Dopo il voto alla legge Comunitaria, le associazioni animaliste e ambientaliste si sono affrettate ad avvisare regioni, province e ministeri della immediata necessità di rivedere le scelte effettuate fino ad ora nella redazione dei calendari venatori Secondo il dettagliato rapporto da loro inviato infatti, l'articolo 42 imporrebbe una “immediata contrazione dei calendari venatori e una revisione delle specie cacciabili in considerazione dello stato di conservazione delle medesime”. Le considerazioni delle 12 associazioni, tra cui Lipu (corrispondente italiana della internazionale Birdlife che in ambito europeo ha dato ben altre valutazioni) e Wwf, sono smontate punto per punto dalle controdeduzioni redatte per la Federcaccia dal Responsabile Avifauna Migratoria Michele Sorrenti.
Citando il comma 2, lettera a dell'articolo 42 – scrive Sorrenti - “l'esercizio venatorio è vietato, per ogni singola specie durante il ritorno al luogo di nidificazione” gli ambientalisti chiedono una prudente chiusura al 31 dicembre della caccia a tutte le specie di uccelli (per il principio di completa protezione delle specie). Con questo – spiega il tecnico faunistico - si dimostra ancora una volta la finalità tentenziosa ed inutilmente allarmistica fondata su falsità delle associazioni visto che le leggi nazionali, regionali e comunitarie (compreso l'articolo 42) non impongono assolutamente tale chiusura ma al contrario stabiliscono che i limiti della stagione devono essere riferiti ai periodi di riproduzione o migrazione pre - nuziale.
Nel loro documento, gli ambientalisti commettono, secondo Sorrenti, macroscopici errori nelle proposte di chiusura per le singole specie che non tengono conto della Guida Interpretativa della Direttiva Uccelli redatta insieme alla sopracitata Birdlife International e alla Face.
Per alzavola, codone, canapiglia, folaga, combattente, tordo sassello, che iniziano la migrazione nella terza decade di gennaio, la chiusura al 31 gennaio è del tutto in linea con quanto stabilito dalle leggi in vigore. La Guida Interpretativa tra l'altro prevede la possibilità di una sovrapposizione di una decade fra caccia e inizio della migrazione pre nuziale o fine del periodo riproduttivo, cosa che avviene tranquillamente in altri stati membri della UE e che non ha per questo comportato problemi allo stato di conservazione delle specie. Per beccaccia e tordo bottaccio, che iniziano la migrazione nella seconda decade di gennaio, stando alle indicazioni Ornis e ai key Concept al massimo la chiusura può avvenire il 20 gennaio.
Tuttavia, spiega l'esperto di Federcaccia, la guida ammette che esista una flessibilità nella fissazione delle stagioni di caccia. C'è poi il fattore latitudine. L'Italia è una terra stretta e lunga con diverse caratteristiche. La direttiva Uccelli ha pensato anche a questo, prevedendo la possibilità di differenze all'interno di uno stesso paese per quanto riguarda l'inizio della migrazione pre - nuziale.
Per esempio il germano reale è oggetto di una disamina molto ampia nella Guida Interpretativa, poiché in moltissimi stati membri la caccia a questa specie si sovrappone (come accade ad esempio al colombaccio) sia alla migrazione pre nuziale che all'inizio del periodo riproduttivo. In sostanza la Guida auspica l'adeguamento delle date di apertura e chiusura della caccia al germano reale a quelle previste per specie simili (31 gennaio) e non il contrario.
Le associazioni spiegano che occorre “evitare ogni posticipo della chiusura della stagione venatoria”. Ancora una volta per Sorrenti ci si deve riferire al documento Ornis che stabilisce le decadi di termine del periodo riproduttivo sempre con la flessibilità concessa per regioni a differenti latitudini per lo stesso paese membro (ad esempio il colombaccio cacciabile in molte regioni italiane al primo settembre con parere favorevole dell'Ispra). In particolare, prevedendo la possibilità di una sovrapposizione di una decade fra inizio della caccia e fine del periodo riproduttivo, spiega Sorrenti, come previsto dalla guida interpretativa, se ne traggono deduzioni specifiche a singole specie. La starna per esempio può essere cacciata dal 21 settembre. L'apertura alla terza domenica di settembre consente al massimo 6 giorni di caccia aggiuntivi teorici (4 reali in virtù del silenzio venatorio) e si può considerare in linea con la guida interpretativa che prevede un margine di flessibilità. L'alzavola può invece essere cacciata a partire dal primo settembre, la quaglia dall'11 settembre. Per il colombaccio, nonostante la fine del periodo riproduttivo sia individuata durante la terza decade di ottobre, il responsabile Migratoria di Fidc ricorda che in 13 stati membri si verifica una sovrapposizione tra il periodo di caccia e la migrazione ma che questo non ha portato problemi alla conservazione della specie.
Un paragrafo a parte lo merita il capitolo sullo stato di conservazione, per cui gli ambientalisti chiedono di rivedere l'elenco delle specie cacciabili, cancellando specie quali pernice rossa, pavoncella, coturnice, combattente classificate come SPEC 2 e di sospendere temporaneamente la cacciabilità di altre 14 specie in attesa di adeguati piani di azione. Occorre precisare che la definizione sullo stato di conservazione favorevole o sfavorevole, opera di Birdlife International a cui fa riferimento la Commissione Ambiente, è solo uno degli Enti Europei di ricerca. Studi effettuati da altri autorevoli soggetti danno risultati addirittura opposti. Inoltre l'Unione Internazionale per la conservazione della natura (IUCN) considera le specie che Birdlife propone di sospendere dalla caccia come “least concern” (minima preoccupazione), evidentemente non recependo la valutazione allarmistica di Birdlife International (con l'eccezione della pavoncella che però è oggetto di piano di gestione internazionale). E' evidente – spiega Sorrenti - che nel documento Ornis Key Concepts, vengono utilizzate diverse fonti e non solo i dati forniti da Birdlife, che per ammissione dello stesso ente sono spesso incompleti o non oggetto di studi quantitativi affidabili. Quindi le valutazioni di declino e di stato di conservazione sfavorevole sono per di più speculazioni e non conclusioni scientifiche.
L'articolo che modifica la 157 sostiene che “è obbligo dello Stato Italiano mantenere o riportare ad uno stato di conservazione soddisfacente le specie di uccelli selvatici che non lo fossero” non che si debba sospendere la caccia, provvedimento che gli ambientalisti ritengono addirittura un obbligo. Sorrenti fa notare che non esistono neppure a livello europeo normative o piani d'azione specifici che impongano la chiusura della caccia alle specie elencate. Anche il piano di gestione internazionale per la pavoncella, redatto dalla Commissione Ambiente UE stabilisce che la caccia non deve essere sospesa e le misure da attuare sono il ripristino degli habitat e la lotta ai predatori.
Infine, capitolo deroghe. Secondo il documento sottoposto alle amministrazioni regionali e provinciali, in assenza del previsto DPR è vietato concedere deroghe. Ancora una falsità. Il previsto DPR del nuovo articolo 1 comma 1 bis riguarda unicamente le deroghe per la prevenzione dei danni di vario tipo (colture, allevamenti ittici, piante, aeroporti) ovvero quelle specificate nell'articolo 9 comma 1 lettera A della Direttiva. Le deroghe per “cattura ed utilizzo di piccole quantità” sono trattate nella lettera C dello stesso comma dell'articolo 9.
Se poi si dà uno sguardo al decreto 184 riguardante i criteri minimi di conservazione delle Zps (caccia agli acquatici diversi dal germano reale dal primo ottobre), si nota come esista un contrasto con lo stesso documento Ornis, che prevede la fine del periodo riproduttivo per tali specie molto prima della terza domenica di settembre. Esistono quindi – conclude l'esperto di Fidc - le condizioni per riportare l'apertura della caccia a tutti gli uccelli acquatici nelle Zps italiane alla terza domenica di settembre.
Come volevasi dimostrare, questo tipo di ambientalismo è sempre più intriso di squallida propaganda e sempre meno connotato di motivazioni sinceramente ambientaliste. Lo sconcio ambientale che si distende ormai su tutto lo stivale e l'assordante silenzio di lor signori ne è la più semplice ma preoccupante riprova.