo ne rammarico, mentre rientro nel rifugio, ma una punta di soddisfazione, che pulsa, è viva e avrà modo di crescere, di li a poco. Vedo il sovrapposto, appoggiato ad un arbusto, la sua brunitura manda riflessi bluastri, è lui che ha vinto la sfida, imperturbabile, due canne che sprigionano la mia energia…… che ritrova una delle sue identità.

Metto due nuove cartucce, ‘le bombette’ le chiama mia figlia: per lei le cartucce non possono essere altro che quelle della stampante del pc, mia moglie le chiama ‘proiettili’, figlia di un partigiano ama ricordare cose belliche: mondi remoti, attratti, non del tutto comunicanti ed in questo momento che ognuno  viva nel proprio. Non vorrei staccarmi dal mio, ma se non oggi, o domani, o Domenica, alla fine dovrò andarmene e sempre con il rammarico di qualcosa che mi sfugge tra le dita, irrimediabilmente. Caccio fino a che il sole è alto e arriva la stanchezza; il caldo e le emozioni mi fanno sentire la fatica: nove bossoli da portar via, tre tortore abbattute. La tensione si quieta. Penso che ho ancora la colazione da cominciare, la sete da calmare e mi avvio: “Ciao granito, ci rivedremo ancora? o al tuo posto troverò un centro commerciale, un parco di giochi d’acqua, un albergo con piscina e campi da golf?”

Arrivo a casa, passo dal box, c’è il freezer, poso le cose della caccia, in pantaloncini e maglietta rientro in casa. Occhiate curiose, già tornati dal mare: tutti ad aspettarmi? Battute banali, qualcuna ha voluto forse essere ironica o sardonica? Che importa, io imperturbabile,  penso al mio sovrapposto e alla penichella che sto per prendermi, le mani intrecciate  dietro la nuca, il soffitto in cinemascope, per ricopiare la giornata….. e il sonno mi coglie: “Allora Fromboliere, com’è andata?” “Bene amico mio,…….. meravigliosamente bene.”   

Fromboliere

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17 commenti finora...

Re:Ed il giorno arriva

sentire e trasmettere le nostre sensazioni...non solo è piacere...ma un po anche la nostra missione...complimenti Fromboliere!!

da Fabio Stefana 22/09/2010 21.55

Re:Ed il giorno arriva

E' questo lo spirito vero della caccia il problema è che le persone non lo volgiono capire . Grazie Formboliere

da zobbiolo 22/09/2010 14.59

Re:Ed il giorno arriva

Amico mio, settecentomila cacciatori hanno le stesse emozioni.... purtroppo non hanno la stessa ideologia. Metterli tutti d'accordo non rientra certamente nelle mie capacità, inoltre sono lontano dalla politica. Grazie comunque.

da Fromboliere 21/09/2010 20.35

Re:Ed il giorno arriva

FROMBOLIERE CARO AMICO ,PERCHE' NON TI METTI IN LISTA ALLE PROSSIME ELEZIONI .IO E TUTTI I MIEI AMICI TI VOTIAMO .GENTE COME TE NE SONO RIMASTE POCHE .IN BOCCA A LUPO .......

da BRICK 21/09/2010 20.07

Re:Ed il giorno arriva

Ciao Massimo, ti ringrazio, vi ringrazio tutti. Capisco che spesso questi 'toni' possano sembrare flaccidi per il tempo che stiamo attraversando. Lo so e certo si vede nei miei commenti, ché amo la battaglia. Ma che fare delle buone sensazioni se non tentare di condividerle? Sicuro inoltre che sono le stesse di settecentomila cacciatori.... per lo meno.

da Fromboliere 21/09/2010 19.06

Re:Ed il giorno arriva

Leggo solo ora questo editoriale...non posso fare a meno di farti i complimenti per come riesci a trasmettere emozioni e sensazioni. Bravo!

da massimo zaratin 21/09/2010 16.40

Re:Ed il giorno arriva

queste parole ci fanno riflettere: sul carniere, che passa in secondo piano e di come siamo di passaggio anche noi; godiamoci e concentriasmoci per non perdere nemmeno un istante delle nostre mattine all'aria aperta...

da CACCIA78 21/09/2010 14.08

Re:Ed il giorno arriva

l'italia è un paese di ignoranti in quanto a emozioni e sensazioni, solo chi è un vero cacciatore come fromboliere ed altri ( per fortuna parecchi ) può gustare di questi momenti. lasciamo alla maggioranza degli italiani le spiagge con le veline, i cellulari di ultima generazione, le serate mondane e le auto da 100.000 euro prese a leasing mai pagati, a me bastano pochi e sani valori nella vita: natura, famiglia, caccia e pesca e lavoro! in bocca al lupo a tutti i veri cacciatori per questa stagione!

da fed76 21/09/2010 11.05

Re:Ed il giorno arriva

Grande Fromboliere , mi hai fatto sbollire un pò questa maledetta inca,,,tura , con tutte queste storie stò perdendo gli odori e i sapori di questa passione, Grazie!

da Alvanto Ass. Cacciatori Genzano di Roma 20/09/2010 22.11

Re:Ed il giorno arriva

per la redazione: ma quando viene aggiornata la pagina del blog due chiacchiere suk passo e non solo.......... l'anno prossimo?

da alberto 57 20/09/2010 20.52

Re:Ed il giorno arriva

Sarai stato stonato con la tortora ma ti garantisco che questa è sinfonia, amico mio. Silvano.

da Silvano B. 20/09/2010 18.54

Re:Ed il giorno arriva

Il sorriso che noi tutti abbiamo quando ci incontriamo nei percorsi di caccia quando ci raccontiamo le nostre giornate venatorie quando rincontriamo amici persi di vista da 7 mesi e ci abbracciamo per la gioia di tornare ad essere liberi nei boschi quando un'amico col cane migliore ci chiede di trovare il selvatico perso... quante e quante altre emozioni potremmo raccontare a sti scellerati falsi animalisti vogliosi solo di sedere su quelle poltrone ricche di doni come se fosse natale tutti i giorni caro fromboliere... Spero un giorno di vivere almeno un giorno di caccia per come lo viveva mio padre mio nonno ed il mio bisnonno!!! Un abbraccio a tutti gli appassionati..!!

da Adamo - Foggia 20/09/2010 17.35

Re:Ed il giorno arriva

Caro Nato cacciatore, sai bene che quello che alla fine conta non sono solo le manifestazioni esteriori. Conta quello che c'è nell'animo, e se lo si sa apprezzare, anche se scritto da altri, non fa alcuna differenza. Rallegrati, ringraziandoti delle belle parole tue e di tutti gli altri, vi saluto.

da Fromboliere 20/09/2010 14.44

Re:Ed il giorno arriva

<>Re:PERCHE’ NON SCENDI, PERCHE’ NON RISTAI? ( versi di G. Carducci) Ciao frombo, quasi mi trasmetti la tua impazienza, e non ti nascondo che mi piacerebbe esserti vicino il primo giorno del tuo ritorno con il fucile in spalla, per cogliere l'emozione sul tuo viso nel momento che imbraccerai dopo tanto tempo il tuo nuovo schioppo. Ciao e buone vacanze. da Nato cacciatore 29/07/2010 19.07<> Così ti lasciai nel salutarti, facendoti gli auguri per le vacanze ormai giunte. Come un pittore di valore intinge il suo pennello sui colori della sua tavolozza, riuscendo a trasformarli su un'anonima tela, in un volto, un paesaggio, una natura morta, tu riesci con la tua penna (tastiera) a rendere vive le emozioni che racconti, e a farle sentire proprie pur non avendole vissute i prima persona. Non avevo torto nel pensare che essendoti vicino, (a tua insaputa, ovviamente) avrei raccolto quei momenti da spettatore privilegiato, sarebbe stato un piacere impagabile, come lo sono i tuoi editoriali. Con un pizzico di benevele invidia, (perdonami) un fraterno e affettuoso saluto.

da Nato cacciatore 20/09/2010 13.45

Re:Ed il giorno arriva

e poco che freguento questo blog,e caro Fronboliere non ti conoscevo sotto queste vesti.bravo sei un grande.

da max 60 20/09/2010 13.29

Re:Ed il giorno arriva

Grande Fromboliere, i miei migliori auguri per la tua ripresa in questa appassionante cultura rurale,ricca di natura e di belle emozioni. Un saluto.

da Gimessin 20/09/2010 12.19

Re:Ed il giorno arriva

Questa è l'atmosfera che ci fa dimenticare tutte le incazzature, gli affanni, le brambille, i berlati, i dall'oli i dall'acetii. fermiamoci un attimo a sognare. Come un tempo. La caccia è una grande cosa. Come sarebbe bello tornare al passato.Lo so che non è possibile, ma almeno per un attimo lasciateci in pace con le nostre fantasie.

da P. Saffi 20/09/2010 11.54