I Parchi servono a tutelare habitat e specie e ad assicurare che almeno lì la natura abbia la meglio sugli interessi degli uomini. O almeno così dovrebbe essere. Le cronache degli ultimi anni in realtà ci restituiscono un quadro piuttosto avvilente. I Parchi nazionali e regionali sono destinatari di consistenti finanziamenti pubblici, sono quindi anche una ghiotta occasione di guadagno per chi gestisce appalti pubblici, assume personale, cerca o offre consulenze tecniche.
In Sicilia Legambiente è uscita con una nota infuocata in cui parla di “parchi ridotti a stipendifici”, invasi da “bracconieri e fuoristradisti”. Non bisogna essere degli esperti per fotografare il degrado di molte aree chiave della conservazione da queste parti e per accorgersi per esempio che tutto questo avviene nonostante la Sicilia conti 28 mila forestali, assunti in massa dalle varie amministrazioni per sospetto voto di scambio, che costano ogni anno, solo di stipendi, oltre 400 milioni di euro alle casse pubbliche.
Alle Cinque Terre (il Parco italiano più visitato dall'estero) nel 2009 era emerso un sistema di frodi per dirottare i fondi europei. L'allora presidente Bonanini fu arrestato poi nel 2010 con l'accusa di truffa e falso. Rilasciato qualche tempo dopo (il processo a La Spezia è ancora in corso e va per le lunghe), nonostante il procedimento a suo carico è andato a ricoprire il posto vacante in Europa che gli spettava visto che nel 2009 era risultato primo tra i non eletti nel Pd. La vicenda giudiziaria lo ha allontanato dal partito (che gli chiese un passo indietro) e oggi - secondo quanto si legge sul Corriere della Sera - aderisce al PPE e come indipendente alla delegazione di Forza Italia.
Qualcosa di analogo è avvenuto anche in Toscana. Quest'anno un'altra indagine giudiziaria è infatti partita sul Parco di Migliarino – San Rossore, Massaciuccoli. Al centro dell'inchiesta della Procura di Pisa, che vede indagata la vecchia dirigenza del parco (7 le persone iscritte nel registro degli indagati) anche qui, l'utilizzo dei fondi del Parco per interessi privati. In un dettagliato articolo de La Repubblica-Firenze di Mario Neri si apprende per esempio di un progetto di ricerca per verificare la possibilità di piantare canne di bambù a San Rossore (400 mila euro dalla Regione), che vedeva tra i destinatari dei fondi la figlia del dirigente che aveva gestito l’assegnazione delle risorse. Accusati dal pm Flavia Alemi di peculato, truffa, abuso d’ufficio e falso ideologico, oltre ad alcuni liberi professionisti, ci sono tre dirigenti ed ex dirigenti. Sembra inoltre che uno di questi utilizzasse i fondi del Parco per offrire prestiti ai dipendenti.
Queste indagini non sono altro che la punta dell'iceberg di una gestione di finanziamenti che pare nascondere sprechi sistematici e ben orditi. “Perché – si chiede il giornalista di Repubblica - altrimenti un parco come quello di San Rossore, con 23 mila ettari fra pioppete, pinete, oasi protette, 30 chilometri di spiagge, di cui 6 ancora incontaminate, ha guadagnato finora appena il 3% delle proprie entrate dalle visite guidate? Perché in giro sulle Apuane ci sono soltanto 4 guardiaparco su 23 dipendenti? Perché qualche mese fa la Regione richiamava la Maremma a non ostinarsi a sforare il tetto del 50% della spesa sul personale?”.
Si fa un gran parlare dell'importanza turistico - ricettiva dei Parchi. Ma chi ci guadagna davvero? L'evidenza, stando al caso della Toscana, è nei fatti. La Regione Toscana per Migliarino San Rossore e Massaciuccoli spende 2 milioni l'anno per pagare gli stipendi dei dipendenti e nulla torna nelle tasche pubbliche. Sulle Apuane la situazione non è migliore: su 1,7 milioni di entrate, solo 100 mila (più o meno il 6%) derivano da attività di autofinanziamento. Il turismo non incassa altro che poco più di mille euro l'anno nonostante qui vi sia il complesso carsico più grande d’Europa, l’Antro del Corchia, che attira un gran numero di escursionisti. San Rossore incassa appena 86 mila euro l'anno dalle escursioni, dando in gestione il servizio a solo 3 guide private, il resto degli 80 mila visitatori annui – ha scoperto Neri - paga il biglietto a Legambiente, Lipu e Wwf. Il che, in parole povere cosa significa? Che le associazioni ambientaliste si arricchiscono gestendo i servizi accessori dei Parchi e che dall'altra parte noi, che versiamo le tasse anche per la gestione ambientale, paghiamo i Parchi a fondo perduto.
Una gestione come questa, che mira a mantenere posizioni di rendita e va avanti per inerzia, rende i parchi dei contenitori vuoti e degradati, e di certo non fa il bene dell'ambiente, né tantomeno del Paese. Per il momento dovremo accontentarci della speranza di rinnovamento proposta con le neo riforme governative. Il riordino delle competenze, attraverso la riforma del Titolo V della Costituzione e la riparametrazione del ruolo delle province, porterà a nuove repsonsabilità anche e soprattutto sulla questione ambientale e sulla tutela dei Parchi. Sarà la volta buona? Il gattopardo è in agguato.
Cinzia Funcis
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