Mentre Roma è sommersa dalla monnezza, mentre fra Napoli e Caserta (quella specie di buco nero denominato terra dei fuochi) i falò stampano ombre sinistre fra centinaia di ammassi di ecoballe, a imperitura memoria dell'era del Pecoraro nazionale, mentre la Commissione UE ci tartassa di sanzioni (mai una per la caccia, quasi tutte per inadempienze ambientali), l'inappuntabile Ministro Costa, ben assistito, c'è da scommetterci, dal suo capo della segreteria e presidente della LIPU, il dottor Fulvio Manone Capria, ha recentemente lanciato una nuova campagna, anticipando che intende affidare nuove azioni di contrasto degli illeciti ambientali agli ispettori del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), all'uopo appositamente addestrati. Chi li addestrerà, all'uopo? Ma l'Ispra, naturalmente, in tandem con le ARPA (agenzie regionali per l'ambiente). Che "provvederanno a individuare, con criteri meritocratici ed obiettivi, gli addetti a interventi ispettivi tra il personale in possesso di adeguata qualificazione comprovata dai titoli di studio e dall’esperienza maturata nei settori specifici di attività".
Ex forestale, passato d'imperio come tutti i suoi colleghi alla Benemerita, cambio di casacca non ancora del tutto digerito, tanto che una volta alla settimana anche Mauro Corona ne lamentava in televisione il ripristino, il nostro ministro sembrerebbe che aspirasse nel frattempo a disporre di un nuovo corpo ispettivo (di polizia?), per controllare più da vicino discariche (peraltro in gran parte già vigilate oltre che dall'ARPA anche dai Carabinieri sotto la guida da un suo ex collega anche lui generale), fiumi, laghi e paludi, polveri sottili carinamente sospese nell'aria, rifiuti tossici. Almeno c'è da augurarselo, visto che ancora sono ben lungi da scarseggiare. Come c'è da augurarsi che il suo noto assistente non gli suggerisca, tanto per dare un senso a certe sue note priorità, di utilizzare estrosi metodi di monitoraggio che passano attraverso la verifica della presenza o dell'assenza con conseguente conteggio delle popolazioni selvatiche (soprattutto uccelli, ma anche mammiferi, visto che la Lipu, Lega per la Protezione degli Uccelli, si preoccupa pure dei lupi, che evidentemente hanno messo le ali), promosse a biondicatori ambientali. Incaricando per giunta, presumibilmente, masse di scioperati birdwhatchers recuperabili grazie alle assidue e forse remunerate frequentazioni di mitiche vecchie campagne di censimenti avifaunistici in qualità di "ispettori", selezionati per fare censimenti delle singole popolazioni.
Di sicuro è intrepido, il generale (ex), se nel marasma governativo trova anche il tempo di affiancare con ben altri due ministri (di sicura fede grillina) quel disegno di legge "Tutela animale", palesemente anticaccia, visto che sta riproponendo l'abrogazione dell'art. 842 del C.C.
In molti ormai (compreso Salvini, sembra) stanno valutando inadatta la sua presenza supportata da quella del suo ingombrante presidente della LIPU alla guida di quel ministero, visto che le emergenze del paese non sono quelle che cavalcano, sull'onda di un vetusto ambientalismo di maniera, alla Pratesi, per intendersi, ma ben altre e ben più sostanziose.
Chissà se hanno avuto tempo per chiedersi come mai il movimento verde da noi è insignificante mentre sta andando a gonfie vele in gran parte degli altri paesi d'Europa. Se ne saranno resi conto che il problema non sono i cacciatori, o le querimonie delle gattare salottiere alla Cirinnà, ma coloro che deturpano e inquinano terre, aria e acque? Quando riusciremo a vedere Mamone Capria o qualcuno della dinastia Pratesi incatenato ai cancelli del Minambiente per sosstenere cause più corpose, come quelle che hanno visto la biologa pasionaria Ana Colovic opporsi alla banca mondiale sostenitrice della costruzione di una diga nel parco Nazionale di Mavrovo, mettendo a rischio il futuro della Lince dei Balcani? Quando seguiranno l'esempio dell'insegnante di Ulan Bator, Bayarjargal Agvaantseren, a fianco dei pastori della Mongolia per bloccare le febbrili attività minerarie che avrebbero decretato la fine del leopardo delle nevi?
No, costoro si battono soprattutto per rendere impossibile la vita al povero cacciatore, inventando odiose pastoie per impedire un'attività legittima nei confronti di specie selvatiche prelevabili senza tema alcuno, quando addirittura certe altre è notorio che creano quotidiani problemi e allarmi fra la gente.
Ma si può andare avanti così?
Roberto Breviati