DOVE VA LA CACCIA. INCHIESTA BIGHUNTER.IT
Di lunga esperienza venatoria ed editoriale, bibliofilo, beccacciaio, conoscitore di cacce non solo italiane, Giacomo Cretti vanta anche una consistenze militanza di vertice in una associazione venatoria. Prevalentemenete cultore della caccia col cane da ferma, ultimamente si è avvicinato anche alla caccia di selezione.
A suo parere, negli ultimi decenni "è cambiata la percezione della caccia da parte della comunità, poiché l’attività venatoria è sempre stata una componente importante della civiltà contadina, oggi, in forte sofferenza. Al contrario si è sviluppata una coscienza urbana, attratta da un sentimento rurale, che risente comunque della provenienza cittadina. Le naturali liturgie contadine, dice – l’uccisione del maiale, la fruizione alimentare degli animali da cortile etc. – vengono oggi percepiti come una sorta di violenza sugli animali, da chi è abituato ad alimentarsi senza porsi la domanda della provenienza delle carni animali e del loro allevamento. Il cacciatore, naturale fruitore delle risorse della campagna viene quindi percepito come colui che preleva un bene comune in modo violento. La dimostrazione evidente l’abbiamo nell’approccio che hanno sull’argomento i giornali locali rispetto a quelli nazionali".
Anche il territorio è profondamente cambiato, afferma. " Immaginiamo di affacciarci dall’oblò di un aereo che sorvola lo stivale: quello che appare alla nostra vista è una teoria, senza soluzione di continuità, di luci che illuminano città, paesi e strade. Per contro, le poco aree marginali sono in stato di abbandono e questo è male per le specie di prateria e per i migratori trofici. Se aggiungiamo le aree protette interdette alla caccia, e spesso a qualsiasi attività umana, si comprende il perché l’attività venatoria sia ristretta a poche isole felici e a qualche azienda privata".
E le prospettive? "Secondo me non sono rosee, se immaginiamo il futuro della caccia secondo i vecchi parametri. Resisteranno i pochi appassionati codaioli che potranno continuare ad insidiare beccacce e nobile stanziale dove consentito. Le bracche diminuiranno di numero, e di iscritti, lasciando il posto ai cacciatori “in girata” mentre si diffonderanno, sempre di più, la selezione ed il controllo." Punti critici: la mancanza di ricambio in una popolazione di cacciatori in su con l'età.
Il punto di forza: senza dubbio, la passione che ci costringe a vivere le quotidiane difficoltà facendoci accettare l’oggi nella speranza del domani.
E in conclusione? "Sono trascorsi oltre quarant’anni dalla mia prima licenza. Allora - ricorda - sentivo dire dai vecchi cacciatori che la vera caccia non esisteva più, e loro stessi lo avevano sentito dire da chi li aveva preceduti. Oggi anch’io dico le stesse cose ai neofiti che comunque, ogni mattina, si alzano per andare a sfidare il destino avverso per vivere la loro emozione di caccia. Ecco, il segreto è tutto qui, come amava dire il grande Giorgio Gramignani, la caccia è sempre domani.