A differenza del resto d’Europa e del Mondo, in Italia i cittadini cacciatori continuano purtroppo a dover affrontare tribolazioni e vere e proprie vessazioni su tutto ciò che riguarda l’applicazione pratica delle principali regole relative all’esercizio venatorio che discendono dall’attuale quadro legislativo comunitario, nazionale e regionale.
Premesso che, comunque, tale quadro legislativo e regolamentare dovrebbe essere oggetto di una profonda rivisitazione a tutti i livelli istituzionali citati, nel nostro Paese i fatti dimostrano che per i cacciatori manca la certezza del diritto.
Abbiamo assistito, infatti, a palleggiamenti di responsabilità, ad approvazione di leggi regionali e poi alla loro inaudita abrogazione (come nel caso eclatante della Lombardia), ad approvazione in extremis di delibere regionali, alla loro consueta impugnazione, a ordinanze di sospensiva frettolosamente concesse da TAR, ad impugnative di leggi regionali da parte del Consiglio dei Ministri e poi spesso tutto rimesso in discussione da “contro-sentenze” dei vari Organi e livelli della Giustizia italiana (Corte di Giustizia, Consiglio di Stato, ecc.).
Tutto ciò ha riguardato in particolare la definizione della pianificazione faunistico-venatoria, dei calendari venatori regionali, delle norme amministrative o legislative relative all’applicazione del prelievo in deroga previsto dalla Direttiva Uccelli e alle catture dei richiami vivi.
In ogni occasione ci si ritrova al punto di partenza: strumentalizzazioni politiche e anticaccia, basate unicamente su forzature interpretative delle norme o su vero e proprio “terrorismo” finanziario praticato agitando lo spauracchio di multe comunitarie milionarie e responsabilità personali degli amministratori pubblici, ci riportano a vivere ogni volta gli stessi problemi: ricorsi, controricorsi, abrogazioni di leggi, sospensive.
E’ assolutamente necessario porre fine a questo stato di cose eliminando i problemi alla fonte, per quanto possibile, favorendo la determinazione incontrovertibile di quelle che potremmo definire delle “buone pratiche” tecniche, scientifiche e giuridiche su cui poi tutte le amministrazioni interessate dovranno basare i loro provvedimenti in modo che, una volta per sempre, sia chiaro a tutti ciò che è corretto, ciò che possiamo chiedere (anzi pretendere), ciò che è possibile, ciò che ci è dovuto, eliminando ogni margine di ambiguità e manovra che possa essere strumentalmente utilizzato dalla politica per giocare allo scaricabarile delle responsabilità e dagli anticaccia per metterci i bastoni tra le ruote.
Per fare questo è però più che mai indispensabile che tutte le rappresentanze associative dei cacciatori agiscano di concerto mettendo in campo le necessarie professionalità tecniche, scientifiche e giuridiche disponibili e poi aprendo un necessario confronto propositivo con le competenti Istituzioni che le dovranno adottare trasformandole in provvedimenti sostenibili e corrispondenti alle aspettative e ai diritti dei cacciatori italiani affinché la stagione venatoria 2012/2013 sia quella della svolta verso la verità e la certezza del diritto anche per i cacciatori italiani.