Infiniti, gli incontri, andando a caccia, con l’oggetto del nostro desiderio. Mitiche belve, animali divini, orsi, lepri, bisonti, leoni, ma anche camosci, caprioli, lepri. E ancora starne, germani, palombe. E cinghiali e oche e.. Ognuno di noi rincorre il suo mito. Anche un’allodola, o un tordo, possono essere un mito. E’ questione soggettiva. E di suggestioni. Dal mito alla storia il passo è breve. Le storie si tramandano. Gli echi delle gesta creano a loro volta nuovi miti.
Se oggi si volesse fare una classifica, non c’è dubbio che la corona andrebbe ovviamente alla.. .regina. La beccaccia, si, proprio lei. Almeno in Europa. Tolstoj, Turghenjev, Maupassant, per parlare dei mostri sacri, Rigoni Stem, Pieroni, Garavini, Celano, tanto per citare alcuni dei più noti di casa nostra, hanno contribuito ad alimentare la magia di questo unico, meraviglioso uccello, che racchiude in sé ciò che il cacciatore di oggi ricerca andando a caccia: il mistero della vita e del bosco, la prova della propria abilità e di quella del suo cane, l’imprevedibile evolversi dell’azione.
Ma non minore mito e mistero e magia, hanno evocato i momenti dell’aspetto mattutino e serale alla beccaccia. Memorabili le pagine di “Anna Karenina”. Una pratica oggi proibita, almeno da noi, giustamente, se si pensa alla caccia non più come un rito ma come disciplina composita, intrisa ancora di passioni sì, ma ricca soprattutto di valori etici, che derivano dalla consapevolezza della odierna precarietà del patrimonio naturale. E tuttavia il farfallare improvviso e fugace della beccaccia nell’incerta luce del tramonto - quasi a buio, lungo un sentiero, al rientro da una giornata di caccia - suscita fremiti anche nel cacciatore più distratto.
E’ normale perciò che tali e tanti.sentimenti siano oggetto di attenzioni mercantili che a volte toccano livelli di vera e propria speculazione a danno di ingenui sognatori. Il fatto è che i territori --- e vengono in mente le lande solitarie intorno al Mar Nero - pur raggiungibili con i mezzi che la civiltà delle macchine ci fornisce - sono tali e talmente vasti che anche le più accanite intenzioni si disperdono nell’immensità di boschi e foreste. Mentre dall’altro lato, quello della beccaccia - e della natura che ha già tutto scritto, nei codici geneticici degli esseri viventi - si registrano sempre più testimonianze di soggetti e forse di intere popolazioni, che anno dopo anno cambiano comportamento. Ovvero, la beccaccia affina sempre più le sue astuzie.
Per cui, il beccacciaro classico che adotta uno stile da manuale può trovarsi a mal partito, lui e il cane, di fronte a una beccaccia che si comporta come una starna, o come una pernice.
D’altra parte, già da anni si parla di fagiani che conoscono le paline, mentre le anitre, pur avendo una vista da falco, preferiscono alimentarsi di notte, piuttosto che frequentare lande e paduli in pieno giorno.
Eh, sì. E’ l’eterna storia delle insidie del predatore e delle contromisure della preda. La vita e la morte indissolubilmente collegate. Viene in mente quel detto africano, molto efficace tanto che oggi è stato al servizio anche di una marca di scarpe: «Appena si fa giorno, la gazzella sa che deve correre per sfuggire al leone; il leone sa che deve correre per prendere la gazzella. Appena si fa giorno, non importa che tu sia leone o gazzella. Devi correre!».