Non è una novità. Purtroppo. Ma sta diventando sempre più preoccupante questa mania iconoclasta e oscurantista che sta attraversando l'occidente. Ultimo caso, ma non ci si fermerà lì di sicuro, la decisione di eliminare la doppietta dalle mani dello sfigato Taddeo, il cacciatore, che da decenni ingaggia lotte impari a suon di schioppettate con quel furbastro di Bugs Bunny, il coniglio. La società di produzione del simpatico cartoon ha infatti deciso di sostituire la doppietta, peraltro sempre innocua, o al massimo perniciosa per lo stesso Taddeo, con una falce, ma - sembra - alternata a candelotti di dinamite e sturalavandini. Boh. La spiegazione di tanta ipocrisia è offerta all'opinione pubblica come una risposta al dilagare della violenza negli Stati Uniti, attribuita alla diffusione incontrollata delle armi.
Ci vuole ben altro, ovviamente. Ma non finirà sicuramente lì.
E' il buonismo che impera e che passo dopo passo cerca di nascondere le gravi ingiustizie e magagne di questa nostra società contemporanea, accanendosi contro dei simboli marginali, per acquetare un'opinione pubblica sempre più insofferente ai tanti soprusi di altra provenienza, e imporre una cultura sempre più metropolitana che da tempo fa di tutto per negare perfino la morte. Si dice da tempo che gli scrittori di fantascienza riescono a prefigurare il futuro. Ho riletto proprio in questi giorni un racconto degli anni settanta dove si relegava il mestiere di macellaio ai margini di una società, che pur continuando ad alimentarsi di proteine della carne, faceva di tutto per negare l'atto cruento celebrato da questi abili operatori, pagati tuttavia profumatamente per non apparire agli occhi del mondo. Ancora non ci siamo, ma il rischio che la strada sia quella è piuttosto alto, se si pensa che già i nostri bambini che vivono in città credono che il pollo arrosto nasca al supermercato, così bell'e confezionato in vaschetta.
D'altra parte, qualche avvisaglia l'abbiamo avuta anche a casa nostra, quando con non poca sorpresa un noto editore pubblicò una revisione della favola di Cappuccetto Rosso che veniva salvato non dal provvidenziale cacciatore, ma da un boscaiolo, senza che il lupo subisse la giusta punizione. E che dire della ormai diventata parola d'ordine che condanna al politicamente scorretto chi ancora risponde "crepi!" all'augurale "in bocca al lupo!", invece di chiosare con un melenso "Viva il lupo!"?
Un recente sondaggio commissionato da Coldiretti ci certifica che questo andazzo sta per raggiungere il ridicolo, visto che la nostrana opinione pubblica sarebbe - ancora - disponibile a far fuori i cinghiali (brutti, sporchi e cattivi), ma guai a toccare i caprioli, percepiti ormai come il Bambi disneiano, e tantomeno il lupo, novello eroe, buono, bello e generoso.
Insomma, non c'è da stare tanto allegri se non ci convinciamo che tocca anche a noi cacciatori ripermeare l'immaginario di queste moltitudini di metropolitani ignari, con una più reale rappresentazione della natura, che unisca la sua indiscussa bellezza a quella altrettanto bella e terribile componente drammatica, che è lo specchio della vita, così come da millenni la conosciamo.
Addio Taddeo!
Bruno Rigato