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Editoriale

LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO


lunedì 25 maggio 2009
    

Giuliano IncerpiNon ce n'era bisogno, ma anche le recenti vicende, che hanno riempito i giornali di mistificazioni sulla caccia, ci insegnano che in fatto di comunicazione la strada dei cacciatori  per recuperare un minimo del consenso perduto è ancora lunga e tortuosa.

Nella società odierna, lo sappiamo tutti,  la comunicazione riveste un ruolo determinante. La caccia, lo abbiamo visto, soprattutto in Italia, ma comunque anche in molti altri paesi d’Europa, è oggetto di frequenti e a volte anche aspre critiche.

L’opinione pubblica, a più riprese sollecitata strumentalmente, si è fatta un’idea distorta di quella che è la nostra attività, dei valori che racchiude, dell’importanza che rappresenta anche sotto il profilo sociale e economico.

Basterebbe a mio avviso ristabilire una minima verità su questi argomenti, per recuperare consensi, se non addirittura per attivare un movimento popolare a sostegno della nostra categoria.
Il fatto è che, mentre il mondo ambientalista e soprattutto le organizzazioni a noi avverse hanno fatto un uso appropriato dei mezzi e dei sistemi della moderna comunicazione, le nostre organizzazioni, i nostri rappresentanti, noi stessi, ci siamo attardati su posizioni di retroguardia. Forse, abbiamo pensato: noi siamo nel giusto, prima o poi la verità verrà a galla.

Purtroppo così non è stato. Oggi, ce ne dobbiamo convincere,  conta sempre meno ciò che è. Ha valore invece e soprattutto ciò che appare. E noi, almeno per ora, abbiamo dimostrato di non essere all’altezza.

Il problema ha sfaccettature infinite. Da una parte, c’è l’opinione pubblica, che va governata, altrimenti il nostro futuro sarà sempre più pieno di difficoltà. Dall’altra, ci sono le nostre varie attività. E anch’esse vanno altrettanto sostenute. Non è possibile infatti gestirle a solo nostro uso e consumo. Bisogna confrontarsi con realtà ben più vaste e complesse, che spesso sfuggono da ogni controllo. Ricordo, ad esempio, anche con un po’ di nostalgia, le diverse correnti di pensiero all’epoca della costituzione, diversi decenni fa ormai, del Club della Beccaccia. C’era chi ne voleva parlare – soprattutto sui nostri giornali: “Diana” ad esempio fu fra i promotori – per fare proseliti e per consolidare una cultura di categoria, e chi invece sosteneva che parlandone si sarebbero accresciute a dismisura le schiere degli specialisti, con danno conseguente sia per l’elite di coloro che allora la praticavano, sia per la beccaccia, soggetta a troppa pressione venatoria. Poi abbiamo visto che con l’evolversi della società (maggiori risorse economiche, migliori e più rapidi mezzi di trasporto, una comunicazione in tempo reale, compreso il telefono satellitare oggi a disposizione di tutti), e anche una certa cupidigia, diciamolo sinceramente, la difesa corporativa non era la strada giusta. E così è stato per tutto il resto.

L'evolversi di tutte queste cose non era, e non è, controllabile nel nostro ambito ristretto. Bisognava e bisogna  agire su fronti diversi. Il mondo è diventato più piccolo, a portata di tutti nell’arco della giornata. Le specifiche normative sono un limite facilmente superabile: basta mettere i piedi fuori confine e tutto cambia. I problemi dei cacciatori e della selvaggina vanno governati a livello internazionale, globale,  non dipendono (soltanto) dalla regolamentazione della caccia, ma sono invece sempre più collegati alla salute dell’ambiente, a quella dei singoli territori, a quella del pianeta. All'opinione della gente. All'opinione, che è frutto della realtà percepita, non della realtà senza aggettivi.

Cosa fare dunque, in fatto di comunicazione, per garantire un futuro più tranquillo per noi e per i cacciatori delle prossime generazioni, e soprattutto per consentire a tutti, non solo a noi, di poter godere della presenza sul territorio di fauna selvatica di qualità, visto che anche il futuro della fauna e dell'ambiente dipende in parte dal nostro impegno?

Anche qui, la questione comporta diversi scenari. Quelli collegati ai mezzi di comunicazione, quelli insiti nei vari linguaggi da adoperare, quelli dove definire gli argomenti da proporre. Ognuno da finalizzare ai diversi obiettivi che ci dobbiamo prefissare. Farò semplicemente qualche accenno.

Nei riguardi dell’opinione generale, è indispensabile essere presenti su tutti i mezzi d'informazione di massa (grandi giornali, televisioni), e anche – se vogliamo intercettare il nuovo – sui nuovi e straordinari mezzi che mette a disposizione il web: portali, siti, blog,  posta elettronica, youtube, facebook. Insomma, internet in tutte le sue forme. E poiché, molto spesso la diffusione delle nostre verità non dipenderà da noi, il linguaggio dovrà essere percepito come semplice, sintetico e senza specialismi, adatti solo agli  addetti ai lavori. E tuttavia rigoroso, tecnicamente e scientificamente inattaccabile.

E i contenuti? Non basta parlare di albe e tramonti, di passioni ataviche, di tradizioni venatorie. A volte può essere anche controproducente. Fra la gente comune non attacca. Non ci capiscono. Meglio dedicarsi all’impegno dei cacciatori nel volontariato, nella tutela dell’ambiente, nella salvaguardia delle popolazioni faunistiche. Con i fatti: dati, cifre, statistiche, risultati scientifici. Meglio dimostrare disponibilità a collaborare con le istituzioni nelle battaglie ambientaliste. Si. Ambientaliste. Il cacciatore è un un ambientalista da sempre. Anche prima che l’ambientalismo diventasse di moda. Se ha perso questa prerogativa, almeno nell'immaginario collettivo, lasciando il campo spesso a congreghe “animaliste”, dovrà chiedersi il perché. Prima lo farà e prima recupererà lo spazio perduto. Meglio parlare di cultura di popolo, consolidatasi nel corso delle generazioni, collegata strettamente alla campagna, alla vita rurale. Meglio parlare di grandi personaggi del passato, appassionati di caccia (tutti sappiamo di Tutankamen, di Federico II di Svevia, di Lorenzo il Magnifico, che non andavano certo a caccia per sfamare se stessi e i loro familiari), e di testimonial odierni, come Baggio,  Battistuta,  che nonostante tutto non temono critiche nel professarsi cacciatori. Così facendo, sarà più difficile andare incontro a critiche.

Poi, ci sono sistemi con i quali, implicitamente, si fa comunicazione. Semplici e efficaci, pure a buon mercato, dipendono solo da noi, dai nostri comportamenti. Quando ad esempio si tengono buone relazioni con i vicini. Le armi, oggi, lo sappiamo, fanno paura. Un tempo si circolava anche in paese (e in città) con il fucile a tracolla e la selvaggina appesa alla cintura. Adesso è meglio non farlo. Occorre moderazione e riservatezza. E’ molto produttivo invece invitare gli amici e i conoscenti a cena. E far loro assaggiare qualche manicaretto a base di selvaggina. Se la cosa funziona, la volta successiva, si può passare alla proposta del regalo di un capo da cucinare, con qualche consiglio. E per socializzare, ci sono poi le cene popolari, le feste e le sagre. Comunissime oggi quelle del cinghiale. C’è ad esempio un mio amico della Padania, che un paio di volte all’anno, con la collaborazione di tutti i cacciatori del paese, in accordo col sindaco, cucina la selvaggina e organizza grandi pranzi per gli anziani e gli indigenti. Allestisce anche una specie di banco alimentare, per distribuire la selvaggina in esubero a chi fa fatica a trovare i soldi per mettere in tavola un po’ di proteine della carne. Vi sembra poco? Con un minimo di attenzione, nei giornali e nelle tv locali si arriva anche a paginate e servizi interi con foto e interviste.

Poi c’è la musica. Mi viene in mente, fra i moderni, Branduardi (ricordate “Il dono del cervo”?), Lucio Battisti (favolosa “La luce dell’est”), ma anche un’introvabile Nicola di Bari che tradusse un  successo del mitico cantante country John Denver. Si chiamava, la canzone, “Country road” (“strada di campagna, portami a casa”, diceva), e in italiano divenne, pensate: “Libertà”. In pratica la nostra canzone. Sia in americano sia in italiano. E' musica intramontabile, che va ancora alla grande. Basta diffonderla. Regalare un CD, inviarlo ad amici. Cantarla. Farne una specie di inno alla caccia.

Poi c’è la grande letteratura. Di ieri – penso a Lorenzo il Magnifico, ma anche a Tolstoi, Turgheniev, Maupassant, Hemingway - e di oggi. Chi non conosce, fra i tanti,  il nostro Rigoni Stern  e il grande romanziere sudafricano Wilbur Smith. Facciamone dono a chi è appassionato di lettura.
Poi ci sono i nostri grandi chef. Vissani, Marchesi, Pierangelini, fra i tanti. Se andiamo a indagare, è raro che nei lori menù non ci sia almeno un piatto eccezionale di selvaggina. Bisogna adoperarsi per farne parlare. E farli assaggiare. E' così che si possono guadagnare consensi, che passano attraverso il palato. Un alleato infallibile.

Poi c’è la scienza. E la ricerca.  Approfondire la conoscenza dell’oggetto del nostro desiderio aiuta a meglio tutelarlo. Ma serve anche a dimostrare che noi più di altri ci adoperiamo per il bene della fauna selvatica. Basta farlo sapere, attraverso i canali giusti e con linguaggi acconci per arrivare alle orecchie della solita distratta opinione pubblica. E finora questo ci è mancato. O almeno non ha ottenuto l'effetto sperato.

E veniamo alla “nostra” comunicazione, quella che circola fra di noi. Le numerose riviste patinate, fra il tecnico e l’edonistico , assolvono ancora decorosamente al loro ruolo. A mio avviso, tuttavia, dovrebbero adeguarsi alle mutate realtà sociali e culturali in cui ci troviamo a operare. Oggi la caccia e i cacciatori hanno bisogno di strumenti “culturali” che consentano loro di sostenere il confronto con un mondo completamente diverso da quello di solo qualche decennio fa. Occorrono parole d’ordine, slogan, linguaggi diversi, una diversa e maggiore  preparazione. Una diverso comportamento per rapportarsi a interlocutori estranei al nostro contesto, quando non palesemente ostili per partito preso. E' ovvio che le nostre riviste devono soprattutto far sognare. E' indispensabile: belle foto, bei racconti, begli argomenti, trattati con professionalità, non solo sotto il profilo venatorio, ma anche sotto quello editoriale, letterario, giornalistico. Particolari che oggi  in alcuni casi lasciano a desiderare. Dovrebbero preparare i loro lettori, i cacciatori,  ad affrontare le ostilità quotidiane, a proporsi come profeti della lieta novella, sacerdoti – scusate l’esagerazione – impegnati a diffondere un verbo sconosciuto ai più. Che è il verbo della vita agreste, delle cose semplici e meravigliose della natura, che offre peraltro – noi lo sappiamo bene – anche risvolti drammatici. Tragici. Basta pensare alla volpe che si fa fuori i leprottini. Chi se ne ricorda più, nel mondo “civilizzato”? Risvolti crudeli. Perchè non ricordare ai nostri consimili superconsumisti com'è che sulla loro tavola arriva il pollo, il coniglio, il piccione? Che mangiano peraltro con gusto, ma che probabilmente rifiuterebbero, se dovessero non solo fare, ma anche semplicemente assistere ai riti sacrificali operati dai nostri nonni, che compravano il pollo vivo al mercato, lo portavano a casa, gli tiravano il collo, lo spennavano, lo sbuzzavano.... Ricordiamolo, male non fa. Serve ad avvicinare il nostro modo di essere, naturale, a quello inconsapevolmente astratto della gente di oggi. Che non è stupida. E', come dicevo, soltanto un po' distratta!

Ecco, quindi, che per ribaltare i consensi, tutto dipende da noi. Abbiamo bisogno di tutti, nessuno escluso, ma non ci sono santi che possano fare il miracolo se non ci impegniamo noi direttamente, in prima persona. Tutti insieme. Il nostro futuro è nelle nostre mani, prima che in quelle dei nostri dirigenti e dei nostri capipopolo. Nella nostra volontà di fare qualcosa che possa migliorare la nostra immagine. Dopodiché, quando – soprattutto per le cose che facciamo per gli altri, per la comunità -  avremo conquistato la  fiducia, la stima di coloro che oggi ben che vada non ci capiscono,  allora sì che potremo tentare di recuperare su quelle  ingiustizie che oggi siamo costretti a  sopportare. Chi volete che se ne importi – scusate la licenza linguistica – quando saranno convinti che noi siamo quelli che tutti vorrebbero essere?

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40 commenti finora...

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Copio e incollo. Occhi puntati sui bilanci della Federcaccia. Secondo alcune indiscrezioni trapelate dagli uffici della procura di Roma, i bilanci degli ultimi 4 anni della Federcaccia sarebbero finiti nel mirino della procura. In particolare, in questi anni in cui il presidente della Federcaccia era Franco Timo e vicepresidente Gianluca Dall'Olio, oggi nuovo presidente della società, sarebbe stato l'incremento sempre più crescente delle spese di rappresentanza a richiamare l'attenzione degli inquirenti; infatti, il loro ammontare per centinaia e migliaia di euro, avrebbe finito con l'incidere pesantemente sui bilanci stessi chiusi in passivo per circa 6 milioni di euro.

da Alessandro Pedrelli 22/06/2009 15.03

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

TERMINATOR: CACCIATORI ATTENTI CHE SE ARRIVO IO SONO DOLORI PER TUTTI VOI... E se invece di dire stupidaggini e/o fare minacce stupide che, tra l'altro non potresti mai realizzare, provassi a tenere un po’ a bada i tuoi impulsi e aprire un colloquio sereno e pacato, non solo sarebbe meglio, ma chi sa, forse riusciresti ad esternare i tuoi convincimenti ed indurci a capire che la Caccia è un errore atavico, oppure il contrario. Sei d’accordo? Ti spetto su questo sito per aprire un dialogo che sicuramente sarà istruttivo per entrambi, ma mi raccomando, con pacatezza ed onestà di intenti. Ciao Nino

da [email protected] 31/05/2009 10.25

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

X Terminator,se vuoi di posso cullare tra le mie braccia,spero tu sia (TERMINATAR)non TERMINATOR.

da p.alias 30/05/2009 23.18

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

X tordo.Prova i tordi allo spiedo quello e il gusto,mi sento grande per l'eta' 49 anni di quali 22 da cacciatore ecologista,non mi sento importante ma la PASSIONE che mi prende e piu' grande di te(tordo).Non ho carenze ringraziando qualcuno piu' in alto di me ,ma se mi mandi qualche tua conoscenza ne terro' conto,i tordi non sono per me una minaccia ma persone come te' inquinano di piu',non mi hanno mai cagato in testa non ne faccio un dramma se accade, ma aspetto sempre qualche buffone di corte.

da p.alias 30/05/2009 23.04

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Gentilissimo Giuliano Incerpi, buon giorno. In data 26.c.m. Lei ha postato quanto segue: “Apprezzo le considerazioni, gli stimoli e soprattutto le critiche costruttive che finora ho letto a commento di questo mio modesto scritto. Non ritengo il caso di cimentarmi di nuovo sulla questione, se non - quando se ne presenterà l'occasione - con nuovi argomenti e più approfonditi. In ogni caso, poichè mi farebbe piacere interloquire con quelli che hanno avuto la bontà di inviare un loro commento, gradirei che - a piacer loro - inviassero la loro email personale alla: [email protected]. “ Io sono uno di quelli che ha postato un modesto commento al Suo editoriale, mettendo in calce, come sempre faccio, il mio indirizzo e-mai. Inoltre ho autorizzato la Redazione di BigHunter a fornirglielo nel caso in cui Lei lo avesse chiesto. Poiché a tutt’oggi non ho ricevuto alcun Suo auspicabile riscontro, considerato che mi piacerebbe molto conoscere il suo parere, le sarei molto grato, se non Le chiedo troppo, di farlo. In fiduciosa attesa le porgo i miei migliori e più cordiali saluti. Nino

da [email protected] 30/05/2009 12.10

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

caro TERMINATOR visto che ti sei permesso di minacciare, perche' non provi a fare di fatti? se vuoi ti do nome e indirizzo: vienimi pure a cercare ...... credi di mettere paura a qualcuno???

da fabrizio 30/05/2009 11.33

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

caro Giuliano Incerpi abiamo bisogno di alleati, e il punto debole dei nostri nemici e' il loro odio contro il genere umano, che dimostrano in ogni modo: denigrano la sperimentazione scientifica (perche' si avvale degli animali), denigrano l' agricoltura, denigrano qualsiasi attivita' umana, e se fosse per loro il massimo del progresso del genere umano sarebbe stare sugli alberi a mangiare insetti, piccoli animali e frutta..... Il tutto in nome di una sensibilita' etica distorta e fondata sull' insipienza, che li porta a vedere in un topo o in un lombrico un essere eticamente e giuridicamente equivalente all' uomo, 8e di qui la delirante e grottesca pretesa di presunti "diritti" degli animali). I nostri potenziali alleati sono gli scienziati, gli agricoltori, gli imprenditori, gli ingegneri e gli architetti, e chiunque lavori e produca: quindi ne abbiamo a iosa. Bisogna "sfondare" la loro meta' campo: 1)dimostrare che il vegetarianismo e' innaturale e assurdo per l' uomo non e' difficile: i migliori nutrizionisti sono dalla nostra parte, e in ogni caso ogni forma di vita vive a spese di altre forme di vita. 2) lottare contro le imposture dei nostri nemici, ad esempio ridicolizzando la delirante "dichiarazione dei diritti degli animali" del 1978. 3) difendere le conquiste tecnologiche e il progresso dell' umanita' dalle menzogne di chi definisce l' umanita' un "cancro del pianeta". 4) far prendere coscienza alla gente del fatto che i nemici dei cacciatori sono nemici anche del genere umano. I "guru" di questa subcultura antiumana e i giornalisti a loro asserviti -ad esempio- sono responsabili della morte per malaria di decine di milioni di esseri umani a causa dell' irresponsabile bando contro il DDT, nei primi anni 70. E' stato uno sterminio del tutto prevedibile ma passato sotto silenzio, a differenza di quello degli ebrei ad opera dei nazisti.

da Fabrizio 30/05/2009 11.26

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Sono Francesco Pietropaolo,abbonato a Caccia e pesca ,cacciatore (si fa per dire , tanto ormai si aspetta 1 anno per fare l'apertura all'estero e poi si va a caccia sul canale),medico di famiglia. Vorrei esprimere la mia opinione sulla trasmissione di un servizio girato,credo,in argentina o altro paese sud americano,dove si assiste allo "sterminio"di migliaia (dico migliaia!!!!!!!) di tortore da parte di un "famoso" tiratore statunitense che per battere non so quale stupido record trascorre 12 ore di continuo a sterminare i poveri uccelli!!!!!!!!!!!!!! Spero che il disgusto provato nell'assistere a quella trasmissione sia comune a molti altri veri "cacciatori".Sono cresciuto in una famiglia di "Cacciatori" con la C maiuscola,mi è stato insegnato che l'abbattimento del selvatico è l'atto conclusivo di un'azione che parte dal godere dello spettacolo della natura prima ,dall'azione dei cani dopo,(per chi come me preferisce la caccia col cane) e infine dai commenti del gruppo . Vorrei sapere conoscere ancora l'opportunità di esporre ordinatamente le spoglie dei selvatici abbattuti a mò di trofeo.Mi è capitato di vederlo in una delle ultime trasmissioni dalla scozia che tratta della caccia al colombaccio ,in un'altra che faceva vedere carnieri di centinaia di oche e infine in una che raccontava di una battuta ai cinghiali. Vorrei conoscere a tal proposito l'opinione di Bruno Modugno,che ho sempre stimato come giornalista,e di chiunque voglia esprimere un giudizio in merito

da francesco 30/05/2009 7.48

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

CACCIATORI ATTENTI CHE SE ARRIVO IO SONO DOLORI PER TUTTI VOI...

da TERMINATOR 29/05/2009 22.04

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

caro giuliano è giunta l'ora di buttarsi in politica, non con quelli che ci promettono chi sà che cosa,ma formando un movimento che parta dalla base,cioè da noi cacciatori.i nostri POLITICI hanno paura se noi riusciamo a togliere consesi.il nostro è un partito trasversale armiamoci di voti e finalmente conteremo.se aspettiamo di comunicare con dei sordi e dei ciechi allora la nostra convinzione di dimostrare la nostra RAGIONE finirà con il detto.campa cavallo........ORGANIZZIAMOCI CON GENTE NUOVA AL DI FUORI DEI PARTITI MA CON UN UNICO OBBIETTIVO LA NOSTRA GRANDE PASSIONE LA CACCIA UN AMORE DIFFICILE PER CERTI DA CAPIRE

da hunter61spoleto 28/05/2009 23.11

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

rai 2 gli animali si stanno restringendo. la colpa ? indovinate di chi e'? della caccia. straordinario, veramente da ridere. qualcuno ha visto questo demenziale servizio? io invoco la giustizia divina , non ci possono essere tali imbecilli in TV.

da da paolo t fano pu 28/05/2009 21.34

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Concordo pienamente, anche perchè se guardate i post che scrivono sul gruppo facebook contro il ddl Orsi,dove sono ormai centinaia le offese e le minacce ai cacciatori,non è difficile controbbattere a dei geologi frustrati o a dei soloni dell'animalismo "tutto fumo e niente arrosto".Dei buoni uffici stampa metterebbero in 2 minuti a cuccia questi poveracci che si ritirerebbero mogi mogi con la coda tra le gambe.

da Lucio 28/05/2009 15.07

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Bravo Giuliano concordo pienamente su quanto hai scritto. Sarei contento se qualcuno ti desse l'incarico almeno regionale di curare le PR e uscire finalmente dall'oblio in cui si sta ormai vivendo da anni in Toscana. Ti darò una mano se verrà questa proposta che ritengo obbligatoria per il bene della caccia e della Federazione.

da il Pes 27/05/2009 22.32

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Bravo Giuliano concordo pienamente su quanto hai scritto. Sarei contento se qualcuno ti desse l'incarico almeno regionale di curare le PR e uscire finalmente dall'oblio in cui si sta ormai vivendo da anni in Toscana. Ti darò una mano se verrà questa proposta che ritengo obbligatoria per il bene della caccia e della Federazione.

da il Pes 27/05/2009 22.22

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

x tordo: sei proprio un tordo! E come tordo non sei capace di pensare con la tua testa perchè te l'hanno infarcita con ideologie sbagliate quando eri ancora piccolo. Prova a pensare libero e forse dovrai rivedere qualcosina!

da Giovanni 52 27/05/2009 12.12

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Caro Aldorin, pensa a che punto siamo arrivati in questo Paese.... Quando uno dice o fa cose normali, scontate, chiare, pare un mito!!! E fosse solo per la quatione caccia sarebbe pure il male minore... ;-) Ciao ed in bocca al lupo!!

da Ezio 27/05/2009 11.38

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

x tordo.Caro tordo(bottaccio o sassello?) stai sorvolando le nostre poste....

da Pussy Hunter 27/05/2009 0.40

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

ma che gusto ci trovi a tirare a un tordo? ti senti grande? ti senti importante? hai delle carenze affettive? i tordi rappresentano una minaccia? ti hanno qualche volta cagato in testa??

da tordo 26/05/2009 23.15

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Giuliano Incerpi non c'è che dire: bello il pistolotto ma a chi tocca fare qualcosa di concreto? Alle associazioni ventorie? Bah! Ai politici? si è già visto! Penso che tocchi a noi e come? A mio modo di vedere, come ho avuto modo di ribardire in altri blog, dobbiamo costituire un partito, sissignori, un partito belle e buono che faccia i nostri interessi e quelli dell'ambiente e della fauna selvatica; che ci rappresenti in parlamento e che si contrapponga al partito dei cosiddetti ambientalisti, verdi, anticaccia ecc. che di tutte le cose, che a noi interessano, loro, non ne capiscono niente!

da elio52 26/05/2009 22.28

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Ezio sei un mito!! Come si diceva una volta: ecco una 'pillola' di superquark!!! Di saggezza, s'intende. La nostra disgrazia sono le troppe associazioni venatorie: tutti orticelli per piccoli caporali... almeno fossero generali!!!

da aldorin. 26/05/2009 20.18

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Facciamo che i cacciatori italiani siano ancora 700MILA....Facciamo che paghino in media a testa 70Euro di tessera venatoria ...farebbe 49MILIONI di EURO!!! Se ne pagassero 100 a testa farebbe 70MILIONI DI EURO....140MILIARDI ANNUI delle vecchie lire?? O Sbaglio?? E si sono effettivamente proprio pochini per poter fare qualcosa in più che non sia "zappare" il nostro solito orticello ben recintato.... Rimaniamo così, mi raccomando... belli disuniti e rissosi tra di noi...E poi a dirci ...sempre tra di noi.... quanto siamo belli e buoni e giusti... Ciao. Ezio.

da Ezio. 26/05/2009 20.08

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Tutto rigorosamente vero, forse mi sarei soffermato di più su chi negli anni ha perso veramente il contatto con noi cacciatori. Le Associazioni venatorie con i loro dirigenti in giacca e cravatta i fatturati milionari e le proprietà immobiliari. Questo, a mio avviso, fa si che certi articoli falsi non vedano repliche degne delle falsità scritte

da Johnny 26/05/2009 18.42

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

La sterile ricerca di passate responsabilità e l'analisi minuziosa delle difficoltà,non serve a nulla.Denota soltanto l'incapacità di reagire.Forse siamo soltanto vecchi e abbiamo persa la capacità di impegnarsi e cambiare.

da vico 26/05/2009 9.29

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Prima di tutto non si può comunicare con l'autolesionismo e i beceri autogol. In parlamento fioccano proposte di legge di depenalizzazione del bracconaggio, di varie forze politiche , da IDV a Lega a PDL. Cui prodest ?

da Mario_novara 26/05/2009 9.23

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Caro Giuliano, nulla da dire. Queste cose le scrivevo vent'anni fa. Quando me le facevano scrivere... Meglio tardi che mai. Anche se l'idea di trasformarci tutti in "agit prop" (una volta si diceva così...) della caccia mi fa un po' sorridere. Certo, con Nicola Di Bari diventiamo praticamente invincibili! Bravo comunque, per le cose giuste che dici e per la passione che ci metti. Cosa encomiabile, alla nostra età... Un abbraccio Felice Modica

da Felice Modica 26/05/2009 8.58

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Apprezzo le considerazioni, gli stimoli e soprattutto le critiche costruttive che finora ho letto a commento di questo mio modesto scritto. Non ritengo il caso di cimentarmi di nuovo sulla questione, se non - quando se ne presenterà l'occasione - con nuovi argomenti e più approfonditi. In ogni caso, poichè mi farebbe piacere interloquire con quelli che hanno avuto la bontà di inviare un loro commento, gradirei che - a piacer loro - inviassero la loro email personale alla: [email protected].

da giuliano incerpi 26/05/2009 8.38

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

TERZA PARTE. Loro, ben finanziati e da società multinazionali e da ingenti contributi statali e non solo, possono permettersi di acquistare spazi televisivi, pagine nelle testate dei più diffusi quotidiani e settimanali,mentre noi non abbiamo nessuno che ci finanzia, anzi, paghiamo tante di quelle tasse che, invece di essere devolute a favore della natura, finiscono nelle tasche degli anticaccia travestiti da ambientalisti. Paghiamo fior di quattrini alle inutili ed innumerevoli AA VV di cu non ne sappiamo l’utilizzo (ma lo immaginiamo!) mentre i presidenti di tutta questa giungla di AA VV pensano soltanto a difendere la propria poltrona: perché? Poi, come se non bastasse, dobbiamo pagare anche i danni arrecati dagli ungulati e dai nocivi agli agricoltori ed allevatori …. Ma mi fermo qui. Tanto Lei che senza dubbio una persona perspicace, ha afferrato bene quello che ho voluto e non voluto dire. A buon intenditore poche parole. La prego di accettare i miei più rispettosi e cordiali saluti. Nino – Cacciatore ultrasettantenne frustrato-

da [email protected] 26/05/2009 8.18

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

PARTE SECONDA. Come potremmo noi, senza alcuna possibilità di avere uno spazio televisivo una testata giornalistica a tiratura nazionale, come invece hanno questi vili diffamatori: provate a vedere quanti canali Tv nazionali e non ospitano settimanalmente programmi “ naturalistici” che non sono altro che programmi anticaccia e, come se non bastasse, senza alcun contraddittorio, quanti quotidiani e settimanali pubblicano vere e proprie falsità di “giornalisti” che calpestando la più elementare norma di deontologia giornalistica, attaccano senza ritegno e con lapalissiane falsità l’uomo-cacciatore. E noi cosa dovremmo fare?, Si, carissimo Giuliano (mi consenta questa piccola confidenza), è vero che si deve reagire e reagire come giustamente dice Lei, ma “ …per ribaltare la situazione …” ci vorranno altro che venti anni!! Allora mi chiedo, e Le chiedo: perché abbiamo dovuto subire per tutto questo tempo (e subiremo ancora per chissà quanto) e non abbiamo avuto la forza di reagire subito dopo i primi attacchi? Lei, dov’era negli anni sessanta ed i quelli sino ad oggi? Perché queste “iniezioni” di vitamina non ce le ha fatte a quei tempi? Mi perdoni, gentilissimo Incerpi, non è che voglia fare una critica disfattista. Ho detto che quanto da Lei scritto nell’editoriale è verissimo e giustissimo, solo che è giunto un po’ tardi, che i soldati sono quelli che sono, che non abbiamo armi da contrapporre ai media e che quindi non possiamo combattere. E prima di poterlo fare, credo, a mio insignificante parere, che bisogna cominciare da zero. Dobbiamo anzitutto adunare i soldati, dargli le armi e pi portarli sul campo di battaglia. Perché di battaglia dobbiamo parlare. Nessuno si sogna che i nostri cari nemici si mettano alla finastre a guardare quello che facciamo, come invece abbiamo fatto noi, forse per le motivazioni stesse da Lei addotte. CONTINUA

da [email protected] 26/05/2009 8.12

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Sono d'accordo con lei direttore,pero' mi permetta di aggungere:Gli spazi mediatici dovrebbero essere raggiungibili non certo da noi singoli cacciatori,ma dalle associazioni venatorie,con tutti i soldi delle tessere che ricevono,invece non fanno niente,persino nelle feste del cacciatore a dimensione paesana tacciono sulla modifica alla 157.Non parliamo poi di chi lavora grazie al mondo della caccia e in questi mesi se ne e' stato in disparte,c'è forse un interesse che tutto resti com'e' per decimare il popolo dei cacciatori?...E si' che ce ne sarebbero di cose da dire,prima di proporci come ambientalisti al servizio della societa',intanto,cominciare a smascherare le menzogne degli anticaccia,anche le loro associazioni hanno interessi di tessere e poltrone,e dire quanto sono dannosi per la nostra societa'.Giochiamo d'attacco per una vota,o ci ritroveremo sempre a fare manovalanza per i boschi in cambio di un cosciotto di capriolo...

da Pussy Hunter 26/05/2009 1.36

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

La ricordo direttore di Diana... quando ogni anno le inviavo il resoconto di Progetto Colombaccio e quando regolarmente riservava ad un'indagine serie ed unica in Italia (e fra le poche in Europa) lo spazio di un francobollo. Oltre a comunicare, occorre avere anche argomenti da esprimere e l'unico, o uno dei pochi in nostro possesso, è proprio quello della ricerca scentifica applicata alla caccia. Da oltre un decennio mi/ci siamo impegnati per dar vita ad un cacciatore 'nuovo'; lei, caro ex direttore c'è arrivato solo oggi con questo scritto. Meno male che è arrivato... Distintamente

da Rinaldo Bucchi - Forlì. 25/05/2009 21.01

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

X GIULIANO ALLORA NON TI SARA' SFUGGITO CHE L'IDEA DEL MOVIMENTO DI PENSIERO E' IN COSTRUZIONE. VUOI ADERIRE? CHIEDI DI NINO, LA PORTA E' APERTA.

da DA PAOLO T FANO PU 25/05/2009 21.01

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Caro Giuliano,sono totalmente d'accordo con te e con chi propone che una quota delle nostre tessere sia riservata a questo scopo.Per ricompensarti ti rivelerò una nuova fungaia.

da vico 25/05/2009 20.16

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

PARTE PRIMA. Vorrei commentare quanto scritto, in modo stupendo ed esaltante, dal giornalista e scrittore Giuliano Incerpi, ma temo di non essere all’altezza di farlo, e poi il poco spazio a disposizione, mi costringerebbe ad andare a…puntate. Comunque il succo della mia riflessione su quanto scritto da Incerpi è questo: la massa dei cacciatori è costituita da quei tali che vanno a caccia senza alcuna cultura venatoria, vanno a caccia, quindi, solo per soddisfare la loro esigenza di sparare. Gli altri Cacciatori, esercitano l’arte venatoria se e quando possono in funzione dei loro impegni di lavoro e famigliari, infine c’è una piccola, piccolissima fetta di Cacciatori della generazione nostra, quelli attorno alla classe che va dal 1935 al 1975 circa che oggi si sentono umiliati e frustrati da quanto è stato fatto e detto su di loro facendoli apparire alla stregua, se non peggio, dei delinquenti comuni, e la legge attuale, la famigerata 157/92, condanna a pene penali, quindi alla detenzione ed alla conseguente perdita del porto d’armi chi dovesse, anche per sbaglio e/o per involontarietà abbattere un uccello inserito, senza motivazione, nella lista dei non cacciabili. Poi uno scippatore, uno stupratore, un assassino, con un buon avvocato, se gli va malesi fa un’annetto di carcere ed qualche altro agli arresti domiciliari. Mi direte, si, d’accordo, ma che centra? Centra e come. Come potremmo noi dopo oltre un ventennio di arroganti soprusi, di continue false diffamazioni, di incessanti attacchi mediatici, di incessante disinformazione da abusi perpetrati da giornalisti senza scrupoli, da falsi ecologisti e/o ambiental-animalisti recuperare il terreno perduto ? CONTNUA !

da [email protected] 25/05/2009 19.06

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Caro Giuliano, è tutto vero ciò che dici e la maniera in cui lo dici dimostra l’importanza di dotare il mondo della comunicazione venatoria di persone come te. Tuttavia ti sfugge un particolare che ritengo fondamentale affinché questo tuo “programma” non svanisca nell’oblio come la maggior parte dei buoni propositi che son passati come meteore sopra le teste dei cacciatori. C’è infatti da chiedersi i motivi per i quali, progetti venatori anche molto importanti, siano decaduti o non abbiano avuto quel successo e quella visibilità preventivata all’inizio. Inutile nasconderlo, il problema di non riuscire a “bucare” in termini di visibilità è a mio avviso riconducibile all’annosa questione della battaglia, politica e/o di tesseramento, tra associazioni venatorie. Terribile errore sarebbe quello di partire con progetti disgiunti perché, si sa, finirebbe con la solita competizione tra associazioni su chi arriva prima, chi fa meglio, chi deve prendersi i meriti…e la storia insegna che così facendo, perdono tutti!...in particolare i cacciatori! Solo una “miracolosa” illuminazione ch’infonda un minimo di responsabilità e di maturità in tutte le associazioni venatorie, potrebbe veramente far cambiare le cose. Compreso questo punto, le associazioni venatorie dovrebbero riservare una quota per ogni associato e delegare dei professionisti estranei all’associazionismo, il cui obiettivo sia quello di rendere visibilità al mondo della caccia e della ruralità, e non all’associazione di turno che li sponsorizza. Saluti.

da massimo zaratin 25/05/2009 17.38

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Modus vivendi, etica, rispetto di tutto ciò che circonda l'essere umano o animale che sia, è questo che le vecchie memorie venatorie mi hanno sempre trasmesso, le ho fatte mie e le ho adottate per i miei figli, ed ora come mai in questi tempi mene vanto! Trasmettere e divulgare invece deve essere l'impegno delle associazioni, degli atc, industrie, etc., ci vorrà del tempo ma insieme tanti sassolini costituiranno un gran peso sulle false moralità di tanti pseudo verdognoli!

da Francesko 25/05/2009 15.48

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Finalmente qualcuno che ha colto nel segno, una disquisizione ineccepibile, io più volte avevo cercato di portare il problema all'attenzione dei frequentatori di questo sito, con parole povere ma sottolineando sempre l'importanza della visibilità. Spero che un intervento più autorevole e dettagliato, come questo del sig. Incerpi, riceva la giusta considerazione, questo è un argomento che merita un'ampia discussione al fine di poter trovare i diversi modi per far conoscere le nostre ragioni. Usare la tecnica degli ambientalisti, degli attacchi clamorosi con slogan roboanti contro chi inquina con pesticidi e uccide più animali dei cacciatori, è sicuramente una buona tecnica per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica e guadagnare visibilità e credibilità.

da martino.f 25/05/2009 11.47

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

bravo incerpi hai centrato il problema. la mancanza di ruralita' nel cittadini urbanizzato, crea una sorta di "analfabetismo" ecologico ed etico, e spesso la mancanza di rapporti veri con il mondo animale, determina la diffusione di una sensibilita' etica distorta che mette l' uomo allo stesso livello del lombrico. L' animalismo e' proprio questo: il frutto perverso di una sensibilita' etica distorta, caratterizzato da ignoranza e odio contro il genere umano. Un giorno questa ideologia assurda e antiumana verra' vista epr quello che e' effettivamente: un crimine (culturale) contro l' umanita'.

da fabrizio 25/05/2009 11.22

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Visione lucidissima. Che sia il futuro e che non resti un sogno futuribile. Dobbiano tutti concorrere.

da Silvano B. 25/05/2009 10.28

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Grazie, Giuliano.

da Mauro De Biagi 25/05/2009 10.16

Re:LA COMUNICAZIONE NON E' COME TIRARE A UN TORDO

Parole sacrosante,credo tanto nell'importanza della comunicazione,da aver aperto un thread proprio sull'importanza della comunicazione,sul sito "il cacciatore.com" dal titolo una nuova munizione:"La Comunicazione" Solo se sapremo aprirci ad una corretta informazione,possiamo sperare di cambiare qualcosa. marcello.m

da marcello.m 25/05/2009 10.07