Il paradiso degli animali esiste. E' identico al nostro... anzi è proprio lo stesso. E' quanto lascia intendere un intervento di Papa Francesco, che negli ultimi giorni sembra si sia concesso una strizzatina d'occhio agli animalisti. Il Pontefice, in una recente udienza pubblica, ha citato un passo dell'apostolo Paolo che, rispondendo ad un bambino in lacrime per la morte del suo cane, aveva sentenziato: "un giorno rivedremo i nostri animali nell'eternità di Cristo”. Anni fa analogamente Papa Giovanni Paolo II, spinto forse dallo stesso spirito consolatorio, aveva detto che non solo gli uomini e le donne (cara grazia), ma anche gli animali hanno un “soffio divino”.
Quel soffio, senza girarci troppo intorno, è il lasciapassare per la vita ultraterrena. Cosa che finora, stando alla classica interpretazione della Bibbia, sembrava essere riservata solo agli umani e che implica l'esistenza di un'anima cosciente. Anche se il Papa non si è addentrato in un terreno teologicamente in po' troppo accidentato, l'affermazione non può essere ignorata e apre la porta ad una serie di considerazioni. Una su tutte: se il paradiso sarà pieno di cani, gatti, cavalli, canarini, criceti e pesci rossi perché non dovrebbe esserlo anche di ratti, pulci, zecche, zanzare e batteri? Sono animali anche loro in fondo. Resta da vedere poi cosa ci dovremmo aspettare in paradiso da un altro animale che per sua natura mangia altri animali o reca danno agli umani. Mistero.
Un altro dilemma è: come mai la chiesa per secoli ha detto esattamente l'opposto? Anche nel 2010 Papa Benedetto XVI aveva affermato che le altre creature “non sono chiamate all'eternità”. E lo stesso Bergoglio pochi mesi fa si era sentito in dovere di precisare che “la Chiesa non si occupa di animali”, rimandando al mittente l'appello degli animalisti che chiedevano, in nome dell'amore di San Francesco per gli animali, di salvare almeno gli agnelli dal supplizio pasquale. Che si stia per cambiare paradigma?
In fondo, l'operazione "simpatia" che è connotazione primaria dello stile Bergoglio, è cosa più che dibattuta: accogliere tutti, dopo gli scandali ben noti, secondo molti è più che mai necessario per rifondare la chiesa cattolica. Non stupisce quindi che il dogma perda un po' di quella rigidità che l'ha contraddistinto finora e che tenti di allinearsi alle tendenze del momento. Animalismo compreso? Le fedi religiose, più o meno, hanno lasciato sempre adito a interpretazioni a volte proprio "su misura". Fino all'assurdo che in epoche diverse si sono accreditate guerre (sante), genocidi, persecuzioni.
Ci sarà quindi anche nel nostro "Credo" un'attenzione diversa per quegli zoofili che vorrebbero tanto rivedere i propri amati animaletti anche nell'aldilà (lo credevano pure i faraoni, del resto), o si assisterà a un vero e proprio cambiamento radicale dei pilastri su cui si fonda la nostra fede? Padre Paolo Benanti, francescano, docente di Teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana, vede nelle parole di Bergoglio una traccia della prossima, attesa enciclica verde: “Se tutto partecipa al Regno – ha detto - , tutte le creature hanno dignità: l'uomo non è un arbitro assoluto ma è anche a servizio del creato, chiamato a contribuire a portare il creato alla sua pienezza. Un cane non puoi prenderlo a calci, ti è affidato anche per vivere in questa pienezza”. E su questo, anche i cacciatori concordano. Ci mancherebbe!
Anche il teologo Paolo De Benedetti, ha detto la sua sulla resurrezione degli animali: “se Dio ha dato loro la vita e non la riavessero, bisognerebbe quasi concludere che la morte è più forte di Dio. Nessun animale, dai più miti ai più feroci, ha mai raggiunto la perfidia di certi uomini: il loro diritto alla vita in qualche modo è più sicuro”.
C'è però anche chi vede in questa rivisitazione una deriva panreligiosa, quasi di tipo islamico. Che propone l'idea di paradiso a misura dei desideri (anche subliminali) dei musulmani (peraltro con un certo riguardo alla figura maschile). L'anima, ancora intrisa di materia, secondo il Corano ritrova in paradiso molti riferimenti terreni."I beati stanno in "giardini di delizie ", con "un calice di licor limpidissimo , chiaro, delizioso " tra " fanciulle , modeste di sguardo, bellissime di occhi, come bianche perle celate....." ( XXXVII, 40 - 50 ). Nei"giardini di Eden" ci saranno "frutta abbondanti e bevande ..." ( XXXVIII, 49 - 52). Per l'eternità "saran fatti circolare fra loro vassoi d'oro e coppe....." (XLIII, 71 - 73). "I timorati di Dio staranno in un luogo sicuro tra giardini e fontane, rivestiti di seta e di broccato... " (XLIV, 51 - 55). I beati " staranno in Giardini tra fonti d'acqua "; saranno riuniti a quanti, fra i loro discendenti, avranno creduto; saranno forniti, oltre che di frutta, di carne.
In un epoca in cui si sta dibattendo, nella chiesa e nella società, sui principi della natura e della vita, in contrapposizione fra "creazionismo" e "evoluzionismo darwinista", dopo una implicita "riabilitazione" di Galileo da parte di Giovanni Paolo II a ben 400 anni di distanza dalla sua scomunica, c'è da aspettarsi che arrivino altri secoli bui?
Ai posteri l'ardua sentenza. Come sempre, vista la caducità della nostra esistenza, siamo nelle mani del Signore!
Cinzia Funcis
P.S. Mi diceva ieri un mio amico: se viene anche il cane, lassù, spero che mi facciano portare anche il fucile. E che ci sia qualche beccaccia.... Ma lui è un miscredente. Non c'arriverà mai, lassù!
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