Ormai è perfettamente inutile negarlo: siamo davvero circondati da informazioni spesso nettamente contrastanti e, di conseguenza, vittime indifese di chi, alzatosi prima degli altri, ci dice il contrario esatto di quello che ci avevano detto appena il giorno prima. Mi spiego, ma solo con l’umile intento di cercare a mia volta spiegazioni e chiarimenti che, lo so già, saranno assai improbabili.
Poco più di un mese fa, in occasione della giornata mondiale della biodiversità, venne diffuso un rapporto, targato Legambiente e Biodiversity International che, fra le altre cose, ci tranquillizzava sulla condizione italiana, affermando che il nostro, con le sue 57.000 specie animali e 5.600 vegetali, è tra i paesi più ricchi di biodiversità.
Ebbene, nemmeno il tempo di compiacerci con noi stessi, gioendo comprensibilmente per questa inaspettata opulenza, che ci piove tra capo e collo una tegola assolutamente imprevista. Infatti, l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, meglio conosciuta con il suo acronimo IUCN (organizzazione non governativa internazionale con sede in Svizzera) ci informa drammaticamente che “Nonostante il dichiarato impegno dei diversi leader politici mondiali di invertire il processo di distruzione delle risorse naturali, la situazione pare non abbia ancora subito alcun margine di miglioramento e che l'obiettivo di arrestare la perdita della biodiversità entro il 2010 non sarà raggiunto”.
Di fronte a simili rapporti, che paiono nettamente antitetici, i poveri cittadini comuni del mondo intero (compresi ovviamente i cacciatori) non sanno più che pesci prendere; se gioire o disperarsi, accusando i rispettivi governi di insensibilità ambientale. Insomma, si sta ripetendo, ovviamente con le opportune distinzioni, ciò che accadde con l’energia nucleare. Da una parte, alcuni autorevoli Istituti scientifici, affiancati da certe Università, affermavano la sicurezza e l’economicità di tale fonte energetica; dall’altra, diversi Istituti e Università affermavano che si trattava di una scelta folle, satanica, suicida.
Nell’incertezza, fra un rapporto scientifico e l’altro, e con una buona dose di ideologia a rimescolare ancora di più le carte, si pensò bene di chiamare i cittadini a decidere attraverso un referendum che sicuramente sancì la vittoria democratica (ma anche un po’ emotiva) dei no ma, forse, anche una sonora sconfitta scientifica dei si. Staremo a vedere se anche sulla biodiversità, che pure dovrebbe essere materia di esclusivo appannaggio tecnico scientifico, la palla passerà ai comuni mortali, magari con un altro referendum pieno di digiuni e di scioperi della fame.