Lo scorso fine settimana, a Roma, si sono celebrati in pompa magna, alla presenza del Presidente Mattarella e del Ministro Cingolani, i "Cento anni insieme dei Parchi nazionali d'Abruzzo Lazio e Molise e Gran Paradiso". Si è parlato ovviamente di "buone pratiche", ma anche di "criticità". I laudatores temporis acti sono stati, mi sembra naturale, il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, i presidenti e i direttori dei due parchi, ma anche fra gli altri Piero Genovesi, responsabile per la fauna selvatica di ISPRA, Antonio Nicoletti di Legambiente, Donatella Bianchi, presidente di WWF Italia. Molte chiacchiere, laudative, appunto, alcune anche fondate, ma sulle criticità si sarà di certo calcato la mano per evidenziare la poca attenzione alla conservazione della natura da parte della politica (nazionale e locale), la scarsità di fondi a disposizione (in buona parte impiegati a pagare gli stipendi) e i deficit di bilancio da colmare, anche se qualche parco nazionale (mosca bianca) per la verità vanta bilanci in pareggio.
Non ho dubbi che si sia parlato - a sproposito, come di solito - anche di caccia, per additare al pubblico ludibrio una attività buona per tutte le stagioni per fare da capro espiatorio, a giustificazione di tanti insuccessi, uno di stretta attualità, come l'esubero peccaminoso di ungulati: cinghiali in particolare, ma non solo. Io sono convinto, infatti, che la principale ragione di questi squilibri faunistici sia da individuare proprio e soprattutto nella gestione dei parchi e nella legge che ne regolamenta il funzionamento. Chi se ne intende - non certo la donatella Bianchi, abituata a trattare di pesci (anche in cucina) - ma anche chi ha un briciolo di discernimento, capisce che quando un qualsiasi animale viene insidiato, è uso riparare in terreni off limits, i parchi e le aree protette, dove peraltro può mangiare a sazietà e procreare indisturbato. Cosa che è successa, almeno fino a quando - sempre a causa di questo animalismo da tre soldi che prolifica in Italia da più di mezzo secolo - non è ritornato messer lupo, non certo discendente di quell'esemplare ammansito da Santo Francesco, che non fa distinzione fra terreni al di qua o al di là delle tabelle.
Insomma, fino a che si consumeranno certe autocelebrazioni, non potremo sperare in una coerente amministrazione del nostro patrimonio naturale. Come invece fanno altrove, anche con l'aiuto del mondo ambientalista - e dei cacciatori! - sia in Europa sia Oltreoceano.
E tornando ai parchi e alle aree protette, calzano a pennello certi moniti che echeggiano fuori confine: soprattutto in tempi di vacche magre, soldi pubblici ce ne saranno sempre meno. Sarà pertanto necessario agevolare i privati, proprietari e agricoltori, a investire non solo denaro ma pure in buone pratiche, per salvaguardare gli equilibri fra ambienti e fauna selvatica. Non basta l'ecoturismo, serve un ripristino diffuso di aree adatte al passaggio e alla sosta controllata delle specie selvatiche. La caccia sarà sempre di più uno strumento anche remunerativo (o comunque che crea risorse aggiuntive) per tutta la filiera. Non me ne vogliano gli anticinghialai e anche i gelosi cinghialai, ma il cinghiale può passare rapidamente da problema a risorsa se qualcuno riuscirà finalmente a scoprire cosa fanno da sempre quasi ovunque nel mondo. Pur se, alla chetichella come al solito, anche diversi parchi nazionali integrano i bilanci con carne (viva) di ungulati, vendendoli a "imprenditori della caccia", che dopo più o meno blasonate cacciarelle ne cedono le gustose spoglie a macellai, norcini, droghieri, ristoratori. Tutto questo, oggi, ormai codificato da protocolli di commercializzazione e sicurezza alimentare in diverse regioni del paese.
Vera piaga, invece, la mancata efficacia di controllo di certe specie opportuniste e di una serie di predatori (un tempo definiti specie nocive), non solo nelle aree protette ma anche in quello che ci si ostina a definire terreno libero. Non è solo il lupo che necessita di un diverso monitoraggio e controllo. In questi giorni ho visto sul web una volpe che fuori di un supermercato rincorreva una massaia per rubargli la spesa, e un cinghialone che in un parco cittadino "molestava" un signore anziano, tranquillamente appisolato su una panchina.
In conclusione, la dobbiamo smettere di confondere la tutela del patrimonio naturale con l'animalismo più gretto. Si prenda esempio da chi ha responsabilità di conservazione di aree ecologiche ben più impegnative delle nostre. Prendo a modello quanto recentemente dichiarato da Chris Brown della Namibian Chamber of Environment ("non sono cacciatore, né lo sono mai stato. Sono vegetariano dall'età di circa undici anni, faccio parte del settore delle ONG ambientaliste e ho interessi nel turismo in Namibia"). Gestire il patrimonio degli animali selvatici - dice in sostanza - richiede la consapevolezza che il benessere di questi esseri meravigliosi dipende dalla nostra sensibilità. Ma per la fauna selvatica è importante fissare come obiettivo primario la loro conservazione a lungo termine. Che non va a loro danno, perchè le pratiche che si devono mettere in atto, compreso il prelievo venatorio, "sono parte integrante di una buona gestione".
Ci sarà mai qualcuno alle nostre latitudini che riuscirà a capirlo?
Aldo Morello
Redazione Big Hunter. Avviso ai commentatori
Commentare le notizie, oltre che uno svago e un motivo di incontro e condivisione , può servire per meglio ampliare la notizia stessa, ma ci deve essere il rispetto altrui e la responsabilità a cui nessuno può sottrarsi. Abbiamo purtroppo notato uno svilimento del confronto tra gli utenti che frequentano il nostro portale, con commenti quotidiani al limite dell'indecenza, che ci obbligano ad una riflessione e una presa di posizione. Non siamo più disposti a tollerare mancanze di rispetto e l'utilizzo manipolatorio di questo portale, con commenti fake, al fine di destabilizzare il dialogo costruttivo e civile. Ricordiamo che concediamo questo spazio, (ancora per il momento libero ma prenderemo presto provvedimenti adeguati) al solo scopo di commentare la notizia pubblicata. Pertanto d'ora in avanti elimineremo ogni commento che non rispetta l'argomento proposto o che contenga offese o parole irrispettose o volgari.
Ecco le ulteriori regole:
1 commentare solo l'argomento proposto nella notizia.
2 evitare insulti, offese e linguaggio volgare, anche se diretti ad altri commentatori della notizia.
3 non usare il maiuscolo o ridurre al minimo il suo utilizzo (equivale ad urlare)
4 rispettare le altrui opinioni, anche se diverse dalle proprie.
5 firmarsi sempre con lo stesso nickname identificativo e non utilizzare lo spazio Autore in maniera inappropriata (ad esempio firmandosi con frasi, risate, punteggiatura, ecc., o scrivendo il nickname altrui)
Grazie a chi si atterrà alle nostre regole.