Ma di cosa stiamo parlando? Ma come si fa a dire che la caccia è la causa delle difficoltà in cui versano gli uccelli selvatici? Su cosa si basano le tante dichiarazioni dei diversi sedicenti scienziati “ufficiali”, che fanno da supporto al carretto sempre più sgangherato di certe organizzazioni che si autodefiniscono protettrici della natura?
Per caso, sono andato a dare un'occhiata al sito di Birdlife, alla voce Birds in the European Union, a status assessment, e spulciando nell'elenco delle più di quattrocento specie che vivono regolarmente nel nostro areale (Table 1. List of bird species occurring regularly in UE) ho cercato di espungere i nomi di quelle specie di uccelli che – secondo il documento, che non è di parte venatoria, ovviamente: per chi non lo sapesse, Birdlife è l'organizzazione che nel nostro paese è rappresentata dalla LIPU – sono oggetto di forte preoccupazione, in quanto Endangered o addirittura Critically Endangered, ovvero a rischio estinzione (cito wikipedia: An endangered species is a population of organisms which is at risk of becoming extinct because it is either few in numbers, or threatened by changing environmental or predation parameters).
Ebbene, lascio un giudizio più complessivo agli esperti, a tutti, anche se a questo punto mi fido più di quelli che si applicano da ricercatori-cacciatori, piuttosto che di quelli che pendono dalle labbra dei cosiddetti ambientalisti, ma credo sia qui interessante elencare le specie che secondo quest'organismo internazionale sono appunto Endangered o Critically Endangered.
Si parte con un quasi estinto Petrello di Madeira (Pterodroma Madeira), una procellaria come la Berta delle Baleari (Puffinus Mauretanicus). Segue l'Oca lombardella minore (Anser erythropus), che vive fra il circolo polare, la Scandinavia e la Siberia, e si spinge fino al Mar Nero. Qui non se ne vedono, come raramente si vedono, e comunque non sono ammesse alla caccia, le due anitre Endangered (Anatra marmorizzata/Marmaronetta angustirostris e Moretta grigia/Aythya marila, ma su quest'ultima sul sito di Birdlife si legge: Trend justification -The overall population trend is decreasing, although some populations may be stable and others have unknown trends (Wetlands International 2006). This species has undergone a small or statistically insignificant decrease over the last 40 years in North America (data from Breeding Bird Survey and/or Christmas Bird Count: Butcher and Niven 2007), e neppure la Critically Endangered Casarca (Tadorna Ferruginea), pure rarissima per noi.
I sempre superprotetti da noi, Capovaccaio (Neophron percnopterus) e le tre aquile (Clanga, Adalberti, Hieratus Fasciatus), precedono nell'elenco la Quaglia tridattila (Turnix Sylvatica) e la Folaga crestata (Fulica Crestata) - chi l'ha mai viste? - il Corrione biondo (Cursorius cursor) la Pernice di mare orientale (Glareola nordmanni): idem, con patate. Si arriva quindi alla Pittima minore (Limosa lapponica) - peraltro considerata da Birdlife in “moderato” declino, ma comunque non oggetto di caccia in Italia – alla Colomba delle Canarie (Columba junoniae), alla Pispola golarossa (Anthus cervinus), al Saxicola dacotiae/Saltinpalo delle Canarie (aridajie co' ste' Canarie!, ma che c'è, là, che fa male agli uccelli?!), al Picchio muratore di Kruper (Sitta Krueperi), al Ciuffolotto delle Azzorre (Pyrrhula murina), al Critically Zigolo dal collare (Emberiza aureola), che chiude l'elenco, ripeto, delle specie eurasiatiche considerate Endangered e Critically endangered.
Evvai! Ditemi voi se qualcuno, non voglio dire sufficientemente esperto, ma almeno minimamente assennato, possa pensare che nei confronti della situazione critica di queste specie ornitiche vi siano responsabilità anche minime, minimissime, della caccia, e tantomento della caccia italiana. Ma la sorpresa più grande, sempre spigolando dall'elenco di Birdlife, la si prova quando fra le quasi duecento specie considerate Secure (SICURE, per chi non conoscesse le lingue...), insieme a quelle che troviamo nell'elenco dell'art 18 della nostra legge nazionale (157/92), a molte considerate cacciabili in diverse altre parti d'Europa, ve ne sono anche diverse, ma diverse, che tradizionalmente erano oggetto di caccia in Italia fino a qualche decennio fa. Vedi ad esempio molte specie di oche, qualche anatide, qualche rallide, trampolieri varii, un paio di columbiformi (colombo selvatico e palombella), e un'infinità di pispole, ballerine, silvie, fringillidi genericamente intesi, ciuffolotti e frosoni compresi, zigoli etc etc etc......
Beh, che ve ne pare? C'è qualcuno che rifugge dal detto mefistofelico “a pensar male si fa peccato, ma...” Bene, perchè qui, volendo approfondire si capisce benissimo che con questi pericoli per la biodiversità, la caccia c'entra come il cavolo a merenda, e chi insiste su questi tasti ha ben altro da nascondere e – ad avviso di chiunque abbia un po' di gnegnero – non lo fa di certo per la tutela del nostro patrimonio avifaunistico. A buon intenditor poche parole. E quando qualcuno pensasse di rivedere ancora al ribasso l'elenco delle specie cacciabili in Italia, con la scusa che sono a rischio, sappia che l'elenco di quelle super sicure è ampiamente abbondante. Abboonndanntiiissimooooo.
Enrico Parretti