Chi di voi sa cosa è successo a Quito (Equador) nel 2014? Chi dei nostri dirigenti ricorda che là, in quell'anno, si tenne la Conferenza del CMS, cioè la Convention on Migratory Species? Chi dei nostri dirigenti ricorda cosa fu definito, sulla la caccia, se è lecito parlare delle piccole cose mentre si discute di problemi planetari?
Sinceramente, non lo ricordavo neanch'io, ma - visto che nel frattempo anche i sistemi informatici hanno fatto passi da gigante - nel mentre che facevo qualche ricerca sulla materia che mi sta a cuore, la migratoria, mi sono capitati fra le mani alcuni documenti che ritengo interessanti.
In particolare, il testo delle risoluzioni che a partire da quell'anno sono state oggetto di riflessioni e decisioni in occasione dei successivi meeting CMS fino a quello del 2020. E, particolare del particolare, la risoluzione 6/2014 che recita: "Fisheries and hunting have no significant direct or indirect adverse impact on migratories species, their habitat or their migration routes, and impacts of fisheries and hunting are whitin safe ecological limits". Che se non ho capito male significa: La pesca (sportiva, immagino) e la caccia non hanno impatti significativi, diretti o indiretti, sulle specie migratrici, sui loro habitat o sulle loro rotte migratorie e gli impatti della pesca e della caccia rientrano nei limiti ecologici di sicurezza.
Con una nota di accompagnamento che non cambia il concetto ("Achievement of this target will require that migratory species are managed and harvested sustainably, legally and through the use of ecosystem-based approaches. Overexploitation of migratory species must be avoided, and recovery plans and measures shouldbe in place for all depleated species. Where there is uncertainty about what constitutes a 'safe ecological limit' in a given case, a precautionary approach should be taken"). Cioè: Il raggiungimento di questo obiettivo richiederà la gestione delle specie migratrici e prelievi sostenibili, legali e attraverso approcci basati sull'ecosostenibilità. Deve essere evitato lo sfruttamento eccessivo delle specie migratrici e devono essere predisposti piani e misure di ricostituzione delle specie in pericolo. Laddove ci sia incertezza su cosa costituisce un 'limite ecologico di sicurezza', si dovrebbe adottare un approccio precauzionale.
Cosa, a mio parere, che non ha grande significato in Italia e in Europa, dove l'attività di caccia e i prelievi sono soggetti a direttive come la Direttiva Uccelli e la Natura 2000, peraltro imperfette, tarate di supergarantismo e applicate a senso unico penalizzante solo per la caccia. Del resto, anche le raccomandazioni del CMS del 2020 citano ben altri specifici problemi, attinenti ad altri paesi e ad altri continenti, rispetto a specie come per esempio il leone, l'elefante, il ghepardo. Anch'esse, come tutte le specie del pianeta, animali e vegetali, soggette a ben altre minacce: il cambiamento del clima, la perdita di habitat, la depredazione dei suoli per ragioni agricole e industriali e l'inquinamento dell'aria, delle terre e delle acque, marine e interne.
E dunque mi chiedo: come mai i nostri governanti, presenti in tutti questi consessi - interessante una nota dell'Espresso di fine 2020, che enumera i costi di queste "giratine" del nostro (attuale, ma soggetto alla cura Draghi) ineffabile ministro dell'ambiente e del suo irrequieto staff quando c'è da affrontare l'argomento caccia - come mai, tornati a casa, dal 2014 a oggi hanno continuano a tartassare la caccia, mentre - aldilà di qualche rapporto - poco hanno fatto per migliorare la situazione del nostro ambiente, sanzionare gli inquinatori (invece che farci salassare dall UE, con sanzioni per decine di milioni di Euro, conseguenti al non rispetto di altre direttive sull'ambiente, non certo per la caccia), bloccare la depredazione di suoli fertili?
Ma mi chiedo anche: come mai i nostri tonitruanti dirigenti e rappresentanti in parlamento e a Bruxelles, fra un appello e l'altro a difesa della categoria - giusti e legittimi, intendiamoci - non incominciano ad impegnarsi anche in campo "avverso", quello ambientalista, che tanto avverso non è, se come scandiva uno slogan di mezzo secolo fa "senza ambiente non c'è caccia"?
Non pretendiamo risposte. Raccomandiamo attenzione. Tanta attenzione.
Leo Marchetti